Sting strega Villa Manin: in diecimila cantano Message in a Bottle e gli altri successi
A Codroipo l’esibizione dell’ex Police ha entusiasmato i presenti. Tutto esaurito, spettatori arrivati da mezza Europa

Sono diecimila i fan di Sting arrivati a Villa Manin per la tournée mondiale “Sting 3.0”, unica tappa del Nord Est dopo l’annullamento di Bassano del Grappa per il maltempo, mentre lunedì l’ex Police si è esibito a Roma, alla Cavea dell’Auditorium della Musica che ha una capienza di soli tremila posti.
Tutto esaurito da tempo per la data friulana: platea a sedere, posti in piedi e due tribune rialzate. Più della metà del pubblico presente a Codroipo proveniva da fuori regione, nel dettaglio: il 9,4% dalla Slovenia, il 3,6 dall’Austria, il 3 dalla Croazia, 0,6% dalla Svizzera e il 3,4 da altri paesi (Romania, Germania, Francia, Spagna, Serbia, Bosnia, Slovacchia, Belgio, Regno Unito, Bulgaria, Grecia). Dal resto dell’Italia è giunto il 36% (in ordine: Veneto, Lombardia, Sicilia, Lazio, Puglia, Piemonte, Toscana, Trentino-Alto Adige, Emilia Romagna).

E Sting da dove è arrivato? È sbarcato il 9 luglio all’aeroporto di Trieste (Ronchi) con un volo da Firenze, per raggiungere verso le 15 Villa Manin. Con lui anche il suo chef personale, sl quale il cantante ha chiesto di preparargli un branzino.
Dopo il concerto di Roma ha scelto di fare sosta nella sua tenuta toscana, Il Palagio, villa cinquecentesca a Figline Valdarno che possiede dal 1997; a confermare il suo amore per l’Italia c’è la notizia di queste ore dell’acquisto di una seconda villa, a Massa Lubrense (Napoli) – e proprio nella serata del 9 luglio è andato in onda su Rai1 “Posso entrare? An ode to Naples”, documentario diretto dalla moglie Trudie Styler.

Con lui la band composta dal virtuoso chitarrista e collaboratore di lunga data Dominic Miller e il dinamico batterista Chris Maas. «Essere in trio anziché con una band più numerosa – ha dichiarato Sting in merito al tour – implica che devi lavorare ancora più sodo. Sul palco svolgo il lavoro di un venticinquenne, e sono contento di farlo».
Gordon Matthew Thomas Sumner in arte Sting, che di anni ne ha 73, ha raccontato in più occasioni la sua routine: «Quando posso nuoto ogni mattina, pratico yoga, faccio stretching, mi alleno, cammino. Tengo il corpo allenato, e di conseguenza la mente».
Oltre all’attività fisica quotidiana, non smette di esercitarsi: «Mi siedo al piano o imbraccio la chitarra e continuo a imparare, a scoprire. Non si arriva mai al punto di dire: ora so tutto. La musica è un puzzle, come la vita». “Sting 3.0” è anche il titolo dell’album uscito ad aprile, che contiene nove dei suoi successi. Hit della carriera solista e dei Police, che non possono mancare nella scaletta live.
Anche a Villa Manin, come sempre, si parte con “Message in a Bottle” un grande classico dei Police del 1979, con un tema universale quale il bisogno di ciascuno di sentirsi connesso con il prossimo, come un naufrago che spedisce un messaggio nella bottiglia, un Sos al mondo per scoprire alla fine che ci sono miliardi di bottiglie galleggianti di persone altrettanto sole
«Mi piaceva l’idea – ha spiegato il songwriter – che oltre alla solitudine e l’alienazione ci sia il sollievo di trovare altre persone nella stessa situazione».

Di nuovo da ascoltare c’è “I Wrote Your Name (Upon My Heart)” pubblicato a settembre, a distanza di tre anni dall’album “The Bridge”.
Per il resto è un viaggio nel passato. “Englishman in New York” datata 1988 eppure così attuale, ispirata all’amico scrittore Quentin Crisp, trasferitosi da Londra nella Grande Mela nei ’70, in attesa di essere naturalizzato. «New York è un posto interessante, pieno di “legal alien”, per alieni non intendo quelli di Marte, ma gli immigrati – nelle parole di Sting, diventato lui stesso un inglese a New York –. La città è stata costruita dagli immigrati e sono orgoglioso di far parte della categoria. Se cominciamo a non accogliere le persone che sono diverse da noi, è la fine».
Poche parole dall’immancabile microfono ad archetto che gli permette la massima mobilità e libertà con lo strumento, ma tanta musica: tutto scorre, da “Every Breath You Take” a “Roxanne” verso il finale, a chiudere al meglio la serata targata “GO! 2025&Friends” e organizzata in collaborazione con FVG Music Live e VignaPR.
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