Acciaio: domanda e investimenti boom, ma preoccupano le materie prime

L’aumento globale della domanda e dei prezzi delle materie prime ha determinato un importante aumento del prezzo finito dei prodotti metallurgici, compreso l’acciaio. Un trend che ha sicuramente aiutato a far riprendere il fatturato dell’industria siderurgica, ma che allo stesso tempo preoccupa molti operatori di settore

Federico Piazza

PADOVA. A marzo 2021 il fatturato della metallurgia italiana è cresciuto del 58% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso (dati Istat). Molto più del pur considerevole incremento medio del 38,1% dell’intera produzione industriale italiana nello stesso periodo.
L’aumento globale della domanda e dei prezzi delle materie prime ha determinato un importante aumento del prezzo finito dei prodotti metallurgici, compreso l’acciaio. Un trend che ha sicuramente aiutato a far riprendere il fatturato dell’industria siderurgica, ma che allo stesso tempo preoccupa molti operatori di settore.

In un’intervista rilasciata ad aprile alla rivista Industria Italiana il presidente di Federacciai e di Acciaierie Venete Alessandro Banzato si è detto comunque molto fiducioso sul futuro della siderurgia italiana, anche alla luce dell’ottima prova di resilienza del settore nel 2020.

“Tutte le volte che mi trovo a dover raccontare l’anno scorso devo dire che abbiamo fatto un miracolo. A un certo punto eravamo con una contrazione del 40% della produzione rispetto al 2019, per motivi ovvi. Siamo riusciti a terminare il 2020 con un calo del 12%, con un recupero che non esiterei a definire prodigioso: è a testimonianza della vitalità di questo settore nel nostro Paese. Tra l’altro, siamo riusciti a ottenere questo traguardo nonostante la condizione in cui versa l’ex-Ilva Sicuramente nel 2021 ci aspettiamo una bella ripresa, si sta consolidando già nel primo trimestre e siamo certi che questo trend si protrarrà ulteriormente. Abbiamo letto con una certa invidia il +18% fatto registrare dalla Cina. Dal canto nostro abbiamo riagganciato una ripresa mondiale che stentava a decollare ma che si sta sostanziando con ordini in rialzo.”

Per un settore come quello siderurgico che in Italia dà lavoro a oltre 33.000 persone e fa ricavi per quasi 60 miliardi di euro con una filiera molto articolata, centrale è la questione della sostenibilità, area in cui importanti investimenti sono in corso e previsti con il sostegno dei fondi pubblici del PNRR e del Recovery Fund europeo. “Ma è bene ribadire che sostenibilità non è uno slogan o una parola vuota, ma una serie di atti che cerchiamo di sottolineare”, puntualizza Banzato. “Sono risparmi energetici, idrici, il reimpiego delle materie prime. Un’acciaieria è la quintessenza del riciclo, siamo riutilizzatori di un prodotto che può essere impiegato infinite volte”.
Sulla questione della gestione idrica nel ciclo dell’acciaio e dei relativi investimenti tecnologici un ruolo primario in Italia e nel mondo ce l’ha Sideridraulic System, azienda bresciana leader nelle tecnologie per il trattamento delle acque industriali e municipali. Implicata per esempio nel progetto di rilancio per i prossimi anni dell’ex Ilva di Taranto di Acciaierie d’Italia, opera anche in Veneto e Friuli.

Ma è soprattutto uno sguardo globale a livello mondiale quello dell’amministratore delegato Mario Bodini, perché l’80% delle commesse di Sideridraulic sono all’estero con progetti per acciaierie di grandi gruppi siderurgici internazionali in Messico, USA, Germania, India, Russia e Cina. Bodini vede positivamente per gli investimenti industriali la congiuntura dei crescenti prezzi dell’acciaio combinata con i rilevanti fondi pubblici a disposizione: “Moltissimi Stati hanno destinato una parte ingente del budget alla conversione green dell'industria, che è particolarmente importante in ambito siderurgico.

