Ghiaccio bollente, nuovo record a 5.400 metri per lo zero termico sulle Alpi

Il dato rilevato nella prima settimane di luglio ed è come se l’intera catena alpina fosse rimasta senza "zona fredda". L’allarme di Italy for Climate: «Ghiaccio a rischio, sistema climatico fuori controllo. Bisogna agire subito»

La redazione
I ghiacciai italiani stanno scomparendo
I ghiacciai italiani stanno scomparendo

Mentre l’Italia suda sotto un’ondata di calore anomala persino per luglio — con temperature superiori ai 38 °C, notti tropicali sopra i 20 °C, incendi fuori controllo in Sardegna e Sicilia, e i fiumi ai minimi storici — i segnali più evidenti e inquietanti della crisi climatica arrivano dall’alto, dalle cime montane.

Nei ghiacciai il futuro del clima

In queste settimane il livello dello zero termico ha toccato un nuovo record sulle Alpi: 5.400 metri, ben al di sopra della vetta del Monte Bianco (4.808 m). Un dato senza precedenti: significa che nessun ghiacciaio alpino, nemmeno il più alto, è stato al riparo dalla fusione. È come se l’intera catena alpina fosse rimasta senza "zona fredda".

La montagna che crolla: il caso Marmolada

La fragilità crescente degli ambienti montani si è mostrata in tutta la sua drammaticità il 3 luglio 2022, con il crollo del seracco della Marmolada, costato la vita a 11 persone.

Quel ghiacciaio, il più esteso delle Dolomiti, è diventato il simbolo del collasso: ha perso il 70% della sua superficie e l’85% del volume dal 1905 a oggi. Solo nell’estate 2022 ha perso oltre 4 metri di spessore. Se le attuali condizioni persistono, secondo l’Unesco la Marmolada potrebbe sparire del tutto entro il 2040. Intanto, si tenta di rallentare la fusione con teli protettivi artificiali, ma è solo una misura temporanea. La vera risposta può essere solo una: tagliare drasticamente le emissioni che alterano il clima.

Il ghiacciaio della Marmolada scomparirà entro il 2040
La redazione
Gli esperti di 3B Meteo sulla Marmolada

Il ghiacciaio racconta il cambiamento climatico

Mentre il meteo parla del caldo di oggi, i ghiacciai parlano di decenni di squilibri accumulati: inverni sempre più secchi, estati sempre più lunghe e afose, e un bilancio energetico globale fuori controllo.

Lo scenario che si vive in quota è parte di un quadro allarmante delineato da Italy for Climate, che documenta con chiarezza come la crisi climatica non sia più un rischio futuro, ma drammaticamente contemporaneo e che colpisce duramente un Paese già fragile come l’Italia, tra i più esposti d’Europa alla crisi idrica e alla perdita di ghiaccio.

Il collasso dei ghiacciai

Secondo l’ultimo Inventario Glaciologico Italiano del Cnr e del Comitato Glaciologico Italiano (Cgi), oggi in Italia si contano 872 ghiacciai, frammentati e in gran parte di piccole dimensioni. La superficie complessiva è scesa sotto i 360 km²: negli ultimi 70 anni, abbiamo perso oltre il 30% della superficie glaciale.

Un dato ancora più impressionante: negli ultimi 20 anni, i ghiacciai alpini italiani hanno perso 50 km³ di acqua. Per capirlo: è come se fosse evaporata una città fatta di ghiaccio alta otto piani e grande il doppio di Roma.

E la tendenza è globale. Secondo il rapporto 2024 del Wmo, nel solo 2023 i ghiacciai del pianeta hanno perso una quantità d’acqua pari a cinque volte quella contenuta nel Mar Morto. È la più grande perdita di ghiaccio mai registrata dal 1950.

L’acqua che manca, oggi e domani

I ghiacciai non sono solo paesaggio o meta escursionistica: sono serbatoi naturali di acqua dolce. Accumulano neve e ghiaccio d’inverno e rilasciano acqua gradualmente d’estate, alimentando fiumi, agricoltura, centrali idroelettriche e biodiversità. La loro scomparsa minaccia direttamente l’equilibrio idrico di intere regioni.

