Dalla pieve di San Floriano ai mulini: viaggio nel borgo di Illegio
Nell’ex canonica fino al 9 novembre c’è “Ricchezza. Dilemma perenne”: in mostra Caravaggio, Tiziano, Tiepolo, Lotto, Bellini

A Illegio, etimo riferibile all’albero del leccio qui diffuso, Dieç in friulano (comune di Tolmezzo, provincia di Udine), non si passa, si va: la strada qui termina, in questo borgo carnico di 350 anime – il “frut” ultimo nato è un maschietto di un paio di mesi – famoso per i suoi mulini mossi dalla forza dell’acqua già a fine’600. Ma non solo. Illegio è sede di prestigiose mostre d’arte, tappa del cammino delle antiche pievi della Carnia, e ancora meta di rilievo per appassionati di escursioni e canoying lungo il rio Frondizzon.
Un cammeo ricco di bellezza e tante sorprese. Si raggiunge via A23, uscita Carnia, quindi si imbocca la strada per Tolmezzo deviando poi per Betania e quindi proseguire per Illegio. L’ultimo tratto di strada lungo il rio è dominato dal monte Amariana. Una strada in salita, con curve e tornanti da affrontare con prudenza per godersi la sorpresa di boschi, scintillio di riflessi del corso d’acqua e pareti di pietra. Un parcheggio a meno di un chilometro dal borgo invita a lasciare l’auto, per chi avesse difficoltà di deambulazione anche in centro vi sono stalli.
Salendo l’occhio corre per i prati che diventano alture, si perde negli orti e nei giardini delle case dai fiori antichi. Sulla sinistra la pieve di San Floriano spunta dal bosco, arroccata su di uno sperone di roccia a circa 700 metri. Dall’altro la vista è commovente sulla valle del But, attorno le cime delle Prealpi carniche. Una tappa delle 20 di un cammino ispirato a Santiago di Compostela con distanze varie, fino a 23 chilometri, adatte anche a famiglie (https: //camminodellepievi. it).
L’edificio religioso è visitabile nelle domeniche di apertura delle importanti mostre, curate dal parroco e raffinato esperto d’arte don Alessio Geretti, allestite dal 2004 nella ex canonica. Quest’anno il titolo dell’evento artistico che ha reso il borgo famoso a livello nazionale e non solo è “Ricchezza. Dilemma perenne” e sarà visitabile fino al 9 novembre. Un itinerario di bellezza e riflessione spirituale, religiosa e etica accompagnati dai maestri dell’arte di ogni tempo da Michelangelo Merisi detto Caravaggio a Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto, da Tiziano a Rembrandt, Tiepolo, Lotto e Bellini per poi arrivare a Scomparini, Picasso e Guttuso (www. illegio. it).
Ma la bellezza è anche l’architettura di pietre e sassi delle case, tutte perfettamente conservate, molte abitate. Dimore che attestano il benessere anche nei secoli passati degli abitanti vista la ricchezza dei decori lapidei delle facciate con cornici e portali decorati da mascheroni di volti di turco, ricordo delle invasioni fra XV e XVI secolo, o simboli religiosi come l’Agnello, la Croce o il Cristo risorto. Particolarmente interessanti le corti carniche sulle quali si affacciano non solo le case padronali dei ricchi proprietari di campi e bestiame di un tempo, ma anche le stalle dove venivano ricoverate mucche, fienili e locali per le attività della famiglia.
Illegio borgo di mulini che prosperavano già alla fine del XVII secolo grazie alla presenza di una fonte di acqua sorgiva che garantiva una portata costante in ogni stagione. Forza che faceva girare le pale dei mulini e quindi le macine in pietra e il sistema di pali che, mossi in verticale, pestavano l’orzo. Un bucolico e sonoro sentiero permette di arrivare alla sorgiva ancora attiva.
Oggi i mulini rimasti sono 4 dei 6 di un tempo, non sono più attivi ma possono essere ammirati dall’esterno, perfettamente restaurati e custoditi seguendo il corso dell’acqua fra le case. Se siete fortunati vi può capitare di incontrare un abitante abbastanza agé da potervi raccontare come era il paese fino agli anni ’70, quando le strade erano bianche e il rumore delle macine era il sottofondo di un’industria veramente green. —
Riproduzione riservata © il Nord Est