Chioggia, il regno dei colori

Non chiamatela “piccola Venezia”: non è un riflesso, ha un’identità autonoma e preziosa. Corso del Popolo è la piazza dei chioggiotti, una dorsale di luce sulla quale convergono

settantaquattro calli

Marina GrassoMarina Grasso
Uno scorcio di Chioggia
Uno scorcio di Chioggia

Definirla “piccola Venezia” non le rende giustizia. Chioggia non è un riflesso, ma una città distinta, un arcipelago con un’identità autonoma, concreta e sorprendente, che si svela già dalla cinquecentesca Porta di Santa Maria, o Porta Garibaldi, superstite delle possenti mura difensive veneziane. Oltrepassarla significa lasciare alle spalle la terraferma ed entrare in una dimensione diversa, dove la vita quotidiana si mescola alla storia con naturalezza. Da lì, Corso del Popolo, “la piazza” dei chioggiotti, si apre come una dorsale luminosa: un largo rettilineo lungo 840 metri su cui convergono ben 74 calli.

La passeggiata

E subito la città comincia a rivelarsi: s’incontrano la Cattedrale di Santa Maria Assunta e, poco più in là, il Palazzo Vescovile e il Museo Diocesano, che custodisce oggetti devozionali e preziose opere d’arte, rivelando la stratificazione spirituale e artistica della città. Perché Chioggia, sede vescovile già nel 1110, è costellata di chiese (almeno sedici nel centro storico, tra consacrate e non) testimoni sia di devozione popolare, sia di ambizioni delle famiglie patrizie, che fondandole affermavano il proprio prestigio.

Proseguendo lungo l’animato corso, si snoda una trama di facciate, portici, epoche e storie sovrapposte: s’incontrano il Monte di Pietà, attivo dal Cinquecento, il Palazzo Comunale ricostruito nel 1830 dagli Austriaci, il Granaio con la data del 1328 sulla grande facciata rossa. Accanto, architetture più sobrie e funzionali convivono con edifici nobiliari come palazzo Poli (dove visse Carlo Goldoni, ora struttura ricettiva) e il Palazzo delle Figure, con la sua scenografica decorazione.

Un altro racconto si disegna lungo il parallelo Canal Vena, l’arteria d’acqua cittadina attraversata da nove pittoreschi ponti, sulla quale si specchiano case colorate, palazzi storici e, sotto l’inconfondibile tenda rossa, l’animato mercato del pesce. Che non è solo uno spazio di scambio: è l’espressione quotidiana di un’identità fondata sull’acqua e sul lavoro.

La pesca

La pesca ha sempre rappresentato una risorsa essenziale per Chioggia, tanto da permetterle di superare anche il lungo declino delle sue saline e del mercato del “sal Clugiae” che anticamente la rese fiorente, e che fu anche all’origine della Guerra di Chioggia, il trecentesco scontro tra Genova e Venezia per il controllo delle rotte commerciali che devastò la città. A raccontarlo è anche il Museo Civico della Laguna Sud, ospitato nell’ex convento trecentesco di San Francesco fuori le Mura: un percorso tra reperti archeologici ed etnografici che restituisce un affresco fatto di fatica, acqua e memoria.

Dell’antica centralità del sale restano solo echi di storia là dove Canal Vena e Corso del Popolo trovano il loro naturale sbocco sulla laguna: il Ponte Vigo, spettacolare balcone in pietra d’Istria, sostituì l’antico ponte ligneo su cui, secondo la tradizione, si combatterono alcune delle battaglie più accese della Guerra di Chioggia. Accanto, in cima alla colonna che domina piazzetta Vigo, svetta “el gato”: una versione in miniatura del leone marciano, scolpita forse per errore o per scherno per suggellare il dominio Serenissima, diventato uno dei tratti distintivi della città.

L’isolotto di San Domenico

Storia e leggenda, arte e fede continuano a intrecciarsi anche nel vicino isolotto di San Domenico, dove l’omonima chiesa custodisce opere di Tintoretto e Carpaccio e soprattutto un monumentale crocifisso ligneo trecentesco, alto quasi cinque metri. La tradizione lo vuole arrivato in città da solo, sospinto dal mare dopo un naufragio. Anche per questo è particolarmente venerato dai pescatori che legano la sua potente immagine a quella della salvezza. E al senso profondo di una città costruita sull’acqua e nella relazione con essa: non una “piccola Venezia”, ma la sorprendente Chioggia. 

L’orologio antichissimo della Torre

La Torre dell’Orologio di Chioggia, che si trova accanto alla chiesa di Sant’Andrea, è stata costruita nel 1386 come torre di avvistamento e conserva l’antico quadrante e il meccanismo originale di quello è forse l’orologio più antico al mondo, coevo a quello di Salisbury. Alta oltre trenta metri, nei suoi sette piani visitabili accoglie un museo verticale e offre un ampio panorama sull’intera città, sulla laguna e sull’Adriatico.

Senza Sagra del Pesce non è estate

Ogni estate a luglio Chioggia celebra la Sagra del Pesce, storica festa nata nel 1938, dedicata ai sapori del mare e della laguna e alla riscoperta delle tradizioni dei pescatori. Ogni sera, nel centro storico, si gustano le specialità locali negli stand delle associazioni cittadine: saor, seppie, bibarasse, fritto misto e grigliate. Dalle 21.30 spazio agli spettacoli: musica, teatro in dialetto, street dance e, domenica, gran finale con la Banda Cittadina.

 

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