L’adolescenza inquieta e le aspirazioni poetiche nelle lettere di Zanzotto

Il nuovo libro di Andrea Molesini “Zanzotto-Zambon – Il fatto che il male esista mi angustia” raccoglie il carteggio con l’amico matematico e svela un ritratto giovanile e inedito del maestro di Pieve di Soligo. Gli scritti risalgono al decennio ’37-’47 e sono stati recuperati da studiosi e parenti

Sergio Frigo
Andrea Zanzotto in un ritratto a matita del padre
Andrea Zanzotto in un ritratto a matita del padre

Dei maestri del passato, anche recente, in genere abbiamo in mente le ultime immagini, di loro anziani, sapienti, pensosi e magari cagionevoli di salute. Ma com’erano nel fiore della gioventù, quando il vigore fisico sosteneva lo schiudersi della loro arte?

Naturalmente ognuno fa storia a sé, ma nel caso di Andrea Zanzotto (1921-2011) possiamo dire che già l’adolescenza preannunciava esattamente quello che egli sarebbe stato negli anni della maturità e poi della vecchiaia.

“Il fatto che il male esista mi angustia”

Oggi possiamo sostenerlo con cognizione di causa grazie a un piccolo libro pubblicato da Andrea Molesini, dal titolo “Zanzotto-Zambon – Il fatto che il male esista mi angustia” (pp. 128, € 15) che raccoglie il carteggio del giovanissimo poeta di Pieve di Soligo con l’amico matematico Attilio Zambon, suo vicino di casa di quattro anni più anziano, poi trasferitosi a Venezia dove fu insegnante e poi preside nei licei. Anche se i due amici continuarono a frequentarsi fino alla morte di Zambon, nel 1991, le lettere sono limitate al decennio 1937-1947, e sono state recuperate con un paziente lavoro di ricerca, trascrizione e analisi dagli studiosi e congiunti dei due amici, come Silvia Volpato, Giovanni Zanzotto e Francesco Zambon.

Ecco, prima di addentrarci nei contenuti del volume, che rivela molto del processo formativo di Zanzotto, va annotato – come fa Francesco Zambon, filologo, nell’introduzione – che sono già ben avvertibili nelle lettere «le angosce zanzottiane per il “meteo”», ma anche i timori per la sua salute e le tendenze alla depressione che l’avrebbero accompagnato per tutta la vita, accanto naturalmente alla profondità di analisi, alla vicinanza alla natura e alla vocazione a cimentarsi con le questioni esistenziali più elevate che ne hanno fatto, oltre che un grande poeta, un maestro del pensiero e un precursore della modernità.

Le lettere più intime

Le sue lettere del periodo anteguerra sono quelle più intime e confidenziali, segnate dalle difficoltà familiari ma anche dalle questioni più generali che lo angustiavano, dal «dramma del tempo che passa» al «sentimento di caducità di tutte le cose», dalla coscienza della «presenza del male nel mondo» alla «irreparabilità del peccato», dalla «sete di immortalità» alla «consapevolezza dell’affievolirsi della fede», a fronte della saldezza spirituale dell’amico. Fra di esse compare anche una poesia a lui dedicata che è il più antico manoscritto poetico di Zanzotto (“Attilio / ti lascio... / io mi sento andare // Dolore e solitudine / malinconia…”).

Il giovane Zanzotto

Naturalmente il carteggio si intreccia con la biografia del futuro poeta, che incontriamo studente, insegnante supplente, quindi militare (si immagina con quale afflato), partigiano, cameriere e barista in Svizzera.

Ma tutto questo non aveva offuscato la sua precoce vocazione poetica, se nel marzo del 1945 egli si rivolgeva alla sorella di Attilio, Zoila, chiedendole di prendere in consegna una copia dattiloscritta di alcune poesie composte negli anni immediatamente precedenti, che temeva potessero andare perdute nel trambusto della guerra.

Si trattava di una delle quattro trascrizioni fatte dal poeta di un nucleo di 58 composizioni che l’anno precedente egli aveva chiuso in una valigetta e sepolto vicino a casa: quelle inviate a Zoila non sono state ritrovate, a differenza di quelle inviate a un’altra amica, Bianca Persico (ora conservate nel Centro Manoscritti dell’Università di Pavia), una trentina delle quali entrarono a far parte nel 1951 della prima raccolta zanzottiana, “Dietro il paesaggio”, pubblicata da Mondadori. Una decina di altre poesie, invece, hanno avuto destinazioni diverse, ma una ventina di esse ad oggi sono ancora inedite, e vedranno la luce in un prossimo volume che ricostruirà nel dettaglio la vicenda. —

Riproduzione riservata © il Nord Est