Bus del Buson, il canyon segreto a due passi da Belluno
A pochi minuti da Belluno si trova il Bus del Buson, una gola fossile unica nel Parco Dolomiti Bellunesi che unisce natura, geologia e storia millenaria

A pochi minuti da Belluno esiste un mondo inatteso: il Bus del Buson, una forra fossile che appare come un taglio netto nel fianco della montagna, scolpito dal torrente Ardo durante le glaciazioni. In soli 250 metri le sue pareti verticali conducono in un paesaggio primordiale, lontano dalla dimensione quotidiana e già all’interno del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi.
La sua origine risale a circa 15 mila anni fa, nelle fasi finali dell’ultima glaciazione: allora il ghiacciaio che scendeva dalla Schiara fino alla valle del Piave copriva l’intera area, e sotto la coltre le acque del torrente Ardo scorrevano con forza, incidendo il calcare del Biancone, formatosi cento milioni di anni prima in un mare profondo. Una frana costrinse il corso d’acqua a spostarsi poco più in là, e da allora esso continua a scorrere 150 metri più in basso. Quella che rimane è una gola fossile sospesa, un relitto geologico dall’intatto fascino arcaico.
Il canyon segue un andamento sinuoso: in alcuni tratti è ridotto a un budello di pochi metri, in altri le pareti si allargano creando spazi inattesi, quasi piazze naturali dove percepire un silenzio raro, quasi tangibile. Il punto in cui la gola si apre maggiormente è conosciuto come Auditorium di Pietra, che in estate si trasforma in palcoscenico naturale della rassegna musicale Armonie, che valorizza lo scenario fiabesco e la sua acustica sorprendente.
Attorno al canyon i boschi accompagnano il visitatore con la loro varietà: carpini neri e faggi si alternano ad aceri, tigli e betulle, creando un paesaggio che a settembre inizia a mutare colore e incornicia le pareti bianche con mille sfumature; il volo delle poiane e i richiami delle cince e dei picchi ricordano che non è solo una gola fossile, ma un ecosistema vivo, che ogni stagione restituisce tonalità e presenze diverse. Ma questa sorprendente gola non è soltanto un monumento naturale.
Sul sovrastante Col del Buson, circa seimila anni fa, una comunità di pastori-allevatori scelse di insediarsi sfruttando la posizione isolata e le difese naturali del colle: gli scavi iniziati nel 1998 hanno restituito oltre ventimila manufatti in selce – punte di freccia, lame, resti di focolari e persino un’ascia in pietra verde – che fanno di questo luogo il più importante insediamento preistorico della Valbelluna. Alcuni reperti attestano inoltre legami con aree lontane, fino al bacino carpatico-danubiano e alla palude di Lubiana: un indizio eloquente di come le Alpi siano state, fin da epoche remote, crocevia di scambi e connessioni. E non è tutto: il paesaggio disegnato dal torrente Ardo nei suoi 16 chilometri di corso riserva, attorno al Bus del Buson, altri scenari di grande suggestione. A breve distanza si trova il Pont de la Mortis, una stretta spaccatura nella Scaglia Rossa dove l’acqua scorre ancora e ha scavato un passaggio arditissimo, tanto vicino da sembrare il naturale complemento del percorso di visita.
Poco più a valle si apre la Gola dell’Ardo fra Fisterre e Bolzano Bellunese, con il suo percorso roccioso spettacolare, e ancora più a sud la Forra dell’Ardo fra Vial e Mariano. Una sequenza di canyon che mostra insieme il passato e il presente dell’erosione, offrendo un campionario unico della potenza modellatrice dell’acqua.
Così, in poche centinaia di metri, le forre dell’Ardo e in particolare il Bus del Buson, che resta uno dei luoghi più singolari e accessibili del Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, racchiudono una rara densità di memorie. Non hanno l’imponenza di altri scenari dolomitici, ma oltre al paesaggio d’incanto restituiscono, in scala ridotta, la complessità di un territorio e la misura silenziosa del suo passato inciso nella pietra. —
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