Banche Popolari, soci verso un patto per opporsi in assemblea

VICENZA. C'è un dato di fatto di cui si deve ancora tenere debito conto: le prossime assemblee delle popolari saranno le ultime in cui i singoli soci si esprimeranno con il sistema una testa, un voto. A prescindere dal fatto che siano grandi o minuscoli detentori di azioni ancora illiquide. E all'ordine del giorno ci saranno da votare importanti questioni, dalla trasformazione in Spa agli aumenti di capitale.
Il rischio, visto quanto successo nell'ultima assemblea di fronte all'approvazione dell'ordine del giorno più discusso, quello della svalutazione del titolo (meno del 10% la somma tra contrari e astenuti), è di replicare quanto avvenuto in Ubi che il 99% dei soci hanno votato alla trasformazione in Spa. In cifre si sono contati solo 25 «no».
Due i punti dolenti: diventare Spa e, soprattutto, sborsare per l'aumento di capitale che andrà a determinare - con la svalutazione del titolo che andrà a più freddi valori di mercato – enormi perdite nei portafogli. Votare no all'aumento significa non dare alla banca un futuro. Dire sì, sarà una 'Caporetto' per i vecchi soci a favore delle nuove leve assoldate nella sottoscrizione e di fondi istituzionali (stranieri?) che, a bassi valori, potrebbero comprare a mani basse.
Venerdì 30 ottobre alle 21 all'Hotel Viest di Vicenza i soci di Veneto Banca incontreranno in un dibattito pubblico quelli della Popolare vicentina. Obiettivo: coesione. Ma i fronti non sembrano compatti. A Montebelluna l'associazione di Giovanni Schiavon punta a far slittare la data del 5 dicembre oltre il 10 febbraio quando ci sarà il pronunciamento del Tar sull'incostituzionalità della Riforma. "Non ha senso fare oggi l'assemblea e c'è tempo anche dopo il 10 febbraio nell'arco dei 18 mesi – spiega l'azionista - Ma se così non sarà vedremo quale sarà l'ordine del giorno". La linea è: votare contro la quotazione in Borsa e contro l'aumento di capitale. Oggi Schiavon rappresenta oltre 600 soci. "La nostra più grande preoccupazione è che vengano precettati i dipendenti".
"E' ancora presto per capire come agiremo, la strategia sarà decisa in questi giorni - spiega Matteo Cavalcante, segretario generale dell'Associazione Per Veneto Banca che pesa per l'8% del capitale con 188 adesioni -. Sulla trasformazione non ci opporremo; ma sull'aumento di capitale la discussione è aperta". "L'associazione chiede chiarezza e trasparenza alla banca per valutare le opzioni da giocarsi in assemblea - continua - . Abbiamo chiesto chiarimenti sul piano industriale perché vogliamo capire se e sarà sostenibile. Sulla trasformazione siamo favorevoli e voteremo sì; su aumento e quotazione siamo convinti che questa banca debba essere patrimonializzata ma sulle modalità abbiamo ancora qualcosa da dire, vorremmo portare in assemblea la nostra strategia».
«I soci devono creare un gruppo coeso, composto da tutte le associazioni spontanee che dovrebbero portare alla formazione di un “patto di sindacato” riconosciuto da Banca d’Italia. Solo così possono riuscire a rappresentare in assemblea la maggioranza sia delle teste, che del numero delle azioni possedute. Così saranno in grado di contare veramente e riuscire a: far dimettere e sostituire le persone che hanno dilapidato i risparmi dei soci e trascinato la banca in una situazione fallimentare; confermare l’incarico agli advisor della Banca (Mediobanca e Bank of America – Merrill Lynch) di definire le prospettive strategiche dell’istituto, facendo in modo di tenere presenti, però, oltre le necessità della banca stessa di svolgere il suo ruolo e il suo core business, anche l’interesse dei soci a veder attuato il legittimo interesse alla rivalutazione delle azioni» conclude Renato Bertelle, avvocato difensore di una trentina di soci della Popolare di Vicenza.
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