Risiko bancario, l’incognita Delfin: gli eredi divisi sugli asset finanziari
Continuano a circolare voci su un possibile disimpegno dalle partecipazioni finanziarie, o da parte di esse, della holding dei Del Vecchio

Mentre Mps si prepara a lanciare la sua ops su Mediobanca, con avvio previsto il 7 o il 14 luglio, in una delle holding centrali del risiko finanziario, la Delfin della famiglia Del Vecchio, le opzioni restano tutte sul tavolo.
Le voci su un possibile disimpegno dalle partecipazioni finanziarie, o da parte di esse, continuano a circolare. Ma ogni ipotesi di cessione richiede l’accordo unanime degli eredi del compianto fondatore di Luxottica. E al momento, ognuno degli otto ha la propria visione e i propri interessi.
Le partecipazioni – da UniCredit a Generali, da Mediobanca alla più recente in Mps – sono, per l’appunto, partecipazioni finanziarie. Strumenti di allocazione del capitale funzionali al rafforzamento e alla stabilità dell’unico asset considerato realmente inalienabile: EssilorLuxottica.
Che anche l’attuale presidente Francesco Milleri mantenga questa postura è confermato dal fatto che sull’operazione Mediobanca–Banca Generali, e sul suo significato industriale e finanziario, non si fosse espresso in termini negativi, a differenza di altri azionisti.
Ora che l’assemblea chiamata a deliberare sull’ops – che prevederebbe lo scambio di azioni Generali per il controllo della Banca del Leone – è stata rinviata al 25 settembre, bisogna capire come si muoveranno i grandi soci. Anche perché nel frattempo è sul tavolo anche l’ops di Siena su Piazzetta Cuccia.
A seconda di come reagiranno mercato e investitori istituzionali a un’offerta che oggi incorpora uno sconto di quasi il 7% rispetto ai corsi di Borsa di Mediobanca, si apriranno scenari molto diversi. Perché, a seconda della quota di capitale che l’ops sarà in grado di conquistare, si delineeranno differenti gradi di convenienza o penalizzazione per ciascun azionista coinvolto.
Nel frattempo, come ricordava ieri la Repubblica, a tre anni dalla morte di Leonardo Del Vecchio (27 giugno 2022), gli otto eredi e legatari non hanno ancora raggiunto un accordo sulla successione. E hanno fatto slittare al 31 luglio l’assemblea per l’approvazione del bilancio 2024 e la definizione di eventuali dividendi.
Due mesi in più che servono a tentare un compromesso su statuto e cedole. Lo scorso anno, ad esempio, il bilancio fu approvato, ma la distribuzione dei dividendi venne bocciata: si opposero Paola, Luca e Clemente, i figli più giovani. Lo statuto di Delfin prevede una maggioranza qualificata di 6 su 8. E la delibera non passò. Risultato: nessun dividendo nel 2024.
L’ultimo dividendo effettivamente distribuito risale al novembre 2023, quando il cda, di propria iniziativa, deliberò un'erogazione superiore al 10% dell’utile, la soglia minima prevista statutariamente. Delfin per il 2024 prevede un utile netto di circa 1 miliardo, contro i 900 milioni del 2023. La capienza per distribuire c’è, ma serve una maggioranza di almeno sei.
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