Da Van Gogh a Monet, quei Confini dell’anima: a Villa Manin va in mostra l’arte assoluta
A Passariano di Codroipo (Udine) è stata inaugurata la rassegna curata da Marco Goldin: 130 opere tra dipinti e lavori su carta provenienti da importanti musei europei e statunitensi e collezioni private


C’è bufera a Prout’s Neck, sulla costa del Maine. È l’autunno del 1891 e l’erba ha il colore verde spento del quale si vestono i prati quando l’estate è diventata una memoria. Bisogna immaginarsi Winslow Homer con un cavalletto piantato sull’erba della costa, mentre un poggio scollina verso il mare in burrasca, negando alla vista una spiaggia o una scogliera. E c’è una donna, sulla destra, che procede proprio al confine tra il declivio e l’orizzonte, mossa dal vento come una foglia, impegnata a tenersi i capelli, di spalle. È come una farfalla, dice Marco Goldin, mentre ci conduce tra i capolavori della sua mostra “Confini” nell’Esedra di Villa Manin.

Dove sta andando quella donna. Che cosa porta con sé. Quanto soffre, quanto spera. Che cosa c’è oltre il poggio. Ti interroghi davanti a questi dipinti dei maestri dell’800 e del ‘900; chiedi loro di raccontarti la storia sospesa, il non detto, il problema e l’appiglio, l’intrigo e l’illusione, quello che sta per accadere e che non accadrà perché l’istante si è fermato per sempre, nei tuoi occhi, in un pomeriggio di pioggia del Maine, tra le ninfee di un giardino della Normandia per Monet, sulla soglia di una casa bianca per Hopper, quel passo che la donna sta per compiere uscendo dalla porta.

E dove finirà la traiettoria magnetica dello sguardo della donna di Modigliani, che apre la sala 3 al piano di sopra, e sembra uscire dal muro per dirti qualcosa che ancora non sai, mentre lì vicino Alberto Giacometti percorre anche lui un sogno verticale fatto di colli lunghi e di figure magrissime, ma sempre più cupe, fino ad accompagnarti nell’atroce ossessione della morte coltivata da Francis Bacon. I ritratti sono in questa mostra perché i confini appartengono anche ai mondi interiori, agli sguardi. “Confini” è impressionista e impressionante, astratta e attrattiva, figurativa e mai didascalica: 130 opere, di valori economici incredibili, si presentano davanti ai tuoi occhi in una sfilata impegnativa, perché la bellezza a volte richiede uno spirito quasi atletico nel sostenerla, nel gestire lo stupore quando Bonnard e Mondrian si alternano a Rothko e Friedrich, a Wyeth e Gauguin e così via.
È una mostra evento, questa. Un’epopea, la definisce così Goldin mentre attraversa chirurgicamente le 16 sale ora sistemando una panchina di un centimetro, ora controllando il lavoro del personale. Le luci sono sorprendenti, declinate con intensità diverse; i quadri sembrano quasi retroilluminati.

Quanto è lontana l’Europa dall’America, quanto oceano le tiene su sponde diverse. L’Europa nella sala 6 è quella degli spazi contenuti e unici. Dall’interno della sua casa, la donna di spalle creata da Matisse osserva il lungomare di Nizza. Ma è un mare domestico, vedi?, sussurra Goldin. Gli spazi aperti sono altri. Appartengono alla narrazione americana, quella della Hudson River School, impiantata da Thomas Cole e poi seguita da Church, Kensett, Durand. Sono quadri maestosi. Osserviamo quelle piccole figure: donne e uomini in scenari dove la natura domina. E spesso compiono un gesto con un braccio, come a indicare la magnificenza del mare, dell’ansa dell’Hudson, delle montagne. È l’uomo romantico, immerso e partecipe ma minuscolo davanti alla grandezza di un paesaggio eroico.

