Pordenonelegge, Oleksii Nikitin vede la pace più lontana: «È una guerra senza fine»

Lo scrittore e fisico ucraino: «Finché Putin crede di vincere, non ci sarà un accordo». Il rischio a Chernobyl: «Continuano a bombardare il sito, questi sono dei pazzi»

Gian Paolo Polesini
Lo scrittore Oleksii Nikitin ospite a pordenonelegge, a destra la centrale nucleare di Chernobyl
Lo scrittore Oleksii Nikitin ospite a pordenonelegge, a destra la centrale nucleare di Chernobyl

Oleksii è il corretto nome da affiancare al cognome ucraino Nikitin, ma il libro “Di fronte al fuoco” (Voland) e tradotto da Laura Pagliara, ha una firma diversa, ovverosia russa: Aleksej. In realtà lo scrittore di Kiev (che volentieri legge i libri del nostro autore friulano Tullio Avoledo) ha un doppio passaporto — ce lo mostra in conferenza stampa — e scrive in russo, per l’appunto. Il fisico, così sostiene la laurea appesa sul muro di casa sua, venne a pordenonelegge due anni fa; ora il ritorno per il numero ventisei del festival che, però, dipendeva dal governo. Chi non ha ancora sessant’anni deve confidare in un lasciapassare per salire su un aereo, che Nikitin ha fortunatamente ottenuto. Non era scontato.

Avendo proprio di fronte un intellettuale come lui dalla visione multipla sul mondo, è immediata la curiosità che gli piove addosso appena seduto: sarà guerra infinita la vostra?

«La storia ci insegna che in un giorno o anche in un’ora gli stravolgimenti sono possibili. Nessuno ipotizzava la caduta dello zar e nemmeno quella della Germania nazista. Ora ce la giochiamo con Dio, lui sicuramente troverà la soluzione migliore».

Perdoni l’insistenza sul fronte europeo del Nord: Zelensky e Putin siederanno mai a un tavolo per discutere la pace?

«Sì, è possibile. Ma non essendo un profeta non ci giurerei. Semmai ci fosse un accordo reciproco, ecco, solamente in quel caso i due potrebbero iniziare a dialogare senza interlocutori. Finché Putin crede di uscirne vincitore, mai ci sarà un accordo, altrimenti sì, sarebbe fattibile. Dipende da lui, questo è certo».

Apriamo “Di fronte al fuoco”, la sorprendente vicenda di un pugile ebreo ucraino, Il'ja Gol'dinov, agente segreto dell'NKVD scomparso nel 1942 a Kiev.

«Noi viviamo e subiamo la guerra che sta raggiungendo il quarto anno e si avvicina al periodo 1941-1945 sulle stesse insanguinate terre. Oggi vediamo la propaganda della Seconda guerra mondiale nelle contorte narrazioni della Russia. In quest’opera non racconto soltanto una storia privata del protagonista, l’amalgama presenta una mescolanza di lealtà, tradimento, amore e morte, oltre a un’analisi sull’Ucraina del