Clima a Nordest, gli eventi estremi aumenteranno del 50 per cento: ecco perché
Il professor Marco Marani presiede il Centro Studi sugli impatti dei Cambiamenti Climatici: «È previsto un incremento dell’intensità fino al 50% per il 2100 rispetto a fine Novecento»

Quando il maltempo colpisce nel territorio lo fa sempre più spesso con violenza, provocando danni importanti. Ma non agisce ovunque allo stesso modo. Per questo il Critical, il Centro studi sugli Impatti dei Cambiamenti Climatici dell’Università di Padova, con sede a Rovigo e diretto dal professor Marco Marani, sta ora studiando la mappa sia territoriale che nazionale dell’azione delle avversità climatiche. Sapendo dove e come colpiranno, si potrà capire dove e come intervenire.
Professor Marani cosa succederà in futuro quanto a eventi estremi? Potrà andare anche peggio di oggi?
«Ci sono chiari indizi nei numeri raccolti e nelle analisi svolte. In particolare c’è una serie storica misurata a Padova che mostra l’andamento delle piogge dal 1725 ad oggi: si vede che a partire dagli anni ’50 c’è stato un aumento del 20% dell’intensità degli eventi estremi. Il fenomeno è legato all’aumento della temperatura globale che porta all’incremento dell’intensità degli eventi estremi e allo stesso tempo a una riduzione della media di quantità di pioggia. In sostanza: riceviamo mediamente meno acqua, ma in periodi più brevi e con eventi più intensi. Il fenomeno non sarà uniforme sul territorio regionale».
Che aumenti sono previsti?
«Le variazioni che ci aspettiamo vanno dal 20% al 50% in più per la fine del secolo rispetto a fine secolo scorso. È importante riuscire a cogliere la variabilità per capire dove intervenire e quali contromisure adottare».
Quali sono le zone in maggiore sofferenza?
«Le stiamo studiando e mappando. Si verificano incrementi maggiori in certe zone: immaginiamo per esempio una linea pedemontana da ovest verso est e un’ area di incremento che coincide con quella attorno al delta del Po. Stiamo appunto studiando come varieranno gli eventi estremi nelle diverse zone del Veneto e su scala nazionale».
E anche gli effetti del maltempo sono diversi da zona a zona.
«Ci sono almeno due fenomeni diversi: da una parte quello che è successo a Marghera, a Padova e Vicenza, a Mira, con il maltempo di qualche giorno fa che ha messo in crisi le reti di drenaggio urbano. Poi ci sono eventi che possono causare livelli idrici elevati nei grandi fiumi come il Bacchiglione a Vicenza, dove ora ci sono le casse di espansione che possono essere allagate all’occorrenza. Nel primo caso servono invece interventi sulla rete minore quali i fossi a bordo strada e i collettori urbani dove occorre far arrivare meno acqua».
Come?
«Aumentando il verde in città attraverso la conversione di aree urbanizzate. Che possono restare urbanizzate, ma con criteri nuovi. Ancora: i tetti possono essere convertiti in superfici verdi con giardini pensili che trattengono la pioggia».
Quindi tutti possiamo fare la nostra parte?
«Possiamo farla, ma serve una regìa comune, con un sistema di incentivi perché tutto ha un costo. Molto possono fare le amministrazioni locali e comunali che promuovono la riqualificazione urbana convertendo il cemento in aree verdi».
Torniamo al clima, si prepara un fine secolo molto più caldo?
«È stato certificato un aumento della temperatura di 1,3 -1,5 gradi nel corso degli ultimi 30 anni. E’ in linea con quello che succede a livello nazionale e globale. Il problema è dovuto all’emissione di gas serra per l’uso di combustibili fossili. Dobbiamo prepararci e dobbiamo sapere che il clima futuro sarà diverso da quello conosciuto in passato e da quello attuale. Le proiezioni più accreditate ci dicono che a fine secolo arriveremo a quattro gradi in più rispetto al livello preindustriale, quindi ci aspettano altri due gradi in aumento. Dobbiamo fare i conti con tali variazioni e adattarci. E dobbiamo mettere in campo interventi diversi, come appunto le casse di espansione, i tetti verdi, i volumi che permettano di intercettare le acque prima di arrivare nella rete».
Interventi imprescindibili dunque?
«Certamente, non dobbiamo aspettare a farli, richiederanno degli anni per essere sviluppati e quindi occorre metterli in campo al più presto». —
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