Milo Manara, gli 80 anni del maestro dell’eros di carta

Alla mostra del Cinema di Venezia un documentario sulla sua vita. «Bene le giovani autrici come Fumettibrutti. Farò un Sin City per Frank Miller»

Massimo Tonizzo
Milo Manara, ospite alla Mostra del Cinema alle Giornate degli Autori
Milo Manara, ospite alla Mostra del Cinema alle Giornate degli Autori

«Non chiamatemi maestro se no mi alzo e me ne vado». Milo Manara, ospite alla Mostra del Cinema alle Giornate degli Autori per la presentazione del documentario “Manara” diretto da Valentina Zanella, si prepara – iniziando proprio da Venezia – a festeggiare i suoi ottant’anni, senza aver minimamente perso la voglia di parlare, raccontare la sua arte e – ovviamente – disegnare. E se il film è un omaggio alla sua carriera celebrata da interviste che spaziano a 360 gradi nel mondo della cultura e dell’arte, sono le sue parole quelle che lasciano il segno.

Manara omaggiato dal cinema dopo che per anni è avvenuto il contrario: ma quale è il rapporto tra le due arti, cinema e fumetto?

Un rapporto complesso e non certo facile. Portare il fumetto al cinema è facile solo se ti chiami Marvel o Dc Comics e hai i soldi e gli effetti speciali degli americani. Per gli altri no, perché l’arte del fumetto lascia ancora tantissimo nella sua narrazione al non raccontato, a quello che resta nascosto tra una vignetta e l’altra, alle interpretazioni che ne da chi legge. Io ne so qualcosa, dato che quando si è trattato di portare al cinema qualcosa tratto dai miei racconti [Le declic, tratto da Il Gioco, N. d. A. ] non si è ottenuto l’effetto desiderato».

Non si può ovviamente non parlare di erotismo: cosa rappresenta oggi per lei?

Penso che oggi ci sia in giro pochissimo erotismo e troppa pornografia, che sono ovviamente due cose totalmente diverse. Io sono stato definito, a torto o a ragione non spetta a me dirlo, un maestro dell’erotismo, ma se guardate ai miei libri ad esempio non ho mai disegnato una coppia intenta a fare l’amore nel letto della propria camera, perché non è quello l’erotismo. Erotico è rappresentare i propri sogni, i desideri che si hanno, ovviamente sempre rimanendo nei limiti del buon gusto. Per me erotico era Ultimo Tango a Parigi, non quello che purtroppo gira on line adesso.

E chi definirebbe una icona erotica odierna?

Elodie, che oltretutto lo sa di esserlo e riesce a giocarci bene. Ma il ruolo dell’icona erotica è sempre stato appannaggio delle rockstar, dopotutto. Penso a Tina Turner, ma andando anche oltre il genere ovviamente a Freddie Mercury, che sapevano bene quello che rappresentavano. Mi fa anche piacere vedere come ci sia un gruppo di giovani fumettiste donne che stanno usando l’erotismo in maniera molto particolare, come ad esempio fa Fumettbrutti, anche se nel suo caso c’è più il senso della denuncia che quello dell’erotismo fine a se stesso.

Ottanta anni e non sentirli: cosa sta preparando adesso?

A breve spero di finire il secondo volume del Nome della Rosa, opera che si differenzia ovviamente da quelle che sono le mie caratteristiche (c’è una sola donna...) ma che ho realizzato per richiesta esplicita dei figli di Umberto Eco che sono cari amici. Poi, Frank Miller mi ha chiesto di illustrare uno dei suoi testi per il ritorno nelle fumetterie americane di Sin City, ma per ora siamo solo all’inizio. 

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