Bcc, Cassa centrale sfida Roma. Novella: "Veneto spaccato a metà"

Parte il cantiere Nordest post riforma del Credito Cooperativo. Il presidente della Federazione Veneta Ilario Novella: "Una Bcc su due potrebbe scegliere Trento". Il doppio polo spaccherà il Nordest

PADOVA Il polo alternativo di Cassa Centrale Banca potrebbe federare ben più di una bcc veneta su due. La chiave di volta sarà l'autonomia che Trento potrà concedere al suo Gruppo. Quello che andrà a fare concorrenza a Iccrea. Questa l'opinione di Ilario Novella, presidente della Federazione veneta delle Bcc che alla riunione di Ferragosto, quella che ha rilanciato il progetto Trento, non ha partecipato. Ma i punti saldi li conosce.

Perché la trattativa Iccrea-Cassa centrale è fallita?

«Mi risulta che il tavolo per il polo unico sia ancora attivo. Ma in questo momento, Cassa Centrale fa bene sentire la base e valutare la creazione di un polo alternativo al gruppo unico. Più di qualche Bcc si è già espressa a favore, ma tante stanno ancora alla finestra».

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La redazione

Cos'ha generato la spaccatura?

«Quando ti trovi di fronte a due banche di dimensioni diverse, nel processo di integrazione è la più piccola che deve essere favorita e tutelata. Credo che Cassa Centrale abbia chiesto giustamente delle garanzie, che probabilmente non le sono state riconosciute. Il gruppo unico non si deve fare a qualsiasi costo, va condiviso».

L'obiettivo è federare cento Bcc. Ce la farà?

«Credo che ciascuna parte abbia diritto di raccogliere il sentimento delle banche e poi valutare. Secondo la normativa, anche Cassa Centrale dovrà arrivare a 1 miliardo di patrimonio. Conoscendoli, non si muovono senza cognizione di causa. Cento Bcc sono circa un terzo del movimento; la stima mi pare credibile».

E qui in regione?

«In Veneto la maggior parte delle banche è in attesa. Non si può parlare di un sentimento univoco».

Molte sono già legate a Trento nei servizi, questo potrebbe influire?

«Credo che non sia solo una questione di servizi, ma sia soprattutto la necessità di tutelare lo storico patrimonio di Cassa Centrale, fatto di relazioni, know how e buon governo, che, nel caso del gruppo unico, rischierebbe seriamente di sparire nei corridoi di Roma. E' una voglia di mantenere quello che di buono, in autonomia e attenzione, è stato costruito negli anni. Quello del polo nordestino è un progetto ipotizzato da tempo, ora da aggiornare alla luce delle novità legislative».

Proviamo a fare una stima, quante Bcc venete potrebbero andare con Trento?

«In Veneto ci sono 29 Bcc, con tendenza verso 24/25. Penso che oggi sia ragionevole pensare che siano divise a metà. Il gruppo unico risolverebbe tutto. Se saranno due, tutto sarà da vedere, perché dipende da cosa sarà messo sul tavolo, soprattutto il progetto industriale. Poi, le Bcc venete sono molto sensibili anche al grado di autonomia che la capogruppo potrà offrire. Di fronte a un ruolo troppo predominante, molte potrebbero sentirsi in difficoltà, specialmente chi in questi anni ha ben gestito la propria banca».

Nessuna Bcc veneta ha esercitato la facoltà di uscire?

«No. In Italia l'hanno esercitato solo in tre: Cassa Padana, ChiantiBanca e Banca di Cambiano. Non è detto che, nel caso di più gruppi, possano rientrare in gioco anche queste grandi banche».

Come stanno procedendo le fusioni in regione?

«Le Bcc venete si stanno guardando tra loro, sapendo che è il momento per gli accorpamenti. Ci sono molte ipotesi e diversi tavoli di lavoro. Al momento sono in corso tre fusioni: Cra di Roana con Bcc alto vicentino, Piove di Sacco e Sant'Elena, Banca Annia e Veneziano».

Capitolo sofferenze, come vi state muovendo?

«Salvo qualche piccola cessione, anche il credito cooperativo sta lavorando per rimuovere i deteriorati. Spesso si tratta di crediti che hanno contro-garanzie importanti. Molti accantonamenti sono già stati effettuati, e questo potrebbe favorire la cessione delle sofferenze. Ma, prima, meglio, mi piacerebbe pensare a una loro più efficace gestione interna».

@eleonoravallin

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