Banche Popolari, Bertelle chiama a raccolta i soci: "Conteremo solo con il patto di sindacato"

Renato Bertelle è di Malo, è socio della Banca Popolare di Vicenza (con 100 azioni) e avvocato. Il 23 maggio 2015 ha depositato in Procura il suo primo esposto, contando «1.600 nuovi azionisti che sono stati convinti a sottoscrivere le azioni della banca a 62,50 euro - si legge nella denuncia - ma non ne avevano possibilità e la banca si è offerta di finanziarli con un prestito». Oggi difende una trentina di soci della Popolare di Vicenza, di cui sette hanno già presentato esposto in Procura. Ha chiesto, con una lettera, indirizzata a Bankitalia e Bce il commissariamento della Banca Popolare di Vicenza.
Avvocato, lei si sta interessando ai problemi dei soci della Banca Popolare di Vicenza, quale pensa sia la linea che dovrebbero seguire a tutela dei loro interessi?
«Bisogna distinguere: da una parte i soci che hanno acquistato le azioni illegittimamente sopravvalutate devono agire per ottenere il risarcimento dei danni da coloro che hanno determinato la grave e disastrosa sopravalutazione. Non è sperabile, infatti, che la banca provveda al risarcimento se non costretta da un titolo esecutivo. Tutti i soci, poi, devono unirsi per poter concretamente concorrere alla gestione della banca per fare in modo che essa sia risanata tenendo conto anche degli interessi legittimi degli attuali soci».
Ovvero, cosa devono fare?
«Poiché è necessaria ed urgente (come ha detto Iorio) la ricapitalizzazione della banca in quanto altrimenti essa si fermerebbe per mancanza di liquiditá, poiché è inevitabile la sua trasformazione in Spa entro il 2016 in quanto previsto dal decreto e poiché la quotazione in borsa rischierebbe ora di far perdere ulteriore valore alle azioni, i soci devono fare in modo di rinviare piú possibile tale quotazione. Ora, poiché l’ultima assemblea a voto capitario (una testa un voto indipendentemente dalle azioni possedute) in cui tutti i soci, grandi e piccoli, potranno far valere la propria volontá sará quella prevista per febbraio 2016, solo ed esclusivamente in essa i soci dovranno fare in modo di rinviare la quotazione».
Quindi, in assemblea votare no?
«I soci devono creare un gruppo coeso, composto da tutte le associazioni spontanee che dovrebbe portare alla formazione di un “patto di sindacato” riconosciuto da Banca d’Italia, com’è avvenuto per alcuni grandi soci della Veneto Banca. Solo così potrebbero riuscire a rappresentare in assemblea la maggioranza sia delle teste, che del numero delle azioni possedute. Così sarebbero in grado di contare veramente e riuscire a: far dimettere e sostituire le persone che - con la loro incapacità e non adeguatezza dimostrata in quasi vent’anni di malgoverno della banca - hanno dilapidato i risparmi dei soci e trascinato la banca in una situazione fallimentare; confermare l’incarico agli advisor della Banca (Mediobanca e Bank of America – Merrill Lynch) di definire le prospettive strategiche dell’istituto, facendo in modo di tenere presenti, però, oltre le necessità della banca stessa di svolgere il suo ruolo ed il suo core business, anche l’interesse dei soci a veder attuato il legittimo interesse alla rivalutazione delle azioni».
Pensa che ciò sia possibile?
«Si. Dopo un ventennio di gestione autocratica che ha visto i soci impunemente vessati, questi debbono finalmente concorrere alle scelte strategiche della banca partecipando attivamente all’assemblea.
Ecco perché, come l’Utas ha già deciso, tutte le associazioni già costituitesi debbono aggregarsi rappresentando un fronte unico per giungere all’assemblea dei soci di febbraio con un programma univoco, concreto ed attuabile a salvaguardia degli interessi di tutti gli soci, quindi della banca».
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