Comec, macchine aperte al mondo

È nata all’inizio degli anni Settanta, nel cuore del Triangolo della sedia e per il Triangolo della sedia, realizzando macchine per le piccole imprese del distretto. Ma in oltre mezzo secolo di attività Comec ha saputo progressivamente cambiare pelle, «tanto che oggi – spiega da San Giovanni al Natisone il fondatore Lucio Bergamasco, tuttora saldamente al timone – le forniture per le imprese locali pesano soltanto per il 5% sul nostro fatturato».
Ammiraglia di un gruppo che conta tre imprese (ci sono anche la Dlm, sempre di San Giovanni, e la Camam a Manzano) e quattro divisioni, Comec dà lavoro a 100 dipendenti e conta su una rete commerciale che copre tutti i paesi più industrializzati del pianeta. Tra i suoi clienti colossi come Ikea ma anche tante piccole e medie imprese. «La nostra forza – dichiara ancora Bergamasco – è dare soluzioni: le nostre macchine standard, infatti, vengono sempre personalizzate e sono il frutto di un ciclo produttivo tutto interno a Comec. Progettazione, lavorazioni meccaniche, montaggi, sviluppo della parte software, il collaudo, la messa in funzione e l’assistenza sono interamente seguite da noi. A fare la differenza è la capacità di garantire soluzioni tecnologicamente avanzate e su misura, in un mercato che richiede sempre più spesso macchine intelligenti, controllate dall’uomo, questo sì, ma completamente automatizzate sia nella fase di input che in quella di output. Le nostre macchine e le nostre linee si possono gestire anche da remoto, si autoposizionano e si autoregolano leggendo codici a barre: industria 4.0 per noi non è una strada obbligata, ma una filosofia che ci caratterizza da molto tempo».
Innovativa e votata al mercato globale, Comec conserva però un forte legame con il territorio. «Fondamentali – rimarca il fondatore e presidente – sono soprattutto i rapporti con gli istituti tecnici del territorio. Siamo molto collaborativi con le scuole ed è un rapporto proficuo su entrambi i fronti, sia in termini di opportunità di alternanza scuola-lavoro che di formazione delle nostre future maestranze. Se tanti giovani continuano a lasciare il nostro Paese e la nostra regione, credo che sia anche per la carenza di opportunità stimolanti e gratificanti dal punto di vista occupazionale e professionale. Opportunità che noi cerchiamo di offrire, nella convinzione che il gioco di squadra, la responsabilizzazione dei lavoratori e il fattore umano siano sempre un punto di forza».
Quanto ai numeri, l’anno boom è stato il 2021, chiuso con un fatturato di 21 milioni e una crescita del 30% sul 2020. Il 2022 ha visto una frenata del 10-15%, ma non nella marginalità e negli investimenti: «La guerra e le incertezze di scenario – spiega Bergamasco – si fanno sentire, ma Comec può contare su un mercato molto diversificato, che ci garantisce un flusso importante di ricavi e ci ha consentito di completare l’investimento sul nuovo centro montaggi, in un capannone dedicato di 2mila metri quadri, e ci vedrà presto ultimare la nuova ala uffici, che sarà pronta entro l’anno».
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