Calà del Sasso, la scalinata più lunga d’Italia: antica via del legname veneziano

La Calà del Sasso, con 4.444 gradini, collega Valstagna all’Altopiano di Asiago. Antica via del legname per Venezia, oggi è un itinerario escursionistico ricco di storia e leggende. Chi l’ha costruita, a cosa serviva e come percorrerla 

Elia CavarzanElia Cavarzan
Calà del Sasso
Calà del Sasso

«È lunga come il purgatorio, scura come il temporale la strada che ti porta lassù, sull’Altopiano di Asiago». Con queste parole lo scrittore Paolo Rumiz descrive la Calà del Sasso, un’opera straordinaria che ancora oggi incanta escursionisti e appassionati di storia.

Questo antico percorso, immerso nei boschi del vicentino, collega Valstagna, nel comune di Valbrenta, alla frazione di Sasso di Asiago, nell’Altopiano dei Sette Comuni.

Calà del Sasso, foto storica
Calà del Sasso, foto storica

I suoi 4.444 gradini, tutti in pietra calcarea, ne fanno la scalinata più lunga d’Italia e una delle più lunghe al mondo aperte al pubblico, seconda solo a quella di Adam’s Peak in Sri Lanka.

Un capolavoro medievale al servizio di Venezia

La Calà del Sasso fu costruita alla fine del XIV secolo per volontà di Gian Galeazzo Visconti, signore di Milano, e divenne presto un’infrastruttura di vitale importanza per i commerci dell’Altopiano. Accanto ai gradini corre una canaletta in pietra, detta “menada”, che serviva per far scivolare a valle i tronchi d’albero.

Gli abeti e i larici tagliati nei boschi di Asiago venivano trasportati fino al fiume Brenta e da lì fluitati verso Bassano, Padova e infine Venezia, dove alimentavano l’Arsenale per la costruzione delle navi. In cambio, i boscaioli ricevevano sale, farina e altri beni essenziali, che riportavano in salita percorrendo la scalinata carichi sulle spalle. Era un lavoro estenuante e pericoloso, tanto che molti perdevano la vita lungo il percorso scivoloso e ripido.

La Calà rimase centrale per l’economia della zona fino al XIX secolo, quando nuove strade e la ferrovia Rocchette-Asiago resero meno indispensabile la sua funzione. Dopo un periodo di abbandono, è stata recuperata e oggi rappresenta un itinerario storico e naturalistico di grande fascino.

La leggenda di Loretta e Nicolò

Calà del Sasso
Calà del Sasso

La storia della Calà non è fatta solo di fatica e commercio, ma anche di amore. Una leggenda narra di Loretta e Nicolò, due giovani promessi sposi di Sasso di Asiago. Nel 1638, Loretta, incinta, si ammalò gravemente. Nicolò partì di corsa verso Padova alla ricerca di un unguento miracoloso, scendendo la scalinata e affrontando un lungo viaggio.

Al calar della notte, non vedendolo tornare, gli abitanti di Sasso scesero lungo la Calà con le torce per cercarlo. A metà strada, incontrarono le luci degli uomini di Valstagna, che stavano già accompagnando Nicolò di ritorno con l’unguento. Loretta guarì e i due si sposarono, unendo simbolicamente le comunità di valle e altopiano.

Da allora si dice che due innamorati che percorrono mano nella mano i gradini della Calà si ameranno per sempre. Questa tradizione viene rinnovata ogni anno la seconda domenica di agosto, con una suggestiva fiaccolata notturna che attira centinaia di persone.

Un’escursione tra natura e storia

Oggi la Calà del Sasso è un sentiero CAI (n. 778) percorribile tutto l’anno, anche se l’autunno è la stagione più suggestiva per affrontarla. L’itinerario, di circa 3 chilometri in salita per un dislivello di 744 metri, mette alla prova fiato e gambe, ma regala panorami spettacolari e un viaggio nel tempo.

Il percorso parte da Valstagna (quota 221 m), segue un tratto di strada bianca fino alla località Fonte Bessele e poi inizia la scalinata vera e propria, che si inerpica nel bosco attraversando luoghi dai nomi evocativi come la Volta del Majo, Santantòni e la Spiròncia. Ogni curva racconta secoli di storia, tra vasche d’acqua della Prima Guerra Mondiale, rocce modellate dal tempo e scorci mozzafiato.

Arrivati a Sasso di Asiago (945 m), meritano una visita la chiesa, il Museo della Grande Guerra 15-18 e, per chi ha ancora energie, la salita al Col d’Ecchele con il monumento dedicato al caporale Roberto Sarfatti.

Il ritorno può avvenire lungo lo stesso percorso oppure tramite il sentiero CAI 778b, che scende più dolcemente fino a ricongiungersi alla Calà.

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