In Europa e in Italia, con l’enorme liquidità del Next Generation Plan sul mercato, tutti i maggiori gruppi si sono mossi per trovare la via per de-carbonizzare la produzione dell'acciaio, sia i produttori a ciclo integrato sia le acciaierie elettriche”.
Federacciai e l’intero settore rimangono comunque molto vigili sulla questione dell’aumento dei prezzi e della scarsità di materie prime, come evidenziato in un recente webinar di Assoimprenditori Alto Adige. Le ragioni dell’incremento dei prezzi sono la combinazione di aumento della domanda, speculazioni e costi di trasporto, soprattutto marittimo. E nessun miglioramento è atteso a breve termine: un’ulteriore sfida per le aziende manifatturiere. Flavio Bregant, direttore generale di Federacciai, ha fatto il punto sull’andamento della produzione siderurgica mondiale e ha evidenziato alcuni punti critici in materia di approvvigionamento di minerale e rottame.

“Nel 2020 la produzione mondiale si è confermata sui livelli dell’anno precedente, sintetizzando, da un lato, la nuova crescita della Cina (+7,0%) e, dall’altro, il calo del resto del mondo (-7,6%). Nei primi tre mesi dell’anno l’output mondiale si è confermato in crescita, con Cina in marcata accelerazione e resto del mondo in miglioramento”. In Europa nel 2020 la produzione si è ridotta ovunque, con i maggiori cali assoluti in Germania (-4 milioni di tonnellate), Francia (-2,9), Italia (-2,8) e Spagna (-2,6). Ma nel primo trimestre dell’anno c’è stato il rimbalzo, con la produzione di acciaio dell’Unione Europea in crescita tendenziale annua del 3,1%. Quella italiana (6,3 milioni) ha recuperato il calo del 2020 e quasi eguagliato i risultati del primo trimestre 2019, inferiore per 15 mila tonnellate.

Sul tema delle materie prime, e in particolar modo del rottame, Bregant ha segnalato il paradosso europeo: “Nonostante il fabbisogno delle industrie e gli obiettivi di decarbonizzazione proposti dalla Commissione UE, vengono esportati circa 17 milioni di tonnellate di rottame ferroso, ottenuto da riciclo e che rappresenta, o dovrebbe rappresentare un capitale da difendere e valorizzare». In molte altre aree del mondo l’export di rottame è invece oggetto di pesanti dazi o addirittura vietato.

“Si tratta di iniziative non praticabili in Europa, e non è certo nostra intenzione chiedere che vengano alzate delle barriere protettive”, ha precisato Bregant, “ma a nostro avviso si potrebbe ipotizzare di esportare il rottame europeo solo in quei Paesi che dimostrino di aver adeguato le proprie misure di salvaguardia ambientale alle nostre». Sottolineando che una misura del genere non solo aiuterebbe l’operatività e la competitività della siderurgia europea, ma anche il rispetto degli obiettivi di decarbonizzazione.
Il presidente di Assoimprenditori Alto Adige Federico Giudiceandrea si è detto certo che l’aumento dei prezzi delle materie prime proseguirà nei prossimi mesi e deve essere affrontato a più livelli: locale, nazionale ed europeo: “ A livello nazionale è importante realizzare presto una visione industriale che rafforzi il settore manifatturiero, mentre a livello europeo dovremo affrontare la questione delle dipendenze strategiche, sia tecnologiche che industriali, attraverso progetti di ricerca e sviluppo e favorendo l’innovazione all’interno delle nostre imprese”.
Alcuni esempi di prezzi toccati dopo metà maggio da varie tipologie di prodotti siderurgici, secondo la fonte dell’osservatorio Siderweb sul mercato dell’acciaio: i coils potrebbero andare oltre 1100 euro la tonnellata, le lamiere da treno superano quota 1.000 con poco materiale disponibile all'importazione, i tondi per cemento armato verso i 460 euro, il rottame inox 304 verso quota 1.500 mentre è meno dinamico il prezzo del rottame 316, i tubi aumentati di 100 euro con un particolare rincaro dei non saldati che hanno ridotto il gap con i saldati cresciuti comunque di più di 25 euro la settimana.

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