Che cos’è questa storia degli scontrini di carta da abolire in Italia

Il Parlamento, tramite risoluzione richiesta da Fratelli d’Italia, propone un percorso graduale per eliminare gradualmente le ricevute cartacee iniziando dai negozi. Le tappe e le implicazioni green

Daniela Larocca

Ammettiamolo. Il più delle volte finiscono appallottolati nelle tasche, nelle borse o lanciati nel cestino poco dopo l’acquisto. Stiamo parlando degli scontrini cartacei e della proposta di Fratelli dʼItalia di eliminarli se si paga con carta o bancomat. FdI ha nei giorni scorsi fatto approvare in Commissione Finanze della Camera una risoluzione che avvia il percorso per lʼabolizione graduale degli scontrini cartacei. Le motivazioni sono per lo più ambientali ma dietro c’è una crescente proposta di digitalizzazione delle transazioni economiche. Vediamo nel dettaglio. 

La proposta di Fratelli d’Italia

Il testo è a prima firma del deputato meloniano Saverio Congedo. Inizia ricordando, come detto, che con la «trasmissione telematica all'Agenzia delle entrate dei dati relativi ai corrispettivi giornalieri» lo scontrino fiscale è diventato «nella maggior parte dei casi un mero documento commerciale». Se i negozianti inviano in automatico i propri dati al Fisco, non sono obbligati a registrare e certificare le entrate tramite gli scontrini cartacei.

Come funzionerà la riforma

La proposta prevede che l’obbligo di stampare lo scontrino cartaceo venga meno quando il cliente paga con carta o bancomat. Lo scontrino resterà obbligatorio solo per i pagamenti in contanti o se il cliente ne fa esplicita richiesta.

Da qui, un primo (e lecito) dubbio: come fare allora per tutti quei documenti utili per i resoconti fiscali? Secondo la proposta dei meloniani, i dati delle transazioni verrebbero automaticamente trasmessi, in maniera elettronica, all’Agenzia delle Entrate. Lo scontrino cartaceo, di fatto, diventa un semplice documento commerciale e non più uno strumento fiscale.

Quali sono i tempi?

Va precisato che siamo ancora nel campo delle ipotesi poiché la risoluzione, seppur arrivi dal partito di maggioranza e che quindi potrebbe avere un certo peso politico, non è una proposta di legge vera e propria. Se approvata, consiste semplicemente in una richiesta non vincolante al governo di intervenire. La risoluzione prevede una graduale introduzione della digitalizzazione degli scontrini, articolata in tre fasi:

Prima1° gennaio 2027Grande distribuzione (supermercati, catene)
Seconda1° gennaio 2028Altri soggetti con volume d’affari superiore a una certa soglia
Terza1° gennaio 2029Tutti gli altri esercenti

La data di stop per le imprese della grande distribuzione è il 1° gennaio 2027, seguite dopo un anno dagli altri soggetti con volume d’affari superiore a una certa soglia. La terza tappa è quella del 1° gennaio 2029, quando tutti gli altri esercenti dovranno adattarsi alle nuove disposizioni. In questi tre anni, però, gli acquirenti dovranno comunque avere la possibilità di richiedere la stampa del documento commerciale.

Perché farlo?

Le motivazioni sono molteplici ma in primis c’è l’impatto ecologico. Nel presentare la risoluzione, Fratelli d’Italia ha sottolineato quanto pesi sull’ambiente la produzione di carta termica. Quella utilizzata per gli scontrini fiscali, in particolar modo, non può essere smaltita come la carta comune, in quanto non si tratta di pura cellulosa, ma sono in essa presenti additivi chimici che la rendono non riciclabile. 

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