Civibank è Spa e benefit, sì alla doppia trasformazione. Che però non piace a tutti

Approvazione col 94 per cento dei voti in assemblea. L'ex presidente della popolare, Pelizzo: "Amareggiato, chiudo tutti i rapporti". Tilatti: "Speriamo non sia un colpo di spugna sulla storia"

UDINE. Alla sua terza trasformazione in 135 anni di storia Civibank ottiene un “sì” quasi plebiscitario, il 94% dei votanti, a un’assemblea molto diversa da quelle tradizionali, causa Covid, che ha ottenuto anche un’ottima partecipazione: 2.351 votanti, un numero molto più alto rispetto alle assemblee in presenza.

Tutti elementi che strappano alla presidente dell’istituto di credito, Michela Del Piero, un commento entusiasta: «Sono davvero molto contenta del risultato - dichiara infatti - Non c’era nulla di scontato in questa consultazione dei soci di Civibank perché quello che abbiamo proposto è un passaggio epocale: da banca popolare a società per azioni. Il risultato della votazione fa capire che il messaggio che abbiamo voluto trasmettere è stato colto, ovvero che la trasformazione in Spa era un passo necessario per poter mantenere in vita quei valori di indipendenza e autonomia che risiedono nel Dna della storica Banca Cooperativa di Cividale, obiettivo possibile solo se riusciremo a continuare ad essere presenti, e competitivi, sul mercato».

Michela Del Piero, presidente di Civibank
Michela Del Piero, presidente di Civibank

Società benefit

L’altro passaggio, altrettanto importante, «è la scelta di essere società benefit, e siamo la prima tra le banche commerciali del Paese, ad aver voluto compiere questo passo - ancora Del Piero - anche questo legato ai nostri valori che si rivolgono alle persone, alle famiglie, al territorio, ai collaboratori». Ora Civibank pianifica le mosse successive, già delineate nel piano strategico dell’istituto, che prevedono un ampliamento del raggio d’azione in Veneto, in Trentino e in Emilia. Ma soprattutto, un percorso con obiettivi ambiziosi sul fronte dell’attività, prevedendo un’ulteriore crescita dell’utile di esercizio, che nel bilancio 2020 ha già raggiunto i 6,8 milioni, a 14 milioni di euro nel 2023. «Lavoreremo ancora più duramente per ricambiare la fiducia dei soci - è la promessa della presidente - prendendoci un impegno sia dal punto di vista della redditività e della marginalità dell’istituto, sia nel supporto ai nostri clienti, imprese e famiglie che potremo servire in maniera ancora più strutturata e vicina e con grande attenzione alla dimensione sociale, di governance ed ambientale della nostra azione».

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Pubblicato da CiviBank su Mercoledì 7 aprile 2021

Gli appuntamenti con gli azionisti non sono però finiti. Il 14 aprile Civibank richiamerà i soci per l’approvazione dei documenti contabili del 2020, e quindi bilancio e relazioni degli amministratori, con lo stesso meccanismo del rappresentante designato, che prevede che i possessori di azioni della banca si rechino in una filiale e lì procedano ad affidare la propria indicazione di voto che sarà poi comunicata in assemblea.

Il bilancio

Il bilancio della banca chiude in utile, come detto, per 6,8 milioni di euro, con un incremento di +148% rispetto ai 2,7 milioni di euro di fine 2019); il patrimonio netto ha raggiunto i 291 milioni di euro (+2,2%); i crediti alla clientela sono pari a 2,97 miliardi (+5,1%), con 661 milioni di euro di nuovi finanziamenti erogati nell’anno a famiglie e imprese del territorio (+8,4% rispetto al 2019). Nell’anno del Covid sono state portate a termine 5.350 operazioni di finanziamento con moratoria, per un valore di oltre 723 milioni di euro. Infine all’ordine del giorno anche il rinnovo, parziale, del Cda: è in scadenza infatti Andrea Stedile, vicepresidente dell’istituto e presidente del Comitato esecutivo, proposto per la rielezione.

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La roadmap del direttore

«Ora non resta che attendere i tempi tecnici e procedere con l’aumento di capitale». È il direttore di Civibank, Mario Crosta, a dettagliare la roadmap della nuova Spa, «una trasformazione necessaria per permettere alla banca di potersi rivolgere al mercato dei capitali in modo più libero e profittevole».

Un’operazione ricercata ma non imposta. «Esattamente, i dati di bilancio evidenziano un istituto in salute che non ha necessità di effettuare operazioni di ricapitalizzazione, ma che cerca capitali freschi per sostenere il piano di sviluppo e perseguire gli obiettivi che si è dato nel piano strategico». Valore dell’operazione? «La delega dell’assemblea al Cda è per un’operazione che raggiunga al massimo i 65 milioni, noi puntiamo ad arrivare a 50».

Il direttore Mario Crosta
Il direttore Mario Crosta

L’identikit dei nuovi soci? «Pensiamo a soci istituzionali, compagnie di assicurazioni e soprattutto imprenditori del territorio. Questo perché Civibank intende restare una banca autonoma e indipendente, di cui peraltro il territorio sente la necessità. Riteniamo che il sistema bancario abbia bisogno di biodiversità, e quindi di grandi, medie e piccole banche, rispecchiando in questo modo il sistema economico del nostro Paese». E se le dico Finint? È un possibile socio? «Finint è un operatore di mercato qualificato a cui la banca si è rivolta per il ruolo di advisor. Non è previsto, né la normativa lo consente, che un advisor possa essere anche azionista». Altri obiettivi? «Il consolidamento in Friuli, l’allargamento a Trieste e quindi al Veneto, all’Emilia Romagna e in Trentino».

