Eurotech e digitalizzazione scommessa vinta sul futuro

L’ad Siagri: «E ora la frontiera dell’innovazione sono i veicoli a guida autonoma»

Il tempo, con Eurotech, è stato galantuomo. E se il 2018 è stato l’anno in cui l’azienda di Amaro, specializzata nella realizzazione di embedded compute, tecnologie Iot, hardware e software per il controllo dei processi industriali, ha cominciato a monetizzare un decennio di investimenti, il 2019 appena chiuso vedrà numeri e un utile da record. Eloquenti i numeri dell’ultima trimestrale, aggiornata al 30 settembre, che parlano di un fatturato consolidato di 80 milioni, in crescita del 40% (+33% al netto dell’effetto cambi) rispetto ai primi nove mesi di un già brillante 2018, l’Ebitda a 16,2 milioni e un utile netto di 11,9.

«Il vento si è alzato, ma siamo solo all’inizio», scriveva nel marzo 2019 l’amministratore delegato Roberto Siagri, presentando agli azionisti il bilancio 2018, e a dieci mesi di distanza l’ottimismo si è ulteriormente consolidato, rafforzato anche da un 2019 da record anche in Borsa (dal picco storico di 9,74 euro raggiunto a novembre il titolo è sceso a 8,30 euro, comunque in crescita del 120% rispetto alle quotazioni di un anno fa). «Abbiamo investito tanto scommettendo sulla digitalizzazione dell’economia e su industria 4.0: Eurotech sta iniziando a raccogliere i frutti di quegli investimenti, che ha potuto affrontare grazie e alla costanza dei flussi di cassa generati dal nostro business tradizionale».

I numeri, finalmente, stanno cominciando a darvi ragione. Eppure erano in tanti, fino al 2017, a guardare con scetticismo ai vostri bilanci...

«Premesso che i bilanci bisogna saperli leggere, se investi quanto abbiamo investito noi, ci può stare che a breve non si facciano utili. Siamo un’azienda fortemente patrimonializzata e con buoni flussi di cassa, potevamo permetterci di investire e l’abbiamo fatto, convinti che la svolta digitale prima o poi sarebbe partita, anche se effettivamente è successo in ritardo rispetto alle nostre previsioni. Sapevamo che il futuro ci avrebbe premiato, un po’ come Amazon, che ha chiuso in perdita per molti anni, o la stessa Uber, che perde qualche miliardo l’anno senza che questo preoccupi i suoi azionisti».

A far volare i vostri fatturati, nel 2019, è stata soprattutto la vostra controllata americana, ma tutte le principali aree, comprese Italia e Germania, hanno concorso alla crescita. Ma l’economia non sta rallentando?

«È quando l’economia rallenta che le imprese lungimiranti investono. E quelli di oggi non sono semplici investimenti per rendere più efficiente la produzione, sono investimenti che ci portano verso un nuovo modello di industria e di economia: nuovi processi, nuovi prodotti, una nuova filosofia, basata non più sul possesso, ma sull’utilizzo e sul risultato dei beni. Potremmo definirla una “uberizzazione” del nostro modello di consumi, che credo sia l’unica strada non solo per aprire nuove prospettive di crescita economica e occupazionale, ma anche per un futuro sostenibile».

Molti non la vedono così ottimisticamente. La digitalizzazione dei processi produttivi e la robotica, ad esempio, rischiano di spazzare via molti posti di lavoro...

«La tecnologia e la digitalizzazione in un primo momento cancellano posti, perché rendono più efficienti i processi e i modelli produttivi esistenti, poi ne creano di nuovi, ed è dai nuovi modelli che nascono i posti di lavoro. Posti che non vengono creati delocalizzando per ridurre i costi, ma dove vengono offerti i servizi, che essendo servizi a elevato valore aggiunto ti consentono di remunerare di più anche chi lavora. Non solo: sono convinto che un’economia basata non più sul possesso ma sulla condivisione, sui servizi più che sul possesso, sia destinata anche a ridurre i conflitti e a democratizzare il pianeta».

Traducendo tutto questo in business, che ruolo ha Eurotech in questa rivoluzione?

«Abbiamo investito molto e continuato a investire su Iot (internet of things, ndr) e industrial internet, settori sui quali siamo tra i leader tecnologici, in vantaggio rispetto ai nostri concorrenti, e che possono già garantire ritorni a breve. E pur non essendo presenti nell’automotive, se non come fornitori di John Deere nel settore delle macchine agricole, siamo molto attenti all’evoluzione nel campo della guida autonoma, perché è la summa dove si condensano tutte le grandi trasformazioni digitali in atto: Iot, big data, edge computing, supercalcolo, intelligenza artificiale, robotica collaborativa. Non so quando l’auto o il camion senza pilota diverranno realtà, anche se io stimo che non ci vorrà più di 5-6 anni, ma è un settore dove si affrontano tutte le grandi sfide. È per questo che Eurotech ha deciso di esserci». —


 

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