Dieci anni senza Valeria Solesin, il messaggio di Moraglia: «Vite spezzate monito per cercare un futuro condiviso»
Il messaggio del Patriarca di Venezia Francesco Moraglia a dieci anni dall’attentato del Bataclan, dove morì anche Valeria Solesin: «Aveva la gioia nel cuore al contrario di chi l’ha uccisa»

Sono trascorsi dieci anni dal toccante momento del saluto dato a Valeria Solesin, alla presenza delle più alte autorità dello Stato, in una Piazza San Marco gremita di persone raccolte nel silenzio e nella preghiera. In quella circostanza abbiamo ascoltato riecheggiare la preghiera cristiana, ebraica e musulmana ma al di là delle diverse fedi il riferimento era l’unico Dio che è il Dio della pace e nel nome del quale è bestemmia dare la morte.
In quella solenne ed austera celebrazione, in qualche modo, si manifestavano due opposte visioni della vita. Nella mente di tutti, da una parte vi erano le 130 vittime inermi tra cui Valeria, dall’altra parte i terroristi, vittime loro stessi dell’odio omicida che li ottenebrava. Sì, due opposte visioni della vita, due modi differenti di intendere la vita.
Da una parte Valeria e la vita intesa come desiderio di mettere a frutto i doni ricevuti con gioia e con l’entusiasmo che l’aveva portata a lasciare Venezia per formarsi al meglio e poter seminare qualcosa di buono, di vero e di bello, attraverso le sue competenze e con la sua vita.
Dall’altra parte, invece, giovani, come Valeria, che però – al contrario di Valeria – nel cuore e nella mente coltivavano odio. Il loro progetto era dare morte e proprio in quei luoghi che sapevano frequentati dai loro coetanei come, appunto, il Bataclan e lo Stade de France. In loro, soprattutto, non vi era posto per gli altri; per loro il pensare una storia diversa era, semplicemente, inconcepibile: giovani perennemente in fuga e, prima di tutto, da se stessi.
Questi modi opposti d’intendere la vita, in quel giorno di dieci anni fa, erano drammaticamente davanti a noi sul sagrato della basilica del santo patrono di Venezia. Due strade inconciliabili e fra loro opposte. Due contrastanti visioni dell’uomo e dell’umano convivere che purtroppo anche oggi, seppur con modalità diverse, tornano a scontrarsi a Gaza e in Ucraina.
Così il ricordo della vita spezzata di Valeria e delle altre vittime è per noi monito attualissimo, poiché tutti possiamo riflettere e – per chi crede – chiedere a Dio ciò che le leggi degli uomini non riescono a dare, ossia poter costruire un futuro in cui il rispetto e la condivisione del bene fondamentale della vita ci consenta di vivere con gli altri e non contro gli altri.
Alla mamma, al papà e al fratello di Valeria la rinnovata vicinanza di chi, da quel giorno, li ricorda con affetto anche nella preghiera.
Patriarca di Venezia
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