Crac banche, l’ultimatum a Tria e la dialettica delle associazioni

PADOVA. Il tira e molla sulla firma dei decreti attuativi del Fondo di indennizzo ai risparmiatori truffati dalle banche ha assunto contorni imbarazzanti. Al punto che i due vicepremier, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che tanto si sono esposti sul tema, iniziano a mandare messaggi al Ministro del loro governo, Giovanni Tria, a mezzo stampa. «Un comportamento quantomeno irrituale - fa notare Pierantonio Zanettin di FI - mica sono all'opposizione, godono dei canali istituzionali per parlarsi di queste faccende».
E quindi viene naturale chiedersi, a questo punto, che cosa stia succedendo in via XX Settembre. Da quando si è saputo dell’inizio dell’interlocuzione con l’Europa sulla struttura risarcitoria del decreto (scritto a quattro mani con le associazioni dei risparmiatori) i dirigenti del Ministero Tria (che va sottolineato hanno responsabilità contabile su un testo in odore di aiuto di stato) l’atteso sigillo sui testi non l’hanno ancora messo. Probabilmente mancano dei pezzi del puzzle, ma emerge un certo disagio tra i membri del Governo se per interloquire usano i giornalisti. O le email.
Andiamo con ordine. Domenica sera Matteo Salvini insieme al Governatore Luca Zaia hanno nuovamente incontrato le associazioni dei risparmiatori. Ieri il vicepremier in quota Lega ha detto: «Con tutto il garbo e l’educazione possibile, mi aspetto entro questa settimana i decreti del Mef o altrimenti li andiamo a scrivere noi». Insomma un aut aut che sarà stato detto con educazione, ma sempre un ultimatum è. I rapporti con il ministro Tria precisa il leader del Viminale sono «eccezionali. Se poi mi firma i decreti attuativi per i rimborsi ai risparmiatori truffati lo porto via per il week end. Però, o li firma entro questa settimana, e lo dico nel modo più costruttivo possibile, oppure» aggiungendo «se mi dice aspettiamo una risposta dall’Europa» la risposta è: «ne facciano a meno di questa risposta». Ricordando l’incontro di domenica con gli ex soci delle venete a Treviso Salvini ha poi aggiunto: «c’è tanta gente che si arrabbia e che ha fame e che ha fretta -quindi non credo si possa aspettare mezz’ora di più».
A stretto giro è arrivata la risposta del sottosegretario al Mef Alessio Villarosa, dei 5Stelle, che la settimana scorsa, dopo la sentenza della Corte Ue su Tercas, aveva inviato una email per sollecitare a sua volta il Ministro Tria. «Salvini stia tranquillo, dalla sentenza della scorsa settimana della Corte Ue sul Fitd e il caso Tercas, abbiamo velocizzato la scrittura dei decreti attuativi e sono certo che il ministro Tria firmerà» nei prossimi giorni. Villarosa sottolinea come non ci saranno problemi di interpretazione con la Ue con la quale l'interlocuzione è finita e che nel provvedimento vengono «nominate le 4 banche» finite in risoluzione.
Tutto a posto quindi. Adesso arriverà la firma, pare di capire. Se non fosse che sono due mesi che il refrain “i decreti li firmiamo questa settimana” risuona everywhere.
«Abbiamo sentito anche Luigi Di Maio - afferma Luigi Ugone di Noi che Credevamo nella Bpvi - ed anche lui ha dimostrato disappunto per questi ritardi. Abbiamo ribadito la volontà di incontrare il Premier Conte e la Commissaria Vestager per portare le nostre rimostranze». Qui si sta giocando con il fuoco, avverte Ugone. «Qui c’è una bomba sociale che sta per esplodere – afferma – io parlo dei mei associati, ci segnalano situazioni al limite, anche perché c’è chi si è indebitato per comprare titoli che non valgono più nulla. Io vorrei capire perché i dirigenti del Ministero e lo stesso Tria cui abbiamo chiesto un incontro diverse volte hanno messo nero su bianco quei testi se secondo loro non si possono firmare?». E questa è una gran bella domanda.
Anche se non tutte le associazioni la pensano come Ugone. «Le associazioni dei consumatori facenti parte della cabina di regia coordinata dal professor Bettiol tra cui Adusbef, Codacons, Movimento risparmiatori traditi Ezzelino da Onara e molte altre – spiega Fulvio Cavallari di Adusbef - non vedono tra i loro rappresentanti le associazioni Noi che credevamo e Coordinamento Don Torta. Precisiamo che le predette associazioni avevano formulato su richiesta del sottosegretario Villarosa ben altre proposte per indennizzare i risparmiatori traditi dagli istituti di credito e che poi dette proposte sono state stravolte al Senato non su loro iniziativa o richiesta. Per cui le attuali difficoltà con l’Unione Europea che vedono il tragico stop della 145 non possono ricondursi in alcun modo alle associazioni facenti parte della cabina di regia. Auspichiamo quindi in immediata ripresa del dialogo con parlamento e governo per trovare una soluzione che dia una risposta in tempi rapidi alle legittime istanze dei risparmiatori».
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