La sorpresa del borgo di Štanjel
Il borgo sloveno appare all’improvviso, incorniciato di verde. La pietra del Carso, le mura del ’500 e l’arte in mostra


Appare all’improvviso, quasi una magica visione al termine di una strada in salita, ombreggiata da alberi antichi e circondata dal verde di prati e colline che sanno di mistero e natura preservata.
Il borgo medievale di Štanjel in Slovenia è parte del territorio comunale di Komeno. Si trova a mezz’ora d’auto da Gorizia e Nova Gorica, lungo la strada statale Šempeter-Dornberk-Branik, un nastro d’asfalto che, soprattutto negli ultimi chilometri, è la gioia dei motociclisti.
Raggiungibile anche in treno dalla storica stazione della Transalpina di Nova Gorica, realizzata durante l’Impero asburgico, affacciata su quella che era la frontiera fra Est ed Ovest che, per oltre mezzo secolo, ha separato genti e culture. Uno dei luoghi simbolo dell’Europa unita nell’anno dedicato alle due città capitale europea della Cultura.
In pietra del Carso
L’antico borgo in pietra del Carso sorge su una collina entro le mura bastionate erette nel XVI secolo per difendere il possedimento asburgico dai Turchi. L’accesso da un maestoso portale e sono proprio gli archi, i cornicioni, gli ornamenti eleganti ma sobri in pietra grigia che connotato l’architettura carsica del castello, di Villa Ferrari e delle case del volgo addossate le une alle altre nelle strette viuzze a mezza luna.
Una piccola comunità
Peculiarità e fascino di Štanjel è l’anima turistico-culturale in armonia con la piccola comunità di abitanti storici. Il signor Denis, seduto sulla soglia di casa, vi mostrerà le formelle in legno da lui incise con scorci del paese.
Il castello è uno scrigno d’arte e storia dove convivono antico e moderno, anzi modernissimo. Al piano terra un ristorante gourmet e una smart enoteca affacciati sul grande cortile alberato e poi due piani dedicati a maestri della pittura, di cultura slovena ma respiro internazionale, simboli di questo confine complesso e mobile nei secoli, entrambi nati sotto l’Impero. Sono Lojze Spacal (1907-2000) che donò a Štanjel oltre 150 opere per essere esposte permanentemente e Anton Zoran Music (1909-2005) pittore vissuto fra Parigi e Venezia.
Due gioielli espositivi
Sempre nel maniero due gioielli espositivi immersivi e interattivi. Uno dedicato alla natura e alle attività artigianali del Carso, con tanto di stanza della Bora che soffia a oltre 100 chilometri e l’emozione di odorare il profumo dei prati e della rugiada mattutina, e l’altro dedicato alla storia dell’editoria e della stampa.

Qui nacque l’architetto e urbanista mitteleuropeo formatosi a Vienna e a Lubiana Maks Fabiani (1865-1962) che da podestà nel ventennio contribuì a realizzare importanti interventi di recupero dopo i danni della Grande Guerra.
Ai piedi della salita sulla sinistra la data 1934 campeggia sulla cancellata che dà accesso a una passeggiata. Fabiani, con Gustav Klimt e Egon Schiele e altri, fu uno dei protagonisti della Secessione viennese.
Suo il progetto del Giardino Ferrari commissionatogli dal cognato e medico Enrico Ferrari. Un affaccio straordinario su di un paesaggio a perdita d’occhio. Terrazze e gradinate degradanti in pietra, un roseto e alberi della macchia mediterranea, un padiglione panoramico, fontane e una grotta artificiale e l’elegante piscina ovale con l’isolotto, il tutto commesso a un impianto idrico realizzato con condutture in pietra.
“Troppo spesso crediamo che le piccole cose non abbiamo alcun significato perché confondiamo il valore con la dimensione”, firmato Maks Fabiani, sepolto assieme ai famigliari nel vicino cimitero di san Gregorio-Kobdilj. E a compendio di tanta bellezza non può mancare il piacere di assaggiare i prodotti enogastronomici fra i quali il corposo vino rosso Terrano, il saporito prosciutto del Carso e, dulcis in fundo, una fetta di putizza. Info e altro: www.visitstanjel.si. —
I tre folletti Sommacco, Sasso e Bora
Le case in pietra, i giardini, le gorgoglianti fontane e i vicoli raccontano la storia dei folletti Sommacco e Sasso e della folletta Bora che diventano proprietari dei tesori del Carso. Come andrà a finire? Tutti i dettagli magici nel libro “I folletti del Carso”, scritto da Uroš Grilc e disegnato da Zvonko Čoh. Ma non è tutto! Tante altre storie lungo sentieri fiabeschi, nella natura, bambini e adulti assieme in www.skrateljc.org.
Il Gelso dei Fabiani, vedere oltre le pietre
“ll Gelso dei Fabiani. Un secolo di pace sul Carso” (Mgs Press) venne pubblicato nel 1975. L’autore Renato Fabiani ambientò il raffinato racconto di storie e memorie della sua famiglia nei possedimenti di San Daniele del Carso, questo il nome del borgo sotto l’Impero Asburgico, oggi Štanjel in Slovenia. Di tutto un mondo di malizie d’amore, profumi e prudenti conversazioni resta solo questo libro, una guida per vedere oltre le pietre.
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