Videosorveglianza fai da te in casa, l’esperto: «Così aprite le porte ai delinquenti»
Flavio Romanello è il presidente della comunità antennisti Confartigianato Marca Trevigiana: «Gli addetti al settore avevano annunciato che il fenomeno era destinato a esplodere»

«Il problema è che diamo per scontate cose che non lo sono e soprattutto non pensiamo alle conseguenze». Flavio Romanello è il presidente della comunità antennisti di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana e le conseguenze di cui parla sono quelle relative all’installare telecamere di videosorveglianza in camera da letto o in bagno.
Presidente, chi mette in circolo le immagini delle telecamere private?
«Chiunque utilizzi in maniera inappropriata questo tipo di immagini è un delinquente e lo sono anche tutti quelli che si mettono a disposizione di questi personaggi».
Parla degli installatori?
«Chi fa questo genere di cose non è un installatore, per due motivi: o non ha le competenze tecniche per fare il mestiere e quindi non ha protetto adeguatamente il suo cliente o è un delinquente che vuole guadagnare in modo illegale».
Cioè come?
«Vendendo la sicurezza del cliente».

Come mai è scoppiato questo caso?
«Una struttura sta in piedi se c’è un’infrastruttura, sembrano parole complicate ma non lo sono: noi siamo abituati a vedere la struttura digitale, cioè i dati che arrivano sul telefonino, il bello delle immagini delle telecamere che vediamo quando guardiamo il gatto o il cane che si spostano in casa, ma non sappiamo nulla e non ci preoccupiamo per nulla dell’infrastruttura. È come pensare ad un treno senza i binari. In questo caso l’infrastruttura deve seguire delle regole precise. Era un fenomeno destinato a scoppiare, gli esperti del settore lo avevano previsto».
Quindi quale è il problema?
«Il fatto è che le telecamere che si comprano oggi a pochi soldi si attivano da sole, mentre fino a 5-10 anni fa venivano consegnate le istruzioni per entrare nell’infrastruttura e fare in maniera tale che il flusso video andasse solo ed esclusivamente su un ambiente protetto. L’installazione però era complicata e quindi l’utilizzatore mandava indietro la telecamera. Ora è tutto più semplice, ma c’è molta meno protezione».
E questo cosa comporta?
«Che abbiamo aperto delle porte di casa perché non abbiamo coscienza che quell’infrastruttura arriva dentro il tuo pc, la tua casa, la tua privacy, la tua intimità. Stiamo trascurando in maniera drammatica l’infrastruttura digitale, perché fondamentalmente non ne abbiamo conoscenza».
Come si può risolvere la situazione?
«Chiamando un installatore capace di dare consigli e suggerire come e dove installare. Esiste un’etica e anche delle regole. Io per esempio come installatore non metto telecamere in camera, nemmeno in bagno, neanche se me lo chiedono».
Perché in tanti chiedono di mettere la telecamera in camera?
«Le telecamere servono a preservare il tuo bene, di solito si mettono all’esterno di un immobile. Ora ci chiedono di metterle all’interno per vedere i bambini o il cane e il gatto. Oppure ci chiedono di monitorare l’appartamento al mare per capire se qualcuno entra. Quando ci chiedono di inserirle in camera e in bagno, come professionista dico di no a prescindere, sicuramente c’è qualcosa dietro».
Come possiamo proteggerci?
«Non fidatevi di quello che è troppo facile. Anche le telecamere più economiche e semplici fatele installare da qualcuno, magari anche quella stessa telecamera configurata in una certa maniera, diventa un qualcosa di più sicuro. Non date nulla per scontato: ci sono delle regole che se rispettate tutelano la vostra sicurezza, fidatevi degli esperti».
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