Risiko, sono scintille tra Mediobanca e Mps su Banca Generali
Nagel: «Per Siena sarebbe meglio puntare a una operazione tra pari». Lovaglio: «Siamo svegli»
Le masse gestite dalla società del Leone salgono del 7,3%. L’ad Mossa: «Le persone al centro»

Si infiamma il risiko bancario italiano nella settimana della presentazione di diverse trimestrali, e va in scena anche un inedito botta e risposta tra Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca, e Luigi Lovaglio, Ad del Monte dei Paschi. Ma andando con ordine bisogna partire da Banca Generali, sotto Opas da parte di Piazzetta Cuccia, che il 9 maggio ha presentato i conti. E l’Ad Gian Maria Mossa ha descritto il percorso da intraprendere con Mediobanca come «un lungo viaggio», in cui vanno attentamente valutati i risvolti industriali, le sinergie potenziali, ma soprattutto la governance e le differenze culturali.
«Il nostro», ha aggiunto, «è un business con le persone al centro. In attesa degli sviluppi nell’offerta si continua a lavorare sull’ipotesi stand-alone proseguendo nei dossier su Intermonte, su Alleanza e nelle sinergie con Generali, e nell’implementazione dell’AI».
A fare da cornice a questo potenziale matrimonio, c’erano i risultati trimestrali di Banca Generali. L’utile netto è sceso da 122 a 110,3 milioni (ma la parte ricorrente è salita del 7,3%), mentre le masse gestite sono cresciute del 7,3%, raggiungendo i 103,9 miliardi. La raccolta netta è leggermente calata a 1,5 miliardi.
Nonostante ciò, la banca ha confermato l’obiettivo annuo di 3,5 miliardi in nuovi asset under management, ribadendo la sua resilienza in un contesto economico incerto. Il Cda della banca ha quindi affidato a Mossa il compito di approfondire l’Ops, un segnale al tempo stesso di apertura ma anche di prudenza. La proposta di Mediobanca infatti rappresenta una mossa strategica ambiziosa, come chiarito ieri da Nagel, che è tornato ad illustrare con i termini dell’operazione: «L’obiettivo è di avere tutti vincitori e nessun vinto», riecheggiando le parole di Francesco Milleri, grande protagonista del risiko attraverso la Delfin della famiglia Del Vecchio.
Per Nagel, la combinazione creerebbe un campione nazionale, rafforzando la capacità distributiva di Banca Generali e trasformando Mediobanca in un gruppo focalizzato su due pilastri: il Wealth Management e il Corporate & Investment Banking. La cessione della partecipazione di Piazzetta Cuccia in Generali, secondo Nagel, restituirebbe poi piena centralità alla gestione diretta delle attività core.
Tuttavia, la proposta ha generato frizioni con gli altri protagonisti. Luigi Lovaglio, amministratore delegato del Monte dei Paschi, non ha nascosto le sue perplessità, definendo la mossa su Banca Generali poco convincente dal punto di vista della creazione di valore per gli azionisti di Mediobanca. Lovaglio ha quindi ribadito la validità della proposta alternativa di Mps, ritenendola più solida, coerente e immediatamente redditizia.
L’Ad di Mps ha poi voluto rispondere all’invito di Nagel, per il quale «le migliori operazioni per Rocca Salimbeni sono quelle di combinazione con banche commerciali che abbiano con loro una complementarietà, in cui ci siano quindi la possibilità di fare reali sinergie e di espandere la dimensione loro e la presenza geografica e le quote di mercato nelle regioni dove sono presenti. Nell’operazione con noi tutto questo non si verifica, viceversa si verificano delle sinergie importanti che vengono estremamente amplificate nella misura in cui in Mediobanca, invece che la partecipazione in Generali, c’è Banca Generali».
«Vorrei ringraziare l’amministratore delegato di Mediobanca che ha suggerito ciò che è meglio per Mps», ha risposto a stretto giro Lovaglio, «vorrei dire che noi siamo già svegli, siamo allerta e vogliamo davvero portare avanti questa operazione trasformativa».
Alla fine, saranno i soci di Mediobanca a decidere quale sentiero intraprendere. Una valutazione che, come ha detto Mossa, per Banca Generali sarà un lungo viaggio. Un viaggio che potrebbe ridisegnare l’assetto del sistema bancario italiano. In attesa del consiglio di amministrazione di UniCredit previsto per domani quando, non è escluso, l’istituto guidato da Andrea Orcel potrebbe forse decidere di mollare la presa su Banco Bpm. Soprattutto dopo che da Palazzo Chigi non sono arrivati segnali distensivi per quando riguarda il golden power.
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