Nella sala 7 toglie il fiato vedere due opere di Van Gogh una a fianco dell’altra; sembrano divise da una lunga esistenza e invece sono state dipinte a solo un anno di distanza. La prima, del 1889, è notissima, una della serie degli ulivi. C’è un sentimento provenzale verso quelle piante tenaci e ricurve, che si offrono al sole del Mediterraneo, nel periodo di Saint-Rémy. Colori forti, colpi grumosi in una pittura emozionante, quasi materica. Un anno dopo, le Case ad Auvers sono un’altra storia.

In mezzo c’è un trasloco in treno con un bagaglio di appena trenta chili, la scelta di Auvers-sur-Oise, a pochi chilometri da Parigi, una tensione che si placa e sceglie colori bassi. Quelle sono le stesse case dipinte da Cézanne, in un costante richiamo tra anime geniali e sofferenti.
E un tramonto, non è forse anch’esso un confine? In un’altra sala si vive tutto lo scarto emotivo che divarica il Novecento dal passato, quando arriva una grande tela di De Staël nella quale l’acqua riflette un arancione compatto. I colori si evolvono, si fanno mentali.
I confini dietro le montagne, nell’anima, oltre la finestra. I confini visti dalla riva, ogni pennellata genera un’onda schiumosa. Un mare che ti ha sconfitto, dal quale torni naufrago e perduto. Oppure ti riconsegna alla vita. Come fa l’arte.
Sedici sale, orari e biglietti: la guida alla mostra
Confini da Gauguin a Hopper - Canto con variazioni è aperta dall’11 ottobre 2025 al 12 aprile 2026 all’Esedra di Levante di Villa Manin (Passariano di Codroipo, Ud). Mostra a cura di Marco Goldin; organizzata da Erpac e Linea d’ombra.
- Un viaggio tra i confini
La mostra Confini da Gauguin a Hopper propone un percorso tra mondi, epoche e sensibilità che, attraverso il tema del confine, restituisce una riflessione sull’identità dell’uomo e sul senso del paesaggio nella pittura moderna. Un itinerario che interroga lo spazio come soglia, come limite e come possibilità di visione.
- La sala introduttiva
Il percorso si apre con una sala di forte impatto emotivo, dominata da sette opere chiave. Inizia con la grande tela Märkische Heide (anni Settanta) di Anselm Kiefer, simbolo di un confine cosmico tra cielo e terra. Di fronte, una tela di Mark Rothko racconta il confine interiore. Al centro, l’Autoritratto di Vincent van Gogh segna la riflessione sull’identità e sull’io. Seguono Courbet, Monet e Nolde, con paesaggi dove mare, cielo e giardini si incontrano, e un’opera di Edward Hopper che introduce la solitudine come esperienza del limite. La mostra si articola in tre grandi aree di ricerca, che declinano il confine come dimensione naturale, psicologica e geografica.
- Il cielo
Il cielo è il confine per eccellenza. Da Friedrich, Turner e Constable fino a Boudin, Monet, Munch, Mondrian, Hodler, Hopper, Rothko e Nicolas de Staël, diventa racconto dell’infinito visibile e invisibile, dal Romanticismo all’astrazione.
- Figure che guardano
Volto e corpo esplorano la soglia tra osservazione e introspezione. Dalla Hudson River School (Church, Durand, Kensett) a Homer, Böcklin, Van Gogh, Gauguin, Hopper, Diebenkorn e Wyeth, la figura umana si pone al confine tra mondo esterno e paesaggio interiore.
- Confini più o meno lontani
Da Gauguin, viaggiatore tra Martinica, Bretagna e Tahiti, a Monet, Van Gogh, Cézanne e Bonnard nelle campagne di Francia, la pittura diventa ricerca di altrove, tra luce, sogno e memoria.
- Orari e biglietti
Da martedì a domenica: ore 9.30–18. Chiuso il lunedì e il 24 dicembre (vendita biglietti sospesa 75 minuti prima della chiusura). Dal 12 maggio 2025 informazioni e prenotazioni: telefono 0422 429999 – biglietto@lineadombra.it.
Biglietto intero 15 euro | ridotti 11 euro e 8 euro secondo le categorie previste | gratuito fino a 10 anni. Con il biglietto intero della mostra è possibile accedere con riduzione alla visita di Villa Manin e viceversa.
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