Le regine di maggio del parco di San Giovanni a Trieste
Lo spettacolare roseto nato per la cura delle malattie mentali, è una vera attrazione. L’ora migliore
per la visita? Sicuramente al mattino, quando la rugiada imperla petali e foglie


Maggio è il mese della rosa, regina dei fiori, compendio di bellezza, colori e profumi dai molti significati simbolici a volte contrapposti: amore e passione, purezza, spiritualità e vanità. A Trieste nel parco di San Giovanni è possibile fare un viaggio nella storia di queste regali essenze, fra le 5/6 mila piante per 3 mila varietà che dal 2008 sono state progressivamente messe a dimora in un roseto diffuso, fra i più interessanti e ricchi in Italia ed Europa per la ricchezza improntata a un criterio museale di collezione.
Fu creato per portare bellezza in un luogo di sofferenza, all’interno infatti dell’ex Ospedale psichiatrico realizzato nel 1908 durante l’Impero austroungarico che negli anni ’70 del secolo scorso fu il luogo della rivoluzione di Franco Basaglia nella cura della malattia mentale. Fu proprio Franco Rotelli, collaboratore di Basaglia poi direttore dell’Ospedale psichiatrico, a volerlo, affidando la progettazione a Vladimir Vremec.
Antiche e moderne
Raggruppate per famiglie vi crescono le antiche e moderne, il meglio della produzione, create in periodi storici diversi da ibridatori europei, italiani, inglesi, tedeschi, francesi, olandesi ma anche cinesi, americani e giapponesi. Molte sono rare, altre non disponibili sul mercato.
Sta al visitatore scegliere il percorso che non è lineare ma a estro libero fra rose arbustive, floribunde, decorative e coprisuolo, fra corolle che svettano su alti steli e cascate di fioriture, piccole a 5 petali o in una vertigine di lamine. Una tavolozza amena dal bianco al rosa, dal giallo al rosso virante al violetto, e all’arancio, con infinite sfumature e nuance, fra profumi ora decisi, ora delicati o assenti.

Nella parte bassa del complesso vi sono le rose più antiche che, fino all’arrivo del gene del giallo dalla Cina, erano solo bianche, rosse e profumate.
Il percorso procede cronologicamente verso il culmine della collina. Qui troviamo le Bourbon a cespuglio, e le cinesi Banksiae, piccole, rampicanti, rigogliose, senza spine.
Il caco nato da una talea sopravvissuta alla bomba atomica
Procedendo si incontra il campo di Nagasaki, con l’albero di caco nato da una talea sopravvissuta alla bomba atomica, un inno alla pace oggi più che mai necessario, circondato da infiorescenze rosa.
Nella sezione Giulio Perotti (1841-1900) è possibile scoprire la Rosa triestina, nata in città nel giardino del cantante lirico, primo a scoprirla. Sontuosa corolla bianca di ammaliante profumo che qui è circondata da alti ibridi di tea, questi convenzionalmente nati nel 1867. Non mancano le Liberty dei primi anni del Novecento coeve della costruzione dell’ex manicomio, per il tempo esempio di avanguardia nell’impostazione delle palazzine, teatro, spazi verdi e comuni.

Nella parte alta si possono ammirare le moderne con un spazio dedicato alle giapponesi, circondate da ciliegi e altri fiori, un raro esempio di presenza di essenze del paese nipponico di Europa. Accanto un spazio per le moderne cinesi, a ricordare gli intensi traffici commerciali fra la città e l’Oriente dopo l’apertura del canale di Suez. Non mancano le creazioni di ibridatori italiani.
Prima dell’uscita di via Valerio le aiuole ospitano le inglesi, chiamate altresì romantiche o nostalgiche, e le arbustive, cascate di colori che richiedono grandi spazi, dunque adatti a vasti giardini e parchi. Nel 2017 World Federation of Rose Societies ha riconosciuto l’eccellenza del roseto triestino realizzato a costo e manutenzione contenuti, con pacciamatura in pietra, sempre aperto gratuitamente alla città.
Il consiglio
Un consiglio da esperti: all’acquisto delle piante badate soprattutto alle indicazioni del grado di resistenza alle malattie e al clima dove dimorerà. L’ora migliore per la visita? Sicuramente al mattino quando la rugiada imperla petali e foglie. —
Ingresso libero, ecco come si arriva
Parco di San Giovanni, ingresso libero, è aperto 24 ore su 24 ed è raggiungibile dalla stazione ferroviaria di Trieste all’ingresso di via Valerio, sulla sommità della collina, con la linea di autobus 17/.
All’interno è consentita la circolazione veicolare e il percorso è servito dal bus 12. Si sale a bordo dunque per risparmiarsi la salita, se si sceglie di entrare nel mondo delle rose a ritroso nei secoli. In basso ingresso al termine di via Donatello.
L’insostituibile opera dei volontari
Si occupano delle rose tutto l’anno, potano, “rimondano” asportando le corolle sfiorite, curano, ma sono anche preparati e appassionati ciceroni a supporto dei v isitatori. Sono gli Amici del Roseto del Parco San Giovanni, fra cui il presidente Leonardo Gambo, Ivana Suhadolc, suhadolcivana@gmail.com, e Donata Degrassi, donata.degrassi@ gmail.com. A loro potrete richiedere informazioni e anche di accompagnarvi. Altri interessanti dettagli sul sito amicidelroseto.wordpress.com.
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