Emanuela Fanelli, conduttrice di Venezia82: «Ho tempi comici e un gran cuore»

L’attrice nota al grande pubblico per “C’è ancora domani” e “Siccità” sarà la presentatrice ufficiale. «Credo che la sincerità paghi sempre. Scelgo una via di mezzo tra istituzionalità e autenticità»

Alberto Fassina
La conduttrice Emanuela Fanelli (foto di Roberta Krasnig)
La conduttrice Emanuela Fanelli (foto di Roberta Krasnig)

«Le parole sono importanti» gridava Nanni Moretti in “Palombella Rossa”. E in questi anni l’attenzione al linguaggio è diventato un tema centrale nella comunicazione. La Mostra del Cinema si adegua. Non più madrine, o padrini come era già successo qualche anno fa, dando già un segnale di rottura con le tradizioni, ora chiamiamoli presentatori.

A tracciare questo nuovo stile è stata chiamata Emanuela Fanelli, nota per le sue partecipazioni nei programmi televisivi di Valerio Landini e Serena Dandini, e conosciuta ormai dal grande pubblico cinematografico per le sue interpretazioni in “C’è Ancora domani” di Paola Cortellesi e “Siccità” di Paolo Virzì, ruoli che le hanno permesso di vincere due David di Donatello.

C’è molta curiosità nel vedere se questo piccolo cambio di forma riguarderà solo l’etichetta o anche stile e contenuto. Ci si aspetta qualche frase istituzionale in meno e qualche sorriso in più.

«Ho cercato di unire il mio tono ironico con la solennità della cerimonia» spiega Emanuela Fanelli «Non volevo sembrare la “comica”: ho scelto l’onestà, una via di mezzo tra istituzionalità e autenticità. La sincerità credo paghi sempre, anche se può sembrare rischioso. Mi presenterò come attrice, autrice, me stessa».

Qual è il suo primo ricordo della Mostra del Cinema di Venezia?
«Nel 2022 avevo presentato “Siccità” di Paolo Virzì ed ero terrorizzata. Non immaginavo che tre anni dopo avrei avuto un motivo ancora più grande per esserlo. Furono due giorni intensi, tra proiezioni, stampa e cambi d’abito. La cosa più bella fu il cast corale: ricordo la cena con Claudia Pandolfi e Valerio Mastandrea, tante risate. Monica Bellucci fu dolcissima. Indimenticabile l’arrivo in lancia per la conferenza stampa: i fotografi urlavano “Monica! Monica!” e io e Claudia, da fan adolescenti, ci unimmo ridendo. Quando uscì per primo Silvio Orlando, i fotografi in romanesco gridarono: “Levate!”, perché copriva la Bellucci».

Dopo Siccità lei è tornata alla Mostra per girare Call My Agent e poco dopo era nel cast di C’è ancora domani che inaugurò la Festa del cinema di Roma. Che ricordi ha di quel momento così speciale ed intenso per la sua carriera?
«Con Call My Agent era il 2023. Mi divertii molto: giravo in bici al Lido, tra set e poco cinema in sala, ma me la sono goduta. Il mio personaggio veniva sempre cacciato e in una scena dicevo a Sabrina Impacciatore: “Magari Barbera mi chiede di fare la madrina”. E’ stata una frase profetica anche se adesso farò la “presentatrice”. Conservo un ricordo speciale di Marzia Ubaldi che ora non c’è più, interpretava la mia agente: nonostante l’età reggeva più di tutti e con lei ho avuto bellissime chiacchierate. Quanto a C’è ancora domani, fu un’emozione doppia: da attrice e da amica di Paola Cortellesi al debutto da regista. Sono cresciuta guardando Paola in tv: era un modello che univa umorismo e voglia di fare questo mestiere. Alla prima non ero solo collega: c’era l’affetto di un’amica che assisteva a un esordio speciale».

La Mostra del Cinema è anche cassa di risonanza per temi attuali. Quest’anno ci saranno appelli sul conflitto israelo-palestinese. Lei come si pone?
«Mi pongo prima di tutto come essere umano. Soffro come tutti e vorrei che finisse presto. Quello che accade al popolo palestinese è straziante e i governi dovrebbero fermarlo. Avevo pensato di inserire un accenno nel mio discorso, ma non avendo le competenze mi sarei sentita a disagio. Non critico chi lo fa, ma per me pronunciare frasi di vicinanza indossando abiti e gioielli costosi sarebbe incoerente. La Biennale darà spazio a questi appelli, ed è giusto così, ma io preferisco non forzare dichiarazioni in un contesto che non sento mio».

Quali film ama vedere al cinema?
«Da bambina adoravo Carlo Verdone, soprattutto Compagni di scuola, che so a memoria. Tra i registi italiani amo Paolo Virzì e ho sempre ammirato Ettore Scola e Alberto Sordi. Non seguo le saghe di supereroi e non ho mai visto Star Wars! In compenso adoro le commedie romantiche di Nora Ephron. Sono una sentimentale: ho tempi comici, ma ho anche un gran cuore». —

 

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