Cozze malate, i pescatori del Polesine danno l’allarme: «Produzione in calo del 40%»
I pregiati bivalvi del Delta soffrono della decomposizione di sostanza organica da parte dei batteri che consumano tutto l’ossigeno che sta provocando una preoccupante moria nell’area della Sacca che produce circa 30 mila quintali di cozze di cui 1.300 Dop. All’origine del problema il mancato ricircolo dell’acqua e gli interventi di vivificazione mai completati.

ROVIGO. «La moria è dovuta agli interventi di vivificazione della Sacca che si sarebbero dovuti fare, che sono stati programmati, che sono anche partiti, per poi essere fermati e dei quali ancora non vediamo la fine». La denuncia è di Luigino Marchesini, presidente della OP (Organizzazione Produttori) Consorzio Cooperative Pescatori del Polesine.
L’allarme per la risalita del cuneo salino e le difficoltà dovute alla siccità era già stato lanciato circa un mese fa, come anche quello dell’arrivo “dell’acqua bianca”. Per questo ora si parla di “una morte annunciata”. Va detto che stiamo parlando di un’area unica, una eccellenza, che esprime anche la sola cozza DOP italiana, quella prodotta appunto nella rodigina Sacca degli Scardovari.
La novità che sembra far cadere definitamente la tagliola sui pregiati bivalvi del Delta, si chiama “anossia”. Il fenomeno, noto anche come “acqua bianca”, avviene a seguito della decomposizione di sostanza organica da parte dei batteri che consumano tutto l’ossigeno. «Così le cozze non ce la fanno più ed hanno cominciato a morire» insiste Marchesini.

Ricordiamo che la Sacca degli Scardovari ha una superficie di circa 3.200 ettari ed una profondità media tra 1,5 e i due metri e produce attorno ai 30.000 quintali di cozze, 1300 quelle DOP. E, in termini occupazionali, è la più grande azienda dell’intera provincia di Rovigo. Infatti la OP ha un giro d’affari tra i 50 e i 60 milioni di euro all’anno.
«Una morte annunciata» ribadiscono i produttori locali, viste le condizioni delle nostre lagune nelle quali manca quasi totalmente il ricircolo dell’acqua a causa dei canali interrati, di conseguenza la loro ossigenazione. A questo va aggiunto il proliferare delle macro-alghe, il caldo anomalo delle ultime settimane, la carenza di piogge e l’aumento della salinità; così il mix diventa esplosivo per le cozze.
La conta dei danni è appena iniziata. Ma al calo della produzione che va dal 30 al 40%, ora si aggiunge anche questa ulteriore perdita. “Eppure sarebbero bastati quegli scavi per darci un po’ di respiro”, rivendicano.
Al proposito, Marchesini segnala che «abbiamo inviato una lettera alla Regione ed alle Associazioni di categoria per segnalare cosa sta accadendo. Avevamo più volte denunciato come la circolazione ed il ricambio idrico fosse insufficiente in laguna a causa degli inadeguati interventi idraulici svolti in questi ultimi anni. Una situazione che non riguarda solo la Sacca. Tra l’altro in questo modo si sta mettendo a rischio anche la produzione di cozza del 2023 perché, se non partiranno quei lavori promessi in Commissione lagune per metà agosto-primi di settembre, qua si rischia di perdere davvero tutto».

Per parte sua Paolo Mancin, presidente della Cooperativa Pescatori Delta Padano e del Consorzio Tutela Cozza Dop di Scardovari è esplicito: «Siamo stanchi di promesse, di risposte vaghe a mezzo stampa da parte degli esponenti della Regione. Il dato di fatto è che qui una decina di pescatori hanno perso totalmente il loro prodotto, chi risponderà di questo? Abbiamo marchi riconosciuti in tutto il mondo, abbiamo investito in piani di promozione, quest’anno non siamo riusciti a soddisfare la richiesta del mercato di Cozza Dop facendo una figuraccia, perché? Perché senza la vivificazione abbiamo avuto un calo impressionante di produzione ed ora è intervenuta anche questa moria».
Il carico lo mette Gianbruno Colacicco, presidente della Cooperativa Pescatori Po. «Si tratta di un’annosa questione che riguarda le aree date in concessione al Consorzio che per mera burocrazia vede i lavori procedere a stralci, quando vi sarebbe la necessità concreta di agire in maniera continuativa. Serve il ripristino dei canali sublagunari, gli scavi delle bocche. Non si può e non si deve più procedere secondo il criterio della "somma urgenza”: serve una programmazione, i progetti ci sono, discutiamone e risolviamo questa situazione che ci sta mettendo in ginocchio».
«La nostra Azienda – continua Colacicco - non si è mai tirata indietro da un’eventuale partecipazione con risorse economiche proprie. Lo abbiamo fatto in passato e siamo tutt’ora disponibili, auspichiamo sia convocato quanto prima un Tavolo concertativo con tutte le parti interessate per trovare la formula che permetta di accorciare i tempi di realizzazione».
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