Amped Software come Csi, le immagini video per le indagini investigative

TRIESTE. Cogliere da un’immagine sfocata il numero di una targa utile alle indagini investigative, risalire allo smartphone che ha generato un video e quindi al testimone di un atto criminoso. Oppure ripulire un’immagine “sporca” per cogliere i particolari di chi ha appena commesso una rapina. Quelli che in un primo momento possono sembrare trucchi degni di serie hollywoodiane quali Csi o Ncis, vengono prodotti dalla Amped Software, giovane azienda presente a Trieste in Area Science Park che ha sviluppato un potente software per l'elaborazione di immagini e video.
«Al giorno d’oggi è difficile commettere un crimine senza che una telecamera, a circuito chiuso o di qualche passante, non riesca a immortalare l’avvenimento - racconta Martino Jerian, fondatore e CEO della startup triestina - per questo noi, attraverso il software che abbiamo implementato, cerchiamo di rendere le immagini più fruibili e utilizzabili in ambito giudiziario». L’Amped, quindi, sviluppa tecnologie di elaborazione immagini e video per uso forense, investigativo, di pubblica sicurezza e intelligence, adottate dalle forze dell’ordine e agenzie governative di tutto il mondo. Italia compresa.
«Il nostro software - spiega Jerian - da un lato consente di svelare dettagli altrimenti non visibili a occhio umano su video particolarmente scadenti, dall’altro riesce a risalire al dispositivo sul quale è stata registrata o manipolata l’immagine». Gli strumenti sviluppati in Area di Ricerca non aggiungono informazioni a quelle già in possesso delle forze dell’ordine o delle agenzie investigative.
«Al contrario mostriamo meglio quello che c’è già - prosegue Jerian - ma con un report scientifico che ci permette di incorporare l’immagine a una prova valida nell’ambito di un procedimento giudiziario». Ovvero risalendo al device che l'ha registrata, oppure schiarendo o ripulendo i video di scarsa qualità. Una sfida che necessita di una continua spinta a migliorarsi per rimanere al passo con i tempi.
«Le nuove tecnologie per creare immagini false sono in continua evoluzione - conclude Jerman - questo ci spinge a crearne di altrettante per riconoscerle e debellarle. Con l’obiettivo di aiutare a risolvere i casi più complicati».
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