Sabina Guzzanti: «L’irriverenza è la mia libertà»
“Liberidi liberida” è il nuovo spettacolo dell’attrice comica. «Al centro i miei dialoghi paradossali con Meloni e Schlein»

Sabina Guzzanti è in tour a Nord Est con “Liberidi liberida”. Un titolo che sembra correre leggero, ma dentro porta tutto il peso della libertà, parola che per l’attrice comica romana è ancora il vero nodo del presente.
Il titolo cita una canzone dei Dirotta su Cuba degli anni Novanta. Omaggio voluto?
«Oddio no, non lo ricordavo proprio. Però è un modo di dire, che si usa».
In scena porta uno show che affronta i nodi più caldi dell’attualità.
«Si parla di politica — tanto — del governo e dell’opposizione, ma anche di tecnologia, di intelligenza artificiale, di femminismo. Temi seri, resi però attraverso la chiave comica. È uno spettacolo in cui si ride molto, ma non si esce leggeri».
Lei riesce a rendere pop questioni complesse, mantenendo uno stile “insolente” molto riconoscibile.
«È il mio modo di essere: dire cose sfrontate, ma con dolcezza. Oggi pochi se lo permettono, forse per paura di esporsi. Io invece penso che l’irriverenza sia una forma di sincerità. E di libertà».
È vero che il pubblico assiste a dialoghi immaginari con Giorgia Meloni ed Elly Schlein?
«Sì, molta parte del lavoro nasce dall’idea — già di per sé comica — di provare a parlare in modo razionale con i nostri governanti. Con Meloni soprattutto, e con Schlein e il Pd. È una forma di mediazione culturale, per quanto paradossale».
Due donne al centro della scena politica, raccontate da una donna. È una situazione nuova?
«Beh sì, ed è un ambito in cui mi muovo meglio. Con le donne ho una confidenza diversa, più naturale. Con i leader uomini non mi è mai venuto in mente di immaginare un dialogo, di giocarci. Con loro sì».
La Meloni è figlia, indirettamente, del movimento di liberazione femminile?
«Certo. Quella storia ha aperto possibilità per tante donne, anche per chi oggi rinnega quelle radici. È un fatto».
Ho visto un suo video accorato su Gaza. Ne parla nello spettacolo?
«Non è un tema centrale, ma mi sta a cuore».
Nel video diceva che non c’è alcuna pace per Gaza.
«Perché pace non è. Mi colpisce la pretesa di capovolgere la realtà, di convincere che ciò che vediamo non sia ciò che vediamo. È un attacco diretto alla realtà, che riguarda anche il modo in cui parliamo di politica, di tecnologia, di IA. Pensiamo a Musk e alla sua enciclopedia piena di falsità: è la stessa dinamica».
L’intelligenza artificiale è un tema dello spettacolo?
«Sì, perché la vera deriva non è imporre una verità, ma far sì che la gente si faccia del male da sola: votare contro il proprio interesse, credere a chi vuole renderci più deboli. L’IA amplifica questo rischio».
È soddisfatta del suo percorso artistico?
«Sì, sono felice. Faccio quello che posso, non tutto quello che vorrei. In televisione e al cinema mi piacerebbe fare molto di più. Continuo a provarci, a scrivere, a costruire progetti».
Che pubblico trova in Veneto?
«L’ho visto cambiare, come il resto d’Italia. Più indifferente, meno reattivo, anche meno ironico. È un processo generale. Per questo devo cambiare linguaggio, allargare le maglie del ragionamento: su molte questioni non ci si intende più come un tempo».
In tournée le piace vivere le città?
«Molto. Mi piace mescolarmi alle persone, anche se quando si lavora non è semplice. Ma il teatro è un momento di contatto profondo: il pubblico è parte della città. Ogni volta ho la sensazione di capire qualcosa del luogo in cui sono».
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