Fondazione Querini Stampalia di Venezia, molto più di un museo

Aall’interno le opere di Tiepolo e Tintoretto, gli archivi, le grandi mostre. Il cuore pulsante è la biblioteca, aperta anche nei weekend, con oltre 400 mila volumi: testi antichi  e contemporanei

Margherita ReguittiMargherita Reguitti
Una delle sale del palazzo che ospita la Fondazione Querini Stampalia di Venezia
Una delle sale del palazzo che ospita la Fondazione Querini Stampalia di Venezia

Nel cuore di Venezia, nel dedalo di luoghi noti e nascosti di città-meraviglia, lontano dalla folla ma a pochi passi da piazza San Marco, una delle istituzioni culturali più affascinanti della città ed una delle più antiche d’Italia: la Fondazione Querini Stampalia, fondata nel 1869.

A volerla fu Giovanni Querini, ultimo discendente di una delle più antiche famiglie patrizie veneziane, che lasciò alla città il palazzo di famiglia in Campo Santa Maria Formosa, la sua biblioteca e le sue collezioni d’arte per “promuovere il culto dei buoni studj, e delle utili discipline”, chiedendo che fossero accessibili a tutti, senza distinzioni: un’idea di cultura aperta e inclusiva, che tuttora è alla base dell’identità della Querini.

Un museo d’ambiente

Al piano nobile si può visitare un museo d’ambiente fra i più suggestivi d’Europa, con arredi d’epoca, oggetti preziosi e una collezione d’arte con opere di Giovanni Bellini, Pietro Longhi, Giambattista Tiepolo e altri maestri veneti: non è solo una raccolta d’arte, ma un racconto in forma visiva della vita quotidiana di una famiglia aristocratica veneziana, con le sue abitudini, passioni e rituali. Ma la Fondazione è molto più di un museo. Il suo cuore pulsante è la biblioteca, aperta fino alle 20 e anche nei fine settimana, con un patrimonio di oltre 400 mila volumi che va dai testi antichi alle pubblicazioni contemporanee.

A rendere ancora più speciale la Querini sono gli interventi architettonici che in tempi recenti hanno trasformato l’antico palazzo in un unicum.

Carlo Scarpa e gli altri

Negli anni Sessanta, Carlo Scarpa ha ridisegnato il piano terra, ricavando un ambiente per mostre e incontri e un giardino d’acqua che tra vasche, pietre e geometrie silenziose, è uno degli esempi più amati dell’architettura veneziana del Novecento.

Successivamente Valeriano Pastor ha ripensato funzioni e servizi dell’intero complesso, creando la scala che collega direttamente gli spazi articolati del palazzo, Mario Botta ha ridefinito nuovi spazi e Michele De Lucchi ha restaurato le sale destinate alle collezioni che Intesa Sanpaolo ha affidato alla Fondazione e che accolgono opere, tra gli altri, di Domenico Tintoretto, Giambattista Tiepolo, Canaletto, Ippolito Caffi e Arturo Martini.

Un nuovo corso

Ma nella sua continua trasformazione per far dialogare cultura e accoglienza, storia e contemporaneità, c’è anche la recente trasformazione profonda guidata dalla visione della direttrice Cristiana Collu.

Il 5 maggio 2025, giorno che coincide con la nascita del fondatore nel 1799, ha segnato l’inizio ufficiale di questo nuovo corso: gli spazi interni sono stati ridefiniti, i percorsi espositivi ripensati e accompagnati da una nuova identità visiva, da un rinnovato sito web e da una presenza digitale estesa per raccontare questa nuova stagione.

Le novità accolgono il visitatore già all’esterno, con i quattro monumentali Leoni di bronzo dello scultore Davide Rivalta che invitano a rallentare e a stupirsi, e la seduta sociale Q Spot creata da Martí Guixé proprio davanti all’ingresso, che induce a fermarsi, leggere, pensare. Nuove opere nello spazio pubblico che ben introducono all’interno di un palazzo che, accanto alle collezioni permanenti e a grandi mostre internazionali, ospita laboratori per bambini, momenti performativi, incontri con filosofi, scienziati, musicisti, scrittori.

E, non da ultimo, un vero e proprio laboratorio urbano, luogo di ricerca e partecipazione con progetti dedicati alle scuole, residenze per artisti e ricercatori, collaborazioni con università e centri di cultura italiani e internazionali in una Venezia meno patinata e più profonda, che si racconta tra libri, arte, luci d’acqua e idee. Nella quale una casa aperta alla città e al mondo continua ad affermare che la cultura è viva solo se condivisa. 

Baldessari e il Diriyah Art Futures

Ad aprire il nuovo corso espositivo della Querini è la mostra “No Stone Unturned” dedicata a John Baldessari, una figura cardine dell’arte concettuale internazionale: settanta fotografie esposte fino al 23 novembre nei nuovi spazi del terzo piano del Palazzo, che recentemente sono stati ampliati e ristrutturati.

L’Area Carlo Scarpa ospita invece la mostra “L’impronta leggera” dedicata al Diriyah Art Futures, nuovo centro per le arti digitali di Riyadh.

Mostre dal martedì alla domenica

Alla Fondazione Querini Stampalia, collezioni e mostre sono aperte da martedì a domenica dalle 10 alle 18, con servizio di bookshop e caffetteria; biblioteca ed emeroteca negli stessi giorni dalle 10 alle 20 (sabato, domenica e festivi fino alle 19). Sono presenti barriere architettoniche tutelate da vincolo monumentale, ma è costante l’impegno per garantire l’accesso a tutti (per pianificare la visita: segreteria@querinistampalia.org).

Info: 041. 2711415; www.querinistampalia.org.

 

Riproduzione riservata © il Nord Est