Benedetti: «Danieli in Borsa meno cedole, più industria»

Il presidente sul proprio titolo: «Piace ai cassettisti, che dimenticano di averlo»


«La Borsa è una buona cosa, chiama a gestire le aziende in modo più professionale e trasparente. Noi siamo stimati in particolare dai cassettisti, quelli che prendono un’azione e poi la dimenticano. E questo perché abbiamo un difetto, così almeno ci dicono gli analisti: siamo abbastanza parchi nel distribuire dividendi». Parola del presidente del gruppo Danieli, Gianpietro Benedetti, che della quotazione a Piazza Affari sul mercato Mta parla da uomo dell’economia reale, guardando alla finanza con prudenza.

«Da ormai 20 anni Danieli destina alla remunerazione degli azionisti dal 10 al 15 per cento dell’utile, il resto lo reinvestiamo in azienda» aggiunge spiegando che questa filosofia si traduce in valore reale dell’azienda, multinazionale leader a livello mondiale nella produzione di impianti siderurgici chiavi in mano. «Spesso ci chiedono perché non facciamo distribuzione premio. La nostra risposta? Ci apprezzeranno i cassettisti». Che quest’anno si sono messi in tasca 0,15 centesimi ad azione. Approvando il bilancio di esercizio 2018-2019, il consiglio di amministrazione della società ha deliberato anche in materia di remunerazione dei soci proponendo all’assemblea la distribuzione di un dividendo Danieli 2019 pari a 0,15 euro per le azioni ordinarie e a 0,1707 per le azioni risparmio per un totale di 11,91 milioni di dividendi totali.

Per l’azione Danieli & C si tratta di una cedola di buona consistenza, figlia degli ottimi risultati messi a segno dal gruppo nel passato esercizio chiuso il 30 giugno con 3,06 miliardi di euro di fatturato (+13 per cento rispetto ai 2,71 miliardi del precedente esercizio), un balzo in avanti registrato anche dall’utile netto, passato a 67 milioni di euro (+15 per cento rispetto ai precedenti 58,4 milioni. Ottimi risultati che hanno permesso di staccare un cedola più consistente rispetto a quella di 0,10 euro dell’anno precedente. Buon per i possessori di azioni Danieli & C. «Investitori micro - puntualizza ancora Benedetti -, molti dei quali sono nostri dipendenti, che apprezzano la nostra politica. Questo fa sì che non siamo in tensione sulla Borsa, siamo parchi, lasciamo gli utili in azienda, investiamo in nuovi impianti».

Bilanci alla mano, negli ultimi 10 anni, l’87 per cento degli utili è stato infatti lasciato in azienda, «non solo - si legge nella relazione al bilancio di esercizio 2018/2019 - per mantenerla finanziariamente solida, ma per investire in nuovi impianti e nell’innovazione». Fondata nel 1914, Danieli cresce grazie alla scelta decisiva, compiuta nel secondo dopoguerra, di concentrarsi sulla produzione di macchine per l’industria siderurgica. Alla fine degli anni 70 la società arriva a fatturare oltre 130 miliardi di vecchie lire e dà lavoro a 1.600 persone. Il 1984 è l’anno della quotazione in borsa. Ingresso sul mercato dei capitali che contribuisce, da 35 anni, alla crescita ininterrotta del gruppo Danieli che oggi occupa poco meno di 10 mila persone ed è tra i primi tre costruttori mondiali di impianti e macchine per l’industria dei metalli.

Il capitale sociale è pari a 81.304.566 euro, rappresentato da complessive n. 81.304.566 azioni del valore nominale di 1 euro ciascuna, di cui 40.879.533 ordinarie 40.425.033 di risparmio. Aperto il 2019 a 15,12 euro, l’azione ha chiuso l’anno con un apprezzamento che l’ha portata a 16,38 euro registrando il suo massimo ad aprile con una quotazione di 19,64 euro, ancora lontana dal picco dell’ultimo triennio messo a segno nel marzo 2018 a 23,80 euro. Benedetti guarda al titolo in controluce, apprezzando il lavoro fatto dall’azienda, il net cash (saldo netto di cassa) positivo. «In Italia ci saranno tre aziende quotate in Borsa con net cash positivo.

Tutte le altre hanno debiti e un debito netto del 20% sul fatturato sarebbe tutto fuorché uno scandalo, avendolo rientreremmo comunque tra le aziende buone» precisa Benedetti per poi rivendicare con orgoglio che «noi invece abbiamo un 30% di net cash positivo. Nonostante questo, molte aziende con indebitamento tra il 20, 30 per cento distribuiscono utili esagerati rispetto al debito che hanno, lo fanno per tenere alto il valore». Non Danieli. «La nostra resta una filosofia “artigianale” - conclude Benedetti -, tesa non già a raccogliere capitali fine a se stessi, ma da investire in azienda. Il valore della quotazione in Borsa? Dal mio punto di vista è soprattutto quello di educare a una gestione amministrativa e finanziaria disciplinata. E in una situazione come quella che stiamo vivendo a livello globale, in materia di bilanci è meglio essere solidi e trasparenti». —


 

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