Alec Ross: “Mai avere paura di fallire solo così può nascere la nuova Apple”

Parla il guru americano delle tecnologie già consigliere per l’innovazione durante la presidenza di Barack Obama
Piercarlo Fiumanò



Alec Ross, già consigliere per l’Innovazione durante la presidenza Obama, è uno dei più ascoltati guru sul mondo delle tecnologie e autore del bestseller “Il nostro futuro” edito in Italia da Feltrinelli.

Alec Ross,la pandemia ha ampliato il divario tra Wall Street e Main Street aumentando le disuguaglianze. Che futuro ci aspetta?

«Siamo in emergenza sociale ed economica. Al momento i governi riescono a gestire questa fase aumentando la spesa pubblica con sussidi ai disoccupati e ristori alle piccole imprese, ma non può durare per sempre. Bisogna ristabilire l'equilibrio nella governance tra governo, impresa e lavoro. Produciamo abbastanza ricchezza in questo mondo per non lasciare indietro così tante persone».

Lei ha ripetutamente affermato che i fallimenti aziendali sono un rischio accettabile in un moderno sistema aziendale che vuole far emergere il nuovo Steve Jobs. Puoi spiegare?

«Steve Jobs è un esempio. Ha creato l’iPad e l’iPhone dopo essere stato licenziato da Apple. Le società di venture capital possono anche perdere denaro nella maggior parte dei loro investimenti, ma poi sono capaci di ottenere grandi risultati fino a creare aziende come Apple. Sono partner di un fondo di venture capital con oltre 1 miliardo di dollari di asset in gestione. Se metà delle nostre aziende fallisce, non ci interessa. Per noi, ciò che è più importante, è che ve ne siano altre cinque con grandi ambizioni e di successo. Questo è uno dei motivi per cui l'Italia non ha avuto risultati economici migliori negli ultimi 20 anni: la paura del fallimento, soprattutto da parte degli investitori, ha frenato la capacità degli imprenditori italiani di costruire grandi imprese digitali».

Non bisogna avere paura di sbagliare..

«Non posso fare a meno di pensare alle parole del più grande giocatore di basket del mondo Michael Jordan: Ho sbagliato più di 9.000 tiri e perso quasi 300 partite. Ho fallito più e più volte nella mia vita, ed è per questo che sono diventato Michael Jordan».

Con quali strumenti e modelli di gestione possono uscire dalla crisi le aziende colpite dalla crisi Covid?

«L’emergenza Covid ha accelerato la digitalizzazione che era già in corso da molti anni. Per le aziende le infrastrutture digitali e strumenti come il cloud e l'intelligenza artificiale sono fondamentali. Chi resta indietro sarà poco competitivo e soffrirà la concorrenza».

Lei è stato il consigliere per l'innovazione di Barack Obama. Quali saranno allora le nuove tecnologie vincenti nel mondo post-pandemia?

«Mi concentrerei su tre di queste tecnologie. Innanzitutto, il cloud che consente alle piccole imprese di funzionare come quelle di grandi dimensioni e agli individui di essere in grado di possedere un universo di informazioni nelle proprie tasche. La seconda tecnologia è la genomica, ovvero la combinazione dei big data con le scienze genetiche. La creazione dei vaccini è stato un trionfo dell'innovazione nelle scienze della vita. Infine credo che le novità più importanti degli anni '20 saranno quelle che combinano l'umanesimo con gli sviluppi della tecnologia e della scienza. E in questo l’Italia è all’avanguardia da centinaia di anni».

Lei ha più volte ricordato la capacità del nostro Paese di rinascere dalle macerie del secondo dopoguerra. Quali sfide attendono l'Italia di Mario Draghi?

«Nel secondo dopoguerra l'Italia è stata ricostruita in un periodo di fantasia, innovazione e imprenditorialità. Ma perchè si ripeta un nuovo boom economico occorre liberare una nuova generazione di imprenditori. Quando sono in viaggio nella Silicon Valley, a pranzo sento sempre parlare italiano. A Londra o Berlino vedo brillanti imprenditori, scienziati e innovatori italiani. La sfida è fare in modo che i nuovi talenti non fuggano dall’Italia a causa del peso della burocrazia sulle imprese. Oggi fare l'imprenditore in Italia è come correre con uno zaino pieno di pietre».

L'elezione di Joe Biden alla Casa Bianca cambierà l'economia e le relazioni con l'Europa? In che direzione?

«Trump avverte molte più affinità culturali con l’Est Europa e leader forti come Orban e Putin. Al contrario, Biden si sente molto più vicino all’Europa occidentale. È orgoglioso delle sue radici irlandesi. Gli antenati di sua moglie sono siciliani, vicino a Catania. Per decenni è stato un campione della Nato e lavorerà molto duramente per rafforzare l’alleanza con l’Europa».

Quale modello di crescita economica e sociale affronteremo nel mondo post Covid?

«I due modelli dominanti a livello globale in questo momento sono il modello americano e quello cinese. Nel primo tutto il potere e l'autorità spetta al governo mentre nel secondo domina la legge del mercato.

Spero che alla fine emerga un modello europeo dove ci sia un maggiore equilibrio tra cittadini, imprese e governo. L’Europa sbaglia a voler fare l’arbitro, mentre Usa e Cina giocano la vera partita».—



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