Banche Venete, Unicredit dice no a una "soluzione a due". In campo Intesa e Iccrea

Il presidente Vita di Unicredit a favore di un salvataggio del sistema banche ma non da soli. In lizza, per la good bank, restano Intesa e oggi spunta Iccrea. Abi conferma la fiducia nella trattativa del ministero. Gli analisi di Equita ipotizzano sgravi fiscali per sbloccare la bad bank

PADOVA. E' un continuo alternarsi di dichiarazioni senza alcuna conferma che una strada è stata intrapresa. Continuano ad esserci più scenari, alcuni più realizzabili di altri. Ma nulla è ancora certo sul futuro delle banche venete.

«È indubbio che c'è fiducia, come ha detto il ministro del Tesoro Pier Carlo Padoan, nel fatto che verranno trovate soluzioni soddisfacenti a tutela di tutti gli interessi» ha detto oggi il vicedirettore generale dell'Abi, Gianfranco Torriero, rispondendo a una domanda sulle banche venete: «Seguiamo la vicenda come osservatori esterni - ha aggiunto - ma siamo fiduciosi».

«Non sta a me o ai miei servizi decidere quali misure dovrebbero prendere, sta alle autorità degli stati. Il mio compito è assicurarci che quando una direzione viene presa sia applicata in linea con le regole». Ma comunque «c'è una certa flessibilità nelle regole» ha ribadito la commissaria alla concorrenza Margrethe Vestager rispondendo ai giornalisti che le chiedevano se la ricapitalizzazione preventiva per le due
banche venete sia ancora un'opzione. Poi ha ribadito: "Stiamo lavorando per trovare una soluzione".

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Sulle banche venete «noi abbiamo detto che siamo disposti a partecipare a quella che è una soluzione di sistema proporzionale che coinvolga la grandissima parte delle banche italiane. Se adesso si torna ad una soluzione a due, no!» ha ribadito il presidente di Unicredit Giuseppe Vita. «In una soluzione di sistema noi siamo disposti a fare quello che è di nostra competenza». «Se poi altri trovano delle soluzioni migliori, ben vengano», aggiunge.

Nell'attesa di un probabile board straordinario tutt'oggi non confermato da Intesa SanPaolo, per la possibilità di rilevare a un prezzo irrisorio la good bank spacchettata dalla cattiva, gli analisti di Equita hanno formulato oggi un nuovo scenario per la bad bank.

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Il Governo potrebbe spingere il sistema bancario ad accollarsi la bad bank che nascerebbe dalla 'pulizià delle banche venete con un «provvedimento fiscale» che andrebbe a risarcirè il sistema dei costi del salvataggio. Questa la prospettata dagli analisti di Equita Sim per trovare una soluzione alla crisi di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza.

Ricordando che Intesa e (oggi è spuntato anche il nome di Iccrea) sarebbero le banche «più interessate alle good banks» ripulite, ricapitalizzate e con un fondo esuberi per finanziare la riduzione di personale, Equita sottolinea come la Ue potrebbe mettersi di traverso.

«Nel salvataggio di Banco Popular sono state azzerate azioni e subordinati (come per le venete), ma Santander ha coperto con risorse proprie il capitale mancante. Nel caso delle banche venete invece la bad bank sarebbe finanziata dallo stato e questo non piace a Bruxelles». La soluzione sarebbe finanziare la bad bank con risorse private «tramite il fondo interbancario» ma «in sede ABI le altre banche hanno fatto capire che non sono entusiaste di accollarsi delle perdite per permettere a Intesa di comprare le good banks a 1 euro».

«Essendo così vicini ad una soluzione - è l'opinione di Equita - il governo e Bankitalia troveranno il modo di quadrare il cerchio, magari con un provvedimento fiscale per compensare il costo del finanziamento della bad bank a carico del settore bancario».

Intanto, Consob chiede di rivedere le norme sulle ricapitalizzazioni precauzionali. Ovvero la direttiva europea Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive) sulla risoluzione delle crisi bancarie. Questa l'idea avanzata dal presidente della Consob, Giuseppe Vegas, in occasione di un’audizione in Senato sul pacchetto bancario Ue.

Vegas ha proposto di «valutare la possibilità di considerare le risultanze degli stress test come mero elemento valutativo interno della Bce per la formalizzazione di richieste di obiettivi di Cet1 specifici per le singole banche» e di «eliminare l’automatismo fra shortfall di capitale in scenari avversi estremi e obbligo di ricapitalizzazione». Pertanto secondo il presidente della Consob, bisognerebbe «modificare» la norma della Brrd (Bank Recovery and Resolution Directive), la direttiva europea sulla risoluzione delle crisi bancarie, relativa alle ricapitalizzazioni precauzionali «lasciando più spazio all’intervento dei fondi pubblici nel capitale delle banche».

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