Sempre più colonnine di ricarica per le auto elettriche: il Nordest guida la crescita

Enel traina lo sviluppo dell’infrastruttura con oltre 24 mila punti attivi. La transizione richiede un cambio tecnologico e industriale

Luigi Dell’olio
Due auto elettriche ferme parcheggiate ad una colonnina per ricaricare la batteria
Due auto elettriche ferme parcheggiate ad una colonnina per ricaricare la batteria

Non più solo progetti pilota riservati ai grandi centri urbani, ma iniziative che si allargano a macchia d’olio, coinvolgendo porzioni crescenti di popolazione. In Veneto e in Friuli Venezia Giulia l’infrastruttura di ricarica cresce più rapidamente che altrove (1.300 punti pubblici nel primo caso, 300 nel secondo, a considerare solo quelli installati da Enel) e oggi chi sceglie un’auto elettrica può contare su una rete più estesa, più affidabile e – soprattutto – più semplice da usare rispetto al passato.

Non si tratta di numeri trascurabili, anche se la strada da percorrere per raggiungere gli obiettivi comunitari resta lunga. Infatti, con l’intento di abbattere drasticamente le emissioni inquinanti, l’Ue ha fissato per il 2035 lo stop alla vendita di auto nuove con motore termico e già da tempo spinge per legislazioni di favore verso le alimentazioni green. Uno sforzo che impone un cambio di paradigma, tecnologico e industriale, che ha generato molte proteste e la richiesta da parte di alcuni governi di fare marcia indietro oppure di non privilegiare una tecnologia a dispetto di altre.

Resta il fatto che, in attesa di maggiori certezze su come evolverà il quadro regolatorio, le aziende sono costrette a fare i conti con i cambiamenti del mercato e con quelli che potrebbero essere gli effetti finali della transizione. Nel corso degli ultimi anni Enel ha accelerato l’installazione di colonnine pubbliche, puntando su funzionalità pensate per chi guida tutti i giorni: pagamenti immediati, tariffe più flessibili, meno code agli stalli. In entrambe le regioni, la maggioranza delle colonnine è in corrente alternata (il 72% in Veneto e l’84% in Fvg), adatta alla mobilità quotidiana, quella che riguarda soprattutto pendolari, famiglie e professionisti in movimento breve e medio raggio.

Enel è il primo operatore nazionale nella ricarica pubblica con oltre 24 mila punti di ricarica distribuiti sul territorio nazionale, concentrati soprattutto al Nord. A livello Paese, l’infrastruttura è più avanti del numero di auto elettriche circolanti: l’Italia ha 70 mila punti di ricarica pubblici e un parco di veicoli elettrici a batteria di circa 380 mila vetture, con un rapporto di uno a cinque tra colonnine e auto, tra i più alti in Europa. Per i consumatori questo significa minori rischi di arrivare alla colonnina e trovarla occupata, più disponibilità di punti lungo i tragitti quotidiani, maggiore capillarità anche fuori dai grandi centri. Uno dei problemi riscontrati con maggiore frequenza è trovare la colonnina occupata da auto che non stanno effettivamente ricaricando.

Enel sta affrontando il tema attraverso sensori wireless installati sotto l’asfalto, capaci di segnalare in tempo reale se uno stallo è occupato impropriamente. Il progetto, già avviato a Roma, prevede 232 sensori attivi e può essere esteso anche in altre città, migliorando l’efficienza di tutta la rete. Un’altra novità rivolta direttamente ai consumatori riguarda i pagamenti.

Dalla scorsa estate, sulle colonnine fast Enel sono stati installati circa 700 Pos fisici, affiancati da 5 mila Pos virtuali con QR code, il che consente di pagare la ricarica con carta senza necessità di app, registrazioni o abbonamenti. Considerando anche le stazioni ultrafast della rete Ewiva, i POS totali superano le 1.300 unità. Sul fronte dei costi, l’azienda elettrica ha introdotto tariffe dinamiche che differenziano i prezzi in base alla fascia oraria: chi ricarica la sera o la notte spende meno. Non solo: tra le 23 e le 7 (e dal 2026 fino alle 8) è eliminato il penalty time in AC, cioè il sovrapprezzo che scatta se si lascia l’auto attaccata dopo la fine della ricarica.

Così, se non si ha un garage o un punto privato di ricarica, la notte diventa il momento più conveniente per fare il pieno all’auto, con costi molto vicini alla ricarica domestica. Il rafforzamento della rete non nasce evidentemente solo da ragioni commerciali. Veneto e Friuli Venezia Giulia sono tra le regioni italiane con la più alta diffusione di imprese manifatturiere, servizi avanzati e turismo. Avere una rete capillare significa sostenere chi usa l’auto elettrica per lavoro, hotel e strutture ricettive che vogliono offrire un servizio ai clienti, imprese della logistica dell’ultimo miglio che stanno elettrificando i mezzi, così come famiglie che si muovono tra città, mare e montagna.

La mobilità elettrica gioca un ruolo strategico nella riduzione delle emissioni: grazie all’alimentazione delle colonnine con energia da fonti rinnovabili, Enel stima di aver evitato finora l’immissione in atmosfera di circa 200mila tonnellate di CO2, equivalenti a 10 milioni di alberi piantati. 

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