A Trieste arriva Rocky Horror Show con Jason Donovan

 

Il popstar e attore di cinema e serie sarà il protagonista del grande musical che torna in Italia dal Rossetti di Trieste: «Il momento giusto per essere Frank»

Sara Del Sal
Jason Donovan
Jason Donovan

Per la prima volta il Rocky Horror Show arriva in Italia, con una star nel cast: Jason Donovan. Lo spettacolo creato da Richard O’Brian che è diventato un cult in tutto il mondo da martedì 11 a domenica 16 novembre a Trieste, al Rossetti, e dal 18 al 23 novembre al Teatro Arcimboldi di Milano tornerà in scena con un protagonista d’eccezione, che ha infiammato i pubblici inglesi (per le repliche bolognesi da oggi a domenica 9 e quelle romane, dal 25 al 30 novembre, è previsto un altro protagonista).

Donovan, attore per serie televisive negli anni ‘80, popstar e poi di nuovo attore per il cinema e impegnato in diversi show televisivi, non si è mai sottratto all’idea di calcare anche i palcoscenici e nel ruolo di Frank’n’Furter, iconico protagonista dello spettacolo si trova particolarmente a suo agio.

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«Non capita spesso di trovare un personaggio in cui sentirsi confortevoli e io sto bene con lui. La sua vulnerabilità, ma anche la sua forza e follia, mi permettono a ogni replica di compiere un viaggio emozionale sempre diverso. Per una volta sono una rockstar e non la popstar che tutti conoscono».

Era il 1998 quando per la prima volta ha interpretato il Frank per il 25° anniversario dello spettacolo ed è tornato a svestire i panni del padrone del castello più amato del mondo per il 50° anniversario. «Forse ora è il momento giusto per me. Ho 57 anni e sento di poter dare a questo personaggio quello che davvero merita».

Lo spettacolo narra le vicende di Brad e Janet, due fidanzatini che a causa di una ruota bucata chiedono aiuto lungo la strada. Il padrone di casa, Frank, li invita a fermarsi perché proprio quella sera porterà a compimento un suo esperimento dando vita a Rocky. Quello che accadrà in seguito è un susseguirsi di colpi di scena e canzoni che sono entrate nel cuore di milioni di persone, che vedono e rivedono lo spettacolo innamorandosene ogni volta.

Gianmario Longoni del Teatro Arcimboldi, durante la conferenza stampa di presentazione, ha affermato che «lo spettacolo è sempre bellissimo, ma abbiamo voluto Donovan perché riesce a dare un’interpretazione intensissima di questo ruolo».

E Donovan non vede l’ora di arrivare anche perché in Australia, il suo paese d’origine, ha tanti amici italiani che gli hanno fatto conoscere usi e costumi della loro terra natale.

Ha già recitato in Italia?

Mai. Sarà la mia prima volta ma so che il pubblico ama questo spettacolo e trovo fantastico poter condividere con loro la mia interpretazione.

Come vive questo spettacolo?

Non lo ho mai pensato come un musical in senso stretto. Lo vivo come un intenso spettacolo di prosa per la parte recitata e un grande concerto per le canzoni.

C’è una canzone dello spettacolo “I’m going home”, in cui Frank si trova tradito da quella che sentiva come la sua famiglia e costretto ad abbandonare tutto quello che si è costruito. Lei invece, quando per la prima volta ha interpretato lo spettacolo ha incontrato proprio tra le maestranze teatrali quella che sarebbe diventata sua moglie, con cui si è creato una famiglia.

È vero, e fortunatamente non sono autodistruttivo o egoista come Frank. Però quella canzone è davvero bellissima. È un momento cruciale dello spettacolo. La vivo da attore, cercando di darle tutta la semplicità che vi è connaturata ma la semplicità è la cosa più difficile da realizzare, anche nella vita stessa.

Il direttore organizzativo del Rossetti, Stefano Curti, ricorda ancora la sua interpretazione in Joseph and the amazing technicolor dreamcoat nel ruolo del titolo.

Quello è stato il ruolo che mi ha portato a teatro e “Any Dream will do” è stata una hit molto famosa. Molti mi ricordano così, biondo, con gli occhi chiari e col viso pulito: faticano a riconscermi in Frank.

Ha mai pensato di scrivere un musical?

No, quella idea non mi ha mai sfiorato. Ho interpretato tanti musical ma non è mai stato tra i miei obiettivi quello di legarmi al teatro musicale. Volevo fare Chicago,e ci sono riuscito, ora aspetto il pubblico italiano, che riempia le sale e viva con noi questa esperienza. —

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