Ex Ilva, altra cassa integrazione: i lavoratori di Porto Marghera temono la chiusura

PORTO MARGHERA. La crisi senza fine delle acciaierie Arcelor Mittal (l’ex Ilva) di Taranti fa sentire i suoi effettui anche nel sito veneziano e i lavoratori, in cassa integrazione da due mesi, che ora temono la chiusura della banchina per il pessimo stato dei mezzi (locomotori e muletti) che servono per scaricare dalle navi lamiere e bobine che via camion arrivano alle industrie del Nordest.
I pochi operai presenti al lavoro stanno scaricando lamiere di acciaio dalla nave attraccata alla banchina in Prima Zona Industriale. Dopo di che raggiungeranno anche loro il resto degli 80 dipendenti in cassa integrazione dal giugno scorso.
Nell’ultimo incontro con la rappresentanza sindacale unitaria (Rsu) del sito di Porto Marghera, l’azienda ha comunicato un ulteriore prolungamento della cassa integrazione per altre sette settimane. Un proroga che non è piaciuta per niente ai rappresentanti sindacale dei lavoratori che hanno spedito una lettera a tutti i vertici aziendali, in cui denunciano: «la grave situazione sulla manutenzione e riparazione dei mezzi , sia ordinaria che straordinaria, elencando la lista dei mezzi fuori servizio e alcune criticità che potevano compromettere la continuazione delle normali attività lavorative dello stabilimento di Porto Marghera».
«Tale situazione è grave – scrivono ancora nella lettera – e se non si procede con alcuni interventi risolutori delle problematiche elencate sopra ,l’unica via è dirottare il materiale in altri porti e fermare lo stabilimento di Porto Marghera». «Nell’incontro del 23 luglio scorso sulla cassa integrazione – spiega il delegato della Rsu di Fim-Fiom-Uilm, Cristian Ballarin – avevamo già portato alla vostra attenzione la grave situazione sulla manutenzione e riparazione dei mezzi , sia ordinaria che straordinaria, elencando la lista dei mezzi fuori servizio e alcune criticità che potevano compromettere la continuazione delle normali attività lavorative dello stabilimento di Porto Marghera».
«Ora nella lettera inviata alla direzione – aggiunge il delegato – abbiamo ribadito che questa situazione per noi tutti è inaccettabile perché non dipende dai lavoratori ma bensì dalla gestione dello stabilimento, e ancora più grave perché portata alla loro attenzione un mese fa. Per i lavoratori è inaccettabile perché non dipende dai lavoratori ma bensì dalla gestione dello stabilimento veneziano, e ancora più grave perché portata all’attenzione un mese prima».
Secondo i sindacati nazionali Arcelor Mittal«vuole arrivare a fine anno con la proroga della cassa integrazione, ora Covid-19 in tutti i suoi stabilimenti, poi di nuovo ordinaria, per migliaia di lavoratori fino alla scadenza dei vincoli contrattuali, pagare una penale irrisoria di 500 milioni di euro e lasciare solamente le macerie». —
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