Gli spioni nelle nostre camere da letto: scoperti altri dieci siti di video rubati

La trevigiana Yarix, centro di competenza per la cybersecurity di Var Group, ha individuato altri dieci portali in cui vengono trasmessi filmati a sfondo sessuale rubati dalle telecamere di sicurezza

Lorenza Raffaello
Una delle immagini rubate scoperte dalla trevigiana Yarix
Una delle immagini rubate scoperte dalla trevigiana Yarix

Camere da letto, bagni e zone intime di casa ancora una volta set di filmati hot rubati e poi condivisi su piattaforme web facilmente rintracciabili tramite i più basici motori di ricerca, per generare indotti da centinaia di milioni di euro.

Il caso scoppiato una settimana fa del portale straniero attraverso cui era possibile entrare nel privato delle persone non ha fatto altro che aumentare il voyerismo e i siti sono moltiplicati.

La trevigiana Yarix, centro di competenza per la cybersecurity di Var Group, ha individuato altri dieci portali in cui vengono trasmessi filmati a sfondo sessuale rubati dalle telecamere di sicurezza installate nelle abitazioni private, ma anche nei bagni di locali pubblici e negli studi medici. Tra le vittime anche diversi cittadini veneti.

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Il frame di uno dei video rubati e diffusi nel sito svelato da Yarix

I nomi dei portali, tutti con dominio all’estero, sono stati comunicati alla polizia postale di Venezia e all’autorità giudiziaria e andranno a ampliare il fascicolo aperto proprio per la diffusione illecita di questi frame.

Nel frattempo le forze dell’ordine sono intervenute come hanno potuto: i siti sono ancora aperti e attivi, ma sono stati eliminati i filmati provenienti da telecamere presenti su territorio nazionale.

La punta dell’iceberg

I nuovi portali venuti alla luce grazie all’analisi di Yarix sono solo la punta di un iceberg che cela un modo un universo “dark” vastissimo. «Se si utilizzano le parole chiave giuste sui motori di ricerca per trovarne uno o due, ce ne saranno probabilmente dieci volte altrettanti che non sono indicati nella stessa maniera nel motore di ricerca, per cui li raggiungi soltanto avendo l’indirizzo corretto che probabilmente volutamente non viene indicizzato nel motore di ricerca e l’accesso è scambiato solo attraverso chat chiuse su sui sistemi di messaggistica», spiega Diego Marson, chief technical officer di Yarix.

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Una volta che sono stati pubblicati, i video rimangono impressi nel web per sempre, basta che qualcuno li abbia scaricati e poi condivisi e la catena di sant’Antonio diventa inscalfibile.

Guardo con le criptovalute

Come accaduto anche per il caso precedente ognuno di questi portali consente di visualizzare gratuitamente brevi estratti delle registrazioni avvenute precedentemente, ma offre anche la possibilità di acquistare l’accesso alla videocamera, quindi con possibilità di accedere in diretta prendendo, di fatto, il controllo della videocamera stessa. Il tutto accessibile senza bisogno di registrazione, con formule a pagamento dalle tariffe variabili in base alla popolarità e al numero di visualizzazioni dei video.

Accedervi è semplice: tramite un bot Telegram costruito ad hoc, è possibile acquistare l’accesso ad una o più videocamere. Il prezzo per ciascuna varia da 20 a 600 dollari.

I video raggiungono anche le 20 mila visualizzazioni. «La transazione viene fatta su un canale Telegram e viene effettuata in criptovalute, per questo motivo non ci sono tante possibilità di tracciare i fruitori del servizio», aggiunge Marson, «Oggi tutti, tramite piattaforme exchange riescono a cambiare la valuta da euro a Bitcoin, per esempio, e così chiunque riesce ad accedere al servizio in un modo molto semplice e veloce».

Le telecamere sul letto

Rimane un mistero il motivo per cui così tanti cittadini privati abbiano gli occhi delle telecamere puntate proprio sul letto o in bagno. «C’è la possibilità che alcune di queste telecamere fossero installate con la consapevolezza da parte degli utilizzatori della telecamera ai quali era stato rubato l’accesso. Si tratta di una seconda ipotesi, ma possiamo ritenere possibile che fossero consapevoli di avere le telecamere che puntavano in determinate direzione per poi rivendere i contenuti su determinati siti, cioè pubblicando determinati contenuti per monetizzare», approfondisce il responsabile tecnico di Yaris.

Diverso è invece il caso di studi medici e bagni di locali pubblici: «Nella stragrande maggioranza dei casi chi l’ha installata non ha adottato le misure minimali di sicurezza.

Poi ci sono i casi in cui è evidente il dolo, cioè l’interesse a installarla per ottenere un proprio vantaggio che sia voyeurismo, che sia economico per rivenderle, c’è comunque del dolo». 

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