Banche e governo alla prova sofferenze

Lunedì 18 gennaio i mercati hanno punito le banche italiane. Ma questo è solo il segnale più appariscente di una problematica di lungo corso: quella dei crediti bancari deteriorati, i cosiddetti NPL (Non Performing Loans). Lo scossone borsistico è sorto dal sospetto, da parte degli operatori finanziari, che presto la BCE avrebbe fatto pressione sui nostri istituti di credito, in considerazione del peso degli NPL nei loro bilanci, affinché li svalutassero. La qualcosa ha indotto i mercati, come puntualmente ha registrato in negativo la Borsa di Milano, a ridurre la loro esposizione in titoli bancari. Di qui la pesante caduta del valore di capitalizzazione di mercato delle nostre banche, come ben dimostra il Monte dei Paschi di Siena (MPS), banca non a caso piuttosto esposta sul fronte degli NPL, che, in termini di valore di mercato, ha perso per strada la ricapitalizzazione di 6 mesi orsono.
Come interpretare questi eventi? Come l’azione di una rinnovata Spectre che, invece che con James Bond, ama prendersela con l’Italia? No; piuttosto nell’intrecciarsi di oggettive difficoltà economiche e politiche tra sistema bancario italiano, Governo, BCE e Commissione europea.
Certo, l’asprezza dei toni tra Bruxelles e Roma peggiora le cose; quantomeno perché i mercati finanziari paventano l’incertezza politica; e la spinosa questione degli NPL in nulla fa eccezione. Resta, al di là dei decibel vocali, che la questione è assai delicata; e che, per essere risolta, richieda alle parti coinvolte realismo e diplomazia politico/finanziaria.
Il motivo è che i crediti deteriorati, obbligando le banche ad accantonare molti miliardi di euro a copertura dei rischi di perdite da loro stessi generabili, sono un pesante costo per il sistema bancario del Belpaese. Perché ne diminuisce la redditività; ed anche la contendibilità, in specie per quelle aziende di credito che, per consolidarsi (vedi MPS), necessiterebbero di investitori/acquirenti esterni. Insomma, gli NPL obbligano il mercato bancario a funzionare col freno a mano innestato.
La buona notizia, almeno in teoria, è che questi “crediti in sofferenza” sono cedibili al mercato (cioè ad operatori specializzati a trattarli ricevendone un profitto), consentendo così alla banca appesantite da essi di alleggerire la propria posizione. La brutta, viceversa, è che sul “come fare” l’accordo politico è lontano. Non a caso è proprio su questo, cosa poi determinante nel prezzo di cessione degli NPL, che contendono Governo italiano e la Commissione europea. Diversamente, in un’atmosfera meno deteriorata, la richiesta della BCE ai nostri istituti di credito di informazioni sui crediti incagliati (il casus belli di lunedì) sarebbe stata accolta, invece che con uno tsunami finanziario, come una normale routine.
Così oggi la situazione è lontana dall’ottimo. Infatti, i mercati temono, come detto, che Bruxelles voglia imporre al sistema bancario italiano un taglio del valore dei crediti “malati” (cioè del loro prezzo di cessione al mercato) iscritti nei bilanci delle aziende di credito tale da sconvolgere questi ultimi ed abbatterne la capitalizzazione. E ciò genera instabilità. Si badi, in linea di principio Bruxelles presenta argomenti ragionevoli a tutela di “buoni” bilanci bancari; tuttavia, per Realpolitik, i rischi di tenuta sistemica di un paese dovrebbero, almeno nell’immediato, meritare almeno altrettanta attenzione.
Perché, politicamente, ciò che si deve evitare è di dare ai mercati l’impressione di un’Unione senza timone e senza timoniere. Così il tema torna alla trattativa tra Roma e Bruxelles sul “come” costruire uno (la cosiddetta bad bank di sistema) o più veicoli (cosa più consona allo spirito pro mercato della Commissione) cui trasferire i crediti bancari deteriorati per poi poterli cedere agli operatori finanziari interessati. I punti scottanti sono due: come dotare le “banche spazzine” (garanzie pubbliche o meno) affinché possano reperire sul mercato le risorse per acquisire dalle banche consorelle i loro NPL per poi rivenderli; e, legatissimo a questo, come stimare il prezzo di cessione degli NPL. Probabilmente, il confronto tra Roma e Bruxelles è sul quanto dovrà pesare la mano pubblica in queste operazioni.
Francesco Morosini
Riproduzione riservata © il Nord Est