L’Italia, già oggi tra i paesi europei più vulnerabili allo stress idrico, ha visto ridursi del 20% la disponibilità d’acqua rispetto all’inizio del '900. I ghiacciai alpini, in particolare, svolgono un ruolo cruciale nel bilancio idrico del bacino del Po, che coinvolge 8 regioni e 20 milioni di abitanti.

Ma qualcosa si è rotto: le fusioni iniziano sempre prima, già tra aprile e maggio, mentre gli inverni — sempre più asciutti — non garantiscono un adeguato rifornimento nevoso.

Il risultato? Una perdita netta anno dopo anno. Nel 2024 il Centro Studi Cima Foundation ha stimato una riduzione del 36% della riserva idrica nevosa nei principali bacini italiani rispetto alla media 2011-2022. In Italia la crisi climatica continua ad accelerare ad una velocità doppia rispetto alla media globale: nel 2024 le temperature sono aumentate di 1,52 °C (rispetto al periodo 1991-2010), mentre a livello globale l'aumento è stato di +0,72 °C (Fonte dei dati: Ispra e Copernicus).

Più caldo = meno ghiaccio = più caldo: un circolo vizioso

Meno ghiaccio significa anche meno albedo: i ghiacciai funzionano come specchi naturali che riflettono la luce solare e aiutano a contenere l’aumento delle temperature. Con la riduzione della superficie glaciale, il sistema Terra trattiene più calore, innescando un feedback climatico auto-rafforzante: più caldo, meno ghiaccio, e dunque ancora più caldo.

Il punto di non ritorno

A livello globale, oltre il 68% dell’acqua dolce è contenuta nei ghiacci polari e nei ghiacciai montani. E proprio gli oceani — che hanno già assorbito il 90% del calore extra generato dal riscaldamento globale — sono ora sotto minaccia di un innalzamento del livello del mare senza precedenti.

Si è già superata per la prima volta la soglia di +1,5 °C rispetto all’epoca preindustriale. Se nei prossimi anni continueremo a stare sopra questo valore, potremmo avviare un processo irreversibile che porterà, nel giro di pochi secoli — o addirittura decenni — alla completa scomparsa del ghiaccio sulla Terra e all’innalzamento dei mari di decine di metri.

La scienza è chiara. La scomparsa dei ghiacciai non è solo una questione estetica o turistica. È il segnale inequivocabile di un sistema climatico fuori equilibrio, con conseguenze dirette sulla disponibilità d’acqua, sull’agricoltura, sull’energia, sulla sicurezza.

Non c’è più tempo

«La scienza è chiara», commenta Andrea Barbabella di Italy for Climate, «La progressiva scomparsa dei ghiacciai non è solo un problema paesaggistico o, al più, un possibile danno per l’industria turistica. È innanzitutto il segnale inequivocabile di un sistema climatico sempre fuori equilibrio, con conseguenze dirette sulla disponibilità d’acqua potabile, sulla produzione agricola e industriale, sulla produzione stessa di energia, sulla sicurezza delle aree montane e delle persone che vi abitano o le frequentano».

Andrea Barbabella di Italy for Climate
Andrea Barbabella di Italy for Climate

E aggiunge: «Il ghiaccio che scompare ci dimostra che la crisi climatica non è più un problema che riguarda le generazioni del futuro, né una proiezione modellistica astratta. È già qui, misurabile, visibile, fotografabile. Eppure, nel dibattito pubblico continua ad aleggiare il falso mito secondo cui la transizione ecologica sarebbe una forzatura dettata dall’ideologia di burocrati europei o di lobby ambientaliste.

Ma il ghiaccio non ha ideologie: si scioglie e basta. I dati parlano chiaro. La realtà fisica del pianeta ha modi e tempi che spesso sono in netto contrasto con una narrativa molto diffusa nel dibattito pubblico ma del tutto avulsa dalla realtà.

Pensare di poter “fare le cose con calma”, rinviare, ridiscutere continuamente ogni passo in avanti verso la decarbonizzazione è un lusso che non possiamo più permetterci. I ghiacciai — che impiegano secoli e millenni per formarsi e pochi decenni per sparire — ci stanno avvisando». –

Riproduzione riservata © il Nord Est