L'amarezza dell'ex presidente Pelizzo: «Non è più la mia banca»

All’assemblea non ha voluto partecipare l’ex presidente della Banca Popolare di Cividale, Lorenzo Pelizzo. «Sono talmente amareggiato da tutta questa vicenda che ho preferito evitare di parteciparvi, anche se non smetto di considerare la banca come una mia creatura».

Sarà per questo ancor più difficile dirle addio. Perché è questo che Pelizzo medita: «Ho intenzione di interrompere per il futuro ogni rapporto con la Banca» ha fatto sapere ieri, raggiunto al telefono, poco dopo che il voto assembleare aveva decretato la trasformazione dell’istituto in Spa e in società benefit. «Ciononostante - continua - credo che la banca, com’è stato nei suoi oltre 100 anni di attività, debba continuare a essere punto di riferimento per il Friuli che è cresciuto negli anni anche grazie al sostegno di questa e di altre istituzioni locali delle quali avrà ancora bisogno dopo la pandemia. Mi auguro quindi che la trasformazione in Spa consenta alla banca di continuare a svolgere quel ruolo di supporto e di riferimento e per il territorio che ha sempre avuto».

L'ex presidente della popolare, Lorenzo Pelizzo
L'ex presidente della popolare, Lorenzo Pelizzo

È lungi dall’averne certezza Pelizzo, che nei suoi lunghi anni di presidenza alle reiterate richieste di un passaggio da banca popolare a società di capitali, non ha mai ceduto, convinto viceversa «che una banca delle nostre dimensioni e della nostra localizzazione dovrebbe restare popolare, che debba essere gestita da una pluralità di soggetti e non da pochi. Ma i tempi cambiano e può anche essere che oggi la Spa sia più idonea ad affrontare il futuro. L’importante - aggiunge - è che la si sappia gestire e qui mi permetto di avere qualche dubbio, considerata la gestione di questi ultimi anni».

Non nasconde la sua amarezza l’ex presidente, per il ruolo marginale al quale la Spa relegherà i soci, «si sa che in una società per azioni le decisioni le prende chi pesa di più», ma spera che questi possano almeno avere qualche soddisfazione sul fronte delle azioni, ancor oggi difficili da piazzare. «È la speranza di tanti e dipenderà da chi gestirà la banca» conclude non prima di togliersi uno dei tanti sassolini che ha ancora nella scarpa.

«Sul mio operato sono state dette tante, troppe cose inesatte. Ho letto che avrei lasciato l’istituto con un consistente importo di crediti deteriorati, mentre la percentuale era, diversamente, di molto inferiore a quella del sistema all’epoca, senza dimenticare che poco dopo la banca ha potuto beneficiare di una plusvalenza di circa 150 milioni, frutto di un investimento voluto dal cda da me presieduto. Io, alla mia banca, non ho mai chiesto un euro per interessi personali. Ho la coscienza pulita».

I dubbi e la nostalgia di Tilatti

Nonostante abbia trascorso appena un anno alla guida della banca di Cividale, anche Graziano Tilatti, impresario di Remanzacco nonché presidente di Confartigianato Fvg, guarda alla trasformazione in Spa con qualche dubbio ma soprattutto con la nostalgia di chi ha in mente il territorio, i valori dei quali Civibank è stata ed è espressione e soprattutto «ciò che l’istituto ha rappresentato per la mia famiglia e per le tante famiglie del territorio». Un punto di riferimento, una colonna. «Oggi mi auguro che la trasformazione della banca in società per azioni non dia un colpo di spugna a questo grande passato, ma anzi contribuisca a rafforzarlo, sia propedeutica a far diventare l’istituto cividalese una banca del Nordest. Del resto, con il passare del tempo, un ripensamento era ormai opportuno alla luce delle tante evoluzioni intervenute tanto nella società quanto nel mondo bancario. In particolare, la dimensione regionale era ormai troppo stretta per garantire alla banca un grado di efficienza e di sviluppo sostenibili e all’altezza con i tempi».

Graziano Tilatti
Graziano Tilatti

Nonostante le premesse, Tilatti guarda alla trasformazione in Spa con qualche dubbio. «Altri disegni potevano essere perseguiti - afferma l’impresario -, penso a quanto fatto dalla banca di Bolzano, che si è sì trasformata in spa, ma è controllata da una community, alias cooperativa, con il coinvolgimento di una pluralità di partner operativi e istituzionali. Di fatto è questo il progetto che avevo accarezzato durante la mia breve permanenza alla guida della banca, un periodo breve e ormai lontano. Per me è stata un’esperienza esaltante, che mi ha insegnato molto e alla quale credo di aver dato molto. Ho un solo rammarico: non esser riuscito a completarne il disegno di riforma, che come detto prevedeva la trasformazione in spa, controllata da una cooperativa, e il contestuale ampliamento dei confini operativi sia territoriali che organizzativi in sinergia con diversi partner vale a dire le piccole banche popolari ancora in attività nel territorio del nord Italia».

Mancata la rielezione alla presidenza, dal 2015 Tilatti non si occupa più delle vicende dell’istituto, cui tuttavia resta legato, «tanto che forse - ammette lui stesso - l’analisi che posso fare oggi è fortemente influenzata dai sentimenti che nutro verso un modello di banca che non c’è più. Auspico che ogni scelta sia compiuta nell’interesse dei soci e del territorio. Con il fallimento delle popolari venete, gli spazi da riempire ci sono. Speriamo Civibank sappia coglierli, anche se non più in forma di popolare, senza smarrire i suoi valori e la sua identità e che riesca a dar soddisfazione ai soci».

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