Cambiamenti climatici a Nord Est, il fisico Pasini (Cnr): «La parola d’ordine è adattarsi»

Antonello Pasini, fisico del clima al Cnr: «Non si torna indietro. La parola d’ordine è adattarsi. È necessario ridurre le emissioni, proteggere le falde e limitare la dispersione d’acqua»

Federico Murzio
Il fisico del clima del Cnr Antonello Pasini
Il fisico del clima del Cnr Antonello Pasini

Non si torna indietro. Nel senso che ciò che è cambiato non è più recuperabile. E la parola d’ordine è «adattarsi». Parola che come corollario ha una sorta di invito categorico. Ossia «limitare i danni». Antonello Pasini è fisico del clima al Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e offre un affresco di quanto sta accadendo già da qualche anno in realtà.

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La pianura Padana vista dal satellite

Professor Pasini, sposando il luogo comune che nulla è come prima, c’è una spiegazione scientifica che possa offrire spunti di riflessione per comprendere il fenomeno?

«Molte persone tendono a circoscrivere i cambiamenti climatici a un generico aumento delle temperature e alle conseguenze di questa innalzamento. Il che è certamente vero ma non è tutto».

Quali sono gli altri elementi?

«Non si può ignorare, per esempio, che è cambiata la circolazione delle correnti d’aria. Non più o non solo da ovest a est e viceversa ma in modo significativo da nord a sud e da sud a nord. Il che significa correnti di freddo da nord e ondate di caldo da sud».

Cosa comporta questo per il Nord Est del Paese?

Il Nord Est è “protetto” dalle Alpi. Un muro. Però è un muro che frena le ondate di freddo che arrivano dal nord, privando così anche la pianura padana dei benefici significativi che queste correnti possono offrire. Ed è un muro che ferma in piaura le ondate di caldo da sud, con conseguenze facilmente immaginabili».

Senta, negli ultimi giorni è tornato il freddo anche in pianura, che almeno da queste parti è il primo assaggio di inverno.

«Dalle mappe di del Centro europeo di previsioni a medio termine, sembra possa essere un passaggio rapido di una lingua di freddo che interesserà soprattutto il versante adriatico. Ci sarà un abbassamento di temperatura anche nel resto d’Italia, ma non così pesante. Magari ci sembrerà accentuato perché non ci siamo più abituati o perché veniamo da un periodo particolarmente caldo».

Il che porta in via preliminare a chiederci se sia ancora possibile redigere delle previsioni attendibili.

«Sul breve periodo sì. Ma se per esempio parliamo di perturbazioni e pioggia, non si riesce a comprendere né l’intensità né la quantità che incidono sia in tema di ricarica delle falde sia sulla sicurezza».

Torniamo all’inverno e alla neve. In Veneto, in pianura, nevicate con accumulo mancano da cinque anni. Dobbiamo abituarci?

Sappiamo che nevica meno e a quote più alte. La pianura soffre non tanto o non solo della mancanza di pioggia ma della neve e del suo stoccaggio».

Questo ha conseguenze oltre l’ambiente.

«Non posso non pensare che un’industria turistica lungimirante oggigiorno non investe a quote basse, laddove le nevicate sono un’incognita».

Non ci possono essere, come per altro già visto in passato, nevicate tardive?

«Sì ma non bisogna dimenticare che se da un lato possono essere un bene per l’approvvigionamento idrico, dall’altro se poi queste nevicate tardive sono accompagnate da gelate, magari in un periodo di fioritura, si possono registrare danni all’agricoltura».

Che fare?

«Di certo non si torna indietro. Le persone devono adattarsi a queste dinamiche. Se per esempio parliamo di siccità è necessario adottare quei sistemi per mantenere l’acqua. Quindi si parla di invasi, del recuperare le acque reflue, dell’evitare lo spreco dell’acqua potabile e di abbattere la dispersione della rete idrica».

E per quanto riguarda l’ambiente?

«Pensiamo ai ghiacciai che se ne stanno andando, che si stanno ritirando. Entro fine secolo è previsto che si ritireranno per circa il 30 per cento. Ecco: è necessario evitare un’accelerazione, impedire che non si arrivi al 90 per cento entro fine secolo».

Parliamo di emissioni?

«Certo, è necessario diminuirle drasticamente. Abbattere la dispersione di anidride carbonica nell’aria, diminuire l’utilizzo dei combustibili fossili». —

 

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