Inchiesta Reset, l’ossessione per lo chalet Tofane di Cortina e le pressioni ai gestori: «Sarà guerra mondiale»

Le carte dell’inchiesta Reset. I fratelli Cobianchi volevano a tutti i costi il totale controllo del rifugio dell’Ista. Minacciato il gestore Luca Culot Noale. Anche il Capodanno 2025 fu a stampo mafioso: «Suonano solo i nostri dj»

Alessandro Michielli
I fratelli Cobianchi, al centro dell'inchiesta Reset
I fratelli Cobianchi, al centro dell'inchiesta Reset

«Verremo a Cortina a scatenare la guerra mondiale». Questo è uno dei messaggi – inserito anche nell’ordinanza di misure cautelari riguardante l’operazione Reset – con i quali Luca Culot “Noale” (ai tempi delle indagini prima dipendente e poi gestore dello Chalet Tofane) veniva minacciato dai fratelli Leopoldo e Alvise Cobianchi. «Qui comandiamo noi da oltre 20 anni. Eravamo qui da prima che tu mettessi piede a Cortina», scrivevano i Cobianchi a Culot nel febbraio 2024.

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La foto di uno dei locali coinvolti, lo Chalet Tofane

Minacce e intimidazioni che spinsero il giovane gestore a cedere, in certi casi, alle pressioni dei due fratelli romani (fatte a volte tramite una persona terza) e ad organizzare quindi eventi come quello del febbraio 2024 «che fu un flop», disse il gestore. Culot temeva «una ritorsione verso sé stesso o verso il locale».

Il caso Chalet Tofane

Una delle azioni più sconvolgenti riguarda lo Chalet Tofane, prima guidato dallo chef stellato Graziano Prest insieme a Kristian Casanova, poi da Luca Culot “Noale”, oggi alla guida del bar The Roof.

Alcuni dei passaggi più significativi sugli atti intimidatori e violenti dell’indagine riguardato proprio il periodo di gestione dello chalet da parte di Culot. I fratelli Cobianchi volevano imporre i loro metodi e i loro eventi al rifugio (di proprietà della società Ista).

Ai Cobianchi non erano piaciuti gli atteggiamenti avuti da Prest e Casanova, che avevano cercato di tenere alla larga i fratelli (con non poco timore) per evitare di averci a che fare visti gli atteggiamenti. I due esercenti, dopo i primi rapporti “cordiali”, si erano resi conto che erano due figure da cui stare ben alla larga.

Il passaggio di gestione

Con il passaggio di gestione, però, a quel punto toccava a Culot subire in prima persona le pressioni.

I fratelli – che volevano avere voce in capitolo nella scelta dei dj e non volevano assolutamente che fossero invitati alle serate profili a loro non graditi – tentarono più volte di fare pressioni a Culot personalmente o tramite emissari. «Sono pronti a scatenare la guerra mondiale a Cortina se inviti certe persone, come la moglie di quell’infame e figlio di puttana (una figura romana). Sarà molto peggio del 22 gennaio».

Il riferimento non è casuale: infatti, il 22 gennaio 2022 i Cobianchi furono protagonisti di una violenta rissa fuori dallo Chalet Tofane, convinti di aver “difeso” uno dei gestori, Casanova. Ecco, quell’episodio «non era nulla rispetto a quello che avrebbero potuto fare a Noale se non avesse rispettato le regole imposte», questo il messaggio intimidatorio.

Come già visto nei reati ai capi d’imputazione raccontati nei giorni scorsi, nel confezionare il messaggio minatorio di tipo estorsivo, i Cobianchi utilizzavano un metodo mafioso, evidenziando in molti casi il diretto collegamento con “le mafie”, uniche in grado di “garantire l’ordine”. Se Culot non avesse seguito le indicazioni, avrebbe subito azioni ritorsive proprie delle organizzazioni di stampo mafioso.

Gli ultimi episodi

Ci furono 8 episodi significativi raccontati da Culot, l’ultimo dei quali risale a circa un anno fa, siamo nel novembre 2024. Fino a quel momento, Prest aveva consigliato a Culot di temporeggiare per ulteriori eventi. Cosa che il ragazzo fece, nonostante le pressione di una persona terza rappresentante dei fratelli Cobianchi.

Persona che contattò Culot un’ultima volta a novembre 2024 per informazioni sul Capodanno 2025 allo Chalet Tofane. Ma il ragazzo disse che aveva ceduto il locale, senza dirgli di chi fosse la nuova gestione.

Capodanno 2025

In effetti, quello che emerge, è che alla fine il clan dei Cobianchi aveva capito chi puntare, ovvero sulla società Ista.

Infatti, anche l’ultimo Capodanno allo chalet fu a marchio mafioso: nel novembre 2024 venne siglato un contratto d’affitto tra la G&T srls, il cui rappresentante legale era un uomo dei Cobianchi, e la società Ista, rappresentata dal suo presidente. Fatto l’accordo, era già stato intavolato un discorso di mero interesse anche per il Capodanno 2025/2026.

Borsoni con 20 mila euro in contanti

L’operazione Reset, condotta dalla Direzione distrettuale antimafia, ricostruisce per filo e per segno i rapporti intrattenuti tra le numerose vittime e i fratelli romani: gli incontri, le chiamate, i messaggi, anche tramite intermediari.

Il tentativo di pagamenti delle serate in denaro contante contenuto in borsoni, con gruzzoli di banconote che raggiungevano i 20 mila euro (solo per il saldo della serata di Capodanno). Le intimidazioni arrivate a distanza, ma che prima o poi sarebbero piombate sul destino degli esercenti per dare seguito alla linea della “mafia romana”, se così si può definire.

Le vittime della vicenda ancora oggi sono provate: qualcuno si sforza di parlare, altri hanno lasciato il paese per qualche giorno con un certo timore addosso.

Resta ancora alta la paura e la tensione per quanto vissuto solo qualche anno o mese fa e sulle possibili ripercussioni. Forse è giusto che i loro pensieri restino nei messaggi di chi scrive oggi o nei pensieri delle persone più care, tra le pareti di casa. Ma le serate furono organizzate e i menù vennero presentati, nella consapevolezza e nell’idea che sarebbero stati la base di una normale serata di movida ampezzana, quando invece tutto diventò un incubo.

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