Asco Holding: il salasso da 12,3 milioni che fa esultare i privati e inguaia il cda

TREVISO. Un ciclone. In casa Asco Holding, casa madre dell’utility di Pieve di Soligo Ascopiave, è arrivato l’altra sera il verdetto d i Sante Casonato, arbitro del tribunale delle imprese. Ha stabilito che i soci privati di Plavisgas (l’ad Marchetto, l’avvocato Malvestio & co.) e 10 comuni trevigiani soci, che avevano esercitato il diritto di recesso azionario contestando però il prezzo fissata dal cda, ricorrendo ai giudici di Venezia, andavano liquidati a 4,192 euro ad azione, e non a 3,75 euro come voleva il cda.

Per la holding un “salasso”di 12,3 milioni. E terza sconfitta di fila davanti ai giudici (il Tar aveva bocciato le delibere di applicazione della Madia dei comuni leghisti, Fdi, e di parte del Pd; il consiglio di Stato ha confermato la sentenza con nuove motivazioni). I comuni avevano levato le braccia al cielo - beneficiati da un bonus di 7,3 milioni in più – e e adesso la battaglia è ripartita su piano dialettico.

Il cda – presieduto da Giorgio Giuseppe Della Giustina – risponde dopo toni trionfalistici dei comuni vincitori. Prendendo di mira anche Plavisgas (+ 5,1 milioni di liquidazione, oltre 47 in tutto).

«Il valore determinato si scosta del 7,92% rispetto al valore della data dell’assemblea, e dell’11,79% per il valore della data della delibera», osserva il cda, «e i 3,75 euro ad azione era in linea con quanto disposto dall’advisor Kpgm, e approvati da sindaci e Pwc». Questo per l’iter. Poi il piano aritmetico. «I ricorrenti invocavano valori fra i 4,62 euro e i 4,84 euro (alla data dell’8 giugno, quella che fa testo ndr), con scostamento del 23,2% rispetto al valore “assembleare” e del 29,07% per l’altro valore». Insomma, privati e comuni non sarebbero stati “premiati” dall’ arbitro rispetto a quanto chiesto. E il cda ribadisce di «aver risposto all’interesse della compagine sociale».

Da Plavigas, l’ad Oscar Marchetto risponde pepato: «Prendiamo atto che il prezzo con cui il cda ha indotto i sindaci a votare e a non recedere era sbagliato», dichiara, «cosa avrebbero detto i sindaci se avessero saputo che potevano avere il 12% in più di liquidazione? Strano si compiacciano di un “presunto” nostro errore di valutazione, forse è l’unica cosa che resta loro. Preferiamo gente che non porta i comuni alla sconfitta al Tar, al Consiglio di Stato e in tribunale, che si fa rivedere i prezzi dagli arbitri, spendendo soldi pubblici per cause regolarmente perdute».

Marchetto accenna anche al surplus ricevuto dai soci privati («Riceveremo 5,1 milioni in più, che non saranno più dei comuni, soldi trattati con non chalance; fatichiamo a capire come questo possa essere un problema per noi»), prima dell’ultima bordata a Della Giustina & Co.: «Ci saremmo attesi, invece, che il cda dicesse se vuol eseguire la delibera, visto che da 6 mesi l’assemblea non è convocata», conclude, «o se invece, come forse preferibile, non sia il caso di ammettere di aver sbagliato tutto: chiedano scusa, tornino indietro e paghino le inutili spese in cui han fatto incorrere la società». –

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