Bpvi verso un'altra ricapitalizzazione

PADOVA Si profila un nuovo aumento di capitale dell’ordine di circa 500 milioni per Bpvi. La necessità di una nuova iniezione di risorse si verificherà alla vendita del pacchetto, già annunciato, di 1,9 miliardi di sofferenze nette, oltre 4,6 miliardi di valore lordo: 22.362 posizioni e il 75% sono imprese.
Fonti vicine al dossier confermano che lo scenario è già ampiamente stato previsto e valutato dal fondo Atlante che, dopo aver sborsato 2,5 miliardi per la capitalizzazione delle popolari venete – 1,5 miliardi in Bpvi e un miliardo in Veneto Banca – ha mantenuto volontariamente nella scatola Atlante 1,7 miliardi. Ciò è avvenuto su richiesta della Bce, che ha ritenuto necessaria la riserva, ma anche su volontà dello stesso fondo controllato da Quaestio per i futuri aumenti previsti in fase di cessione dei deteriorati.
Il perché ciò avverrà è scritto nei numeri, anticipato dalle ricerche e ha un caso esemplare cui poter far riferimento.
Si tratta della grande malata del sistema bancario italiano: Mps, oggi orfana, causa dimissioni, dell'ad Fabrizio Viola. La Bce ha imposto la cessione di oltre 10 miliardi di sofferenze nette (27 miliardi il prezzo lordo) e ciò determinerà la necessità di un aumento di capitale fino a 5 miliardi, la metà del valore netto dei crediti marci in vendita. Le sofferenze sono un fardello e anche un ostacolo ai nuovi finanziamenti; per questo è in avvio in Italia il più grande business d'Europa nel mercato dei crediti deteriorati, visti i volumi presenti nei nostri istituti. La via lanciata da Mps, che potrebbe essere seguita anche delle venete, è quella della cartolarizzazione. Ma è evidente, in questo meccanismo, che lo snodo fondamentale sarà il prezzo di cessione delle sofferenze.
In Italia esse sono iscritte a bilancio in media al 43,5% del loro valore nominale: per ogni 100 euro di prestiti morosi, le banche mettono da parte 56,5 euro per coprire la possibilità che quel credito non rientri più. Oggi la copertura Bpvi per le sofferenze è stata alzata al 61%. Ma nel momento in cui andrà a cedere quei 1,9 miliardi netti, gli investitori chiederanno ulteriori sconti. Tanto più saranno alti questi sconti, tanto maggiori saranno le perdite, quindi la necessità di coprirle con nuovi denari. Vale per Mps, vale per Bpvi e anche per Veneto Banca, il cui indice di copertura, a marzo 2016, risultava del 52,8%. Veneto Banca ha un'esposizione lorda di 3,6 miliardi per 1,7 di sofferenze nette. Per Bpvi, secondo l'orientamento del mercato, il prezzo dei pacchetti sarà in media tra il 20 e il 30% del valore nominale.
Assumendo un valore intermedio intorno al 25% e applicandolo al valore lordo delle sofferenze: significa che di quasi 5 miliardi, il mercato è disposto a pagare 1,3 miliardi circa. L'operazione di cessione delle sofferenze determinerà pertanto una perdita di 500-600 milioni, che andrà a ridurre il capitale della banca. Oggi il capitale primario Bpvi (dato prospetto informativo) è di 1,6 miliardi circa a cui si deve aggiungere l'iniezione del fondo Atlante per un totale di 3,1 miliardi. Questo assicura un Cet 1 al 10,75% che è appena sopra la soglia richiesta da Bce del 10,25%.
Gli esperti stimano che la perdita derivante dalla cessione delle sofferenze determinerà una riduzione di circa il 16% del requisito patrimoniale (pari a 1 punto e 8 di Cet1). Il risultato finale è che quest'ultimo scenderà sotto il 9%: un valore insoddisfacente per la Bce. Da qui la necessità del nuovo aumento di capitale.
@eleonoravallin
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