Villa Godi Malinverni, la luce del Palladio a Lonedo
Visitare la dimora storica della frazione di Lugo (Vicenza). In silenzio affreschi e giardini dialogano con il paesaggio. Il parco: viali, laghetti e alberi secolari aperti dal portale bugnato che recita “Ingredere et laetaberis” (Entrate e rallegratevi)

A Lonedo, frazione di Lugo di Vicenza, Villa Godi Malinverni si alza sopra la valle dell’Astico come un punto d’equilibrio tra architettura e paesaggio, circondata da giardini che si fondono nel verde dei colli. Lo è dal 1542, quando fu completata come prima opera di Andrea Palladio, che racchiude già la misura destinata a fare scuola nelle Ville Venete.
I giardini
Il giardino anteriore, recentemente restaurato, è l’unico disegnato direttamente dall’architetto e inserito nei suoi “Quattro libri dell’architettura” : vi si riconosce la geometria originaria, con il cortile di servizio, l’orto e il giardino nobile che si susseguono davanti alla facciata secondo un ordine insieme estetico e funzionale. Dall’emiciclo, ornato da statue e fontane, partiva la strada che collegava la villa a Lugo, segnando il confine tra la dimora e la campagna e caratterizzando la parte più rappresentativa ma anche più domestica del complesso, dove l’arte incontra la quotidianità.
La facciata posteriore si apre invece su spazi più intimi: il giardino cinquecentesco alterna aiuole quadrate e circolari, siepi di bosso e fontane cinte da una balaustra punteggiata di statue, mentre sul gradone superiore si allunga la cedraia, esposta a sud, dove maturavano limoni e cedri.
Poco più in basso, il giardino segreto segue la pendenza del colle, articolandosi in terrazze e scalinate. Al centro c’è il pozzo in pietra del Monte Summano che riprende in scala il profilo della montagna visibile dalla loggia: un rimando tra la geometria costruita e quella naturale, come se Palladio avesse voluto far dialogare la villa con il paesaggio che la circonda.
Il parco
Oltre i giardini, il grande parco voluto nel 1852 dal conte Andrea Piovene, allora proprietario della villa, unisce il gusto romantico all’eredità agricola del brolo: sette ettari di viali, laghetti e alberi secolari preceduti dal portale bugnato con la scritta “Ingredere et laetaberis” (Entrate e rallegratevi).
Nel parco trova spazio anche il Museo dei Fossili fondato nell’Ottocento, mentre lungo i sentieri si incontrano l’Angolo del Silenzio, frequentato dal poeta vicentino Giacomo Zanella, e l’Angolo delle Memorie, con le epigrafi della famiglia Piovene e la tomba di Remo Malinverni, imprenditore e mecenate milanese che nel 1962 acquistò la villa e ne curò il restauro con una dedizione che i suoi eredi hanno mantenuto viva.

La villa
Dalla quiete del parco si passa all’interno della villa, che conserva un impianto compatto e simmetrico, ancora vicino al modello castellano: la scalinata centrale si restringe verso la loggia come un ponte levatoio, le sale si dispongono attorno al salone centrale.
Un’opera di passaggio, dove la solidità medievale incontra l’ordine classico, e quel confine tra due mondi pare rispecchiarsi nella loggia affrescata da Gualtiero Padovano con paesaggi che riprendono quelli visibili oltre le finestre. Sull’architrave campeggia il monito “Procul este profani” (State lontani, o voi profani), invito a varcare la soglia con lo sguardo di chi sa comprendere.
Le sale principali conservano un esteso ciclo di affreschi che riflette la vivacità della cultura figurativa veneta del Cinquecento. Battista Zelotti e Battista del Moro dipinsero i saloni con scene mitologiche e allegorie di virtù, mentre Gualtiero Padovano introdusse un linguaggio più domestico e narrativo, popolato di satiri, cariatidi e figure simboliche.
E altre storie si dispiegano sotto le sale affrescate: nelle antiche cantine, il recente Museo “La Villa del Principe” è dedicato alla presenza inglese durante la Grande Guerra e alla vita nelle dimore venete di inizio ‘900.
Perché a Villa Godi Malinverni, uguale a se stessa da cinquecento anni, nulla è rimasto fermo: ogni epoca ha aggiunto un segno, lasciando che l’armonia di Palladio continui a respirare nel paesaggio.
Aperta da marzo a novembre
Villa Godi Malinverni è aperta regolarmente da marzo a novembre, il martedì, la domenica e nei giorni festivi; negli altri periodi è visitabile su prenotazione.
Il biglietto d’ingresso costa 10 euro (6 euro per under 14, riduzioni per famiglie) e comprende villa, giardini, parco e musei. Sono disponibili audioguide, virtual tour, soundwalk, percorsi sensoriali e videoguide in LIS. Informazioni sul sito internet www.villagodi.com.
Il cucinone del Cinquecento
Al pian terreno di Villa Godi Malinverni si conserva ancora il grande cucinone cinquecentesco, con pavimenti originali, camino, forno per il pane e girarrosto del Settecento, testimonianza della vita domestica dell’epoca. Un maestoso torchio del 1780 dà oggi il nome al Ristorante Torchio Antico, aperto nelle barchesse della villa, che da più di mezzo secolo la apre all’accoglienza quotidiana dei visitatori.
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