Coopca, continua la battaglia dei soci. "Rimborsi più alti"

UDINE «Ora decidiamo noi». All’indomani dell’assemblea che ha stabilito lo scioglimento della cooperativa, i soci di CoopCa sono «soddisfatti», sebbene siano anche consapevoli che la loro è una vittoria di Pirro, visto che hanno perso i loro risparmi.
«Formalmente per la prima volta dalla fondazione i soci hanno deciso autonomamente le sorti della cooperativa», sottolinea Giuseppe Fabbro, portavoce del Comitato per la tutela dei risparmiatori. «A livello di soddisfazione dei soci è qualcosa di impagabile - prosegue Fabbro - perché fino a ora siamo sempre stati messi all’angolo e abbiamo dovuto guardare quello che veniva fatto da persone non nominate da noi». Ma è amaramente ironico che questa vittoria arrivi proprio in corrispondenza dello scioglimento della società. Il traguardo centrato dall’assemblea ha i nomi dei due nuovi liquidatori indicati dopo le dimissioni di Giovanni Sgura, Paolo Rizza e Roberto Pittoni (chieste dai soci).
Si tratta dei commercialisti pordenonesi Luigino Battiston e Giovanni Toffoli. Indicati dal Comitato perché «si sono interessati alla situazione di CoopCa. Abbiamo parlato trovandoci subito in sintonia - ricorda Fabbro -. Inizieranno a lavorare dopo la registrazione del verbale dell’assemblea, vale a dire tra circa un paio di settimane». Una nomina che secondo i librettisti è in ritardo di almeno un anno. Perché già nell’assemblea del 2015 i soci avevano nominato i propri amministratori, «ma quella nomina è sfuggita a molti - sottolinea Fabbro -. Adesso finalmente potremo controllare a fondo una gestione che per molti versi non è stata chiara». Il riferimento è anche alle spese di bilancio 2015. «Se la nostra volontà fosse stata rispettata un anno fa, avremmo potuto fare di più - prosegue Fabbro -. Oggi rimane la possibilità di controllare quello che è stato fatto fino adesso, che non è poco. Vedremo se ci sono state irregolarità, fino adesso questo non lo abbiamo potuto verificare poiché abbiamo chiesto spiegazioni, ma non sempre ci sono state fornite ragioni valide. Per esempio sul capitale transitato da CoopCa in ImmobilCoopCa, fondi utilizzati per pagare i dipendenti che sarebbero potuti essere spesi diversamente». L’addio a CoopCa è avvenuto per volontà dei soci e non a causa della perdita del capitale sociale. «Questa era una strada che avremmo dovuto intraprendere il 19 novembre del 2014, quando la società si è svegliata con 4,5 milioni di perdite, ovvero il capitale sociale era già squagliato - sono ancora le parole di Fabbro -. Ma non potevamo dichiarare lo scioglimento per perdita del capitale sociale perché sarebbe stato un modo per riconoscere i bilanci 2014 e 2015 che invece abbiamo sempre bocciato».
Adesso il futuro è bifronte: da un lato i soci tenteranno tutte le strade per il recupero del proprio capitale, dall’altro resteranno in attesa di riscontri dalle aule di Giustizia. «L’azione del Comitato continua per valutare le azioni da mettere in campo per recuperare almeno il 50 per cento dei libretti dopo la donazione di Coop Allenaza 3.0 - spiega Fabbro -. Perché i soci non troveranno soddisfazione nel concordato. In questa fase la liquidatrice giudiziale Paola Cella pagherà i creditori privilegiati, ma per centrare il loro pieno soddisfacimento mancano ancora due milioni all’appello». Con l’obiettivo di ottenere il ristoro di tutti i fondi affidati a CoopCa, il Comitato guarda a Trieste. «Vogliamo recuperare il più possibile del 50 per cento residuale rispetto alla donazione - conclude Fabbro -, stiamo valutando se seguire il percorso di Trieste. Siamo in contatto con i soci delle Cooperative Operaie che hanno presentato la richiesta di risarcimento danni alla Regione per omesso controllo».
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