Il messaggio di pace per Gaza di don Nandino Capovilla alla Mostra del cinema di Venezia
Il responsabile nazionale di Pax Christi, da poco espulso da Israele, è stato invitato a parlare prima della proiezione di pre-inaugurazione di Venezia82: «Mi sono state chieste parole alte sul genocidio a cui stiamo assistendo. Io dico: tutto questo può essere fermato e non lo stiamo facendo»

Forte gesto e presa di posizione della Biennale, che invita alla pre-inaugurazione a sorpresa don Nandino Capovilla per un breve discorso sulla pace. Don Nandino, responsabile nazionale di Pax Christi e da poco espulso da Israele, ha parlato prima della proiezione di pre-inaugurazione della Mostra del Cinema in sala Darsena.
«Non è un film, e tutti lo sappiamo», ha iniziato il suo discorso, per poi proseguire: «Adesso che i termini impronunciabili sono sulla bocca di quasi tutti, assistiamo attoniti, impotenti e complici a ciò che sta avvenendo in Terra santa. Mi è stato chiesto di portare questa sera un testo di spiritualità, una preghiera per aprire le porte della Mostra del Cinema al disumano massacro in corso a Gaza. Ascoltate la supplica di monsignor Sabbah, patriarca emerito di Gerusalemme, che prega ogni mattina con il coraggio della parresia: “Sul baratro della carestia, non resta che contare su di te, Signore, perché c’è bisogno di tutto. Chi sfamerà i nostri piccoli che da mesi non mangiano? Non senti, Signore , il grido dei nostri bambini? Il loro pianto arriva ai tuoi orecchi? Sono migliaia i sopravvissuti alla carneficina, feriti e dispersi.
Da tutta la Striscia di Gaza gridano a te, perché nessuno riesce ad acquietare il loro pianto. Signore, nessuno sembra indignarsi.
Ricordati di noi in questi giorni di angoscia. Mi sono anche state chieste parole alte sul genocidio a cui stiamo assistendo. Le parole più alte, dovremmo ricordarlo sempre devono restare quelle della più alta autorità che laicamente onoriamo e custodiamo: le Nazioni Unite.
Recita l’articolo 3 della Dichiarazione universale dei diritti umani: “Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà e alla sicurezza della propria persona” Ogni individuo ha questo diritto, che noi, comunità internazionale, abbiamo voluto ribadire nel 1948, dopo l’ecatombe della seconda guerra mondiale. Il diritto alla vita e alla sicurezza lo avevano il 7 ottobre 2023 le circa 1200 vittime israeliane di cu i 16 bambini del brutale attacco di Hamas. Lo hanno gli ostaggi israeliani che ancora attendono di essere restituiti alle loro famiglie. Lo avevano le 62.000 persone palestinesi della Striscia di Gaza (e purtroppo sappiamo che il conto è molto più alto , perché migliaia di persone sono ancora sotto le macerie), di cui 18.000 bambini, che sono state uccise dall’esercito israeliano dopo quel giorno, in un’escalation di violenza e distruzione da parte dell’esercito di occupazione che va contro ogni ‘principio di umanità.
Tutto questo poteva non essere, e può essere fermato e non lo stiamo facendo, o non abbastanza. Da prete che crede fermamente nella nonviolenza attiva, non posso che condannare l’uso delle armi, da qualsiasi parte le si impugni. Da cittadino sostengo la manifestazione che si terrà sabato e tutti i modi pacifici con cui la società civile sta ‘‘disertando il silenzio’’. Con coraggio uniamoci, sempre di più. Perché si fermi tutto questo male».
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