Consoli, le reazioni all'arresto: "Diversi trattamenti tra Vicenza e Montebelluna"

PADOVA. «Abbiamo fiducia nella magistratura. Spero, nell'interesse dei risparmiatori, degli stessi indagati e delle comunità coinvolte, che si faccia definitiva chiarezza su quanto accaduto» dice a caldo il presidente del Veneto Luca Zaia, a pochi minuti dall'arrivo della notizia, il 2 agosto alle 9.30, dell'arresto dell'ex amministratore delegato Vincenzo Consoli. La notizia dirompe per il tempismo (lungo) per la disparità di trattamento (nei confronti di Vicenza) ma anche per le conseguenze, alcune positive come la rottura con il passato. Ma una domanda rimbalza tra i commentatori, politici e associazioni di risparmiatori, il prossimo sarà Gianni Zonin?
«Ho appreso la notizia dell'arresto dell'ex amministratore delegato di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, e sono meravigliato per la tempistica» risponde Giovanni Schiavon, vice presidente dell'istituto di Montebelluna (Treviso) e fondatore dell'Associazione degli azionisti di Veneto Banca, nonché ex presidente del Tribunale di Treviso. «Arrestare una persona in via preventiva è sempre grave - aggiunge Schiavon - ma farlo dopo un anno, quando evidentemente non c'è più pericolo di fuga, di inquinamento delle prove o di reiterazione del reato, è qualcosa che non capisco». Per Schiavon, inoltre, il secondo aspetto macroscopico è che «mentre per Veneto Banca procede la Procura della Repubblica di Roma e scattano gli arresti, per la Banca Popolare di Vicenza la competenza è rimasta a Vicenza e, nonostante la maggiore gravità del quadro di quella banca, verso gli ex amministratori non succede nulla del genere». «Giovanni Zonin, ex presidente, si è disfatto nel frattempo di tutti i suoi beni - conclude - e questo di per sè mi pare una coda di paglia non indifferente».
Per Loris Tosi, tra i fondatori dell'associazione dei grandi azionisti «Per Veneto Banca», l'arresto dell'ex ad dell'istituto, Vincenzo Consoli, e l'inchiesta a carico di altri 14 indagati «non cambierà nulla nel percorso con il quale si tenta un processo di risanamento dell'istituto. Ora la cosa importante - spiega - è che la Banca torni punto di riferimento per gli operatori del Nordest».
«Azioni come queste ridanno fiducia al sistema: un plauso al lavoro della Magistratura che prosegua a pieno ritmo per garantire la giustizia e la sicurezza dei cittadini» aggiunge il presidente della Commissione d'inchiesta sul sistema bancario veneto in Consiglio Regionale Maurizio Conte. «Chi è colpevole deve pagare e i beni vanno sequestrati - rileva il tosiano - l'operazione della Guardia di Finanza riguarda il biennio 2013-2015 e appare grave il quadro indiziario emerso dall'indagine della Procura di Roma e della Guardia di Finanza, dove emergono prestiti baciati e parcheggi di titoli che avrebbero determinato 'l'annacquamentò del patrimonio di vigilanza della banca. Veneto Banca ha continuato ad indicare un valore del patrimonio sovrastimato rispetto a quello effettivo, mascherandone la reale consistenza».
La notizia dell'intervento della magistratura nei confronti degli ex amministratori di Veneto Banca, con l'ordinanza di custodia cautelare nei confronti dell'ex amministratore delegato, Vincenzo Consoli, «è motivo non di consolazione ma di speranza» per le «migliaia di persone che stanno piangendo» commenta don Enrico Torta, coordinatore di varie associazioni di risparmiatori e piccoli azionisti che hanno perso gran parte delle loro sostanze a causa delle perdite di valore dei titoli di Veneto Banca e della Banca Popolare di Vicenza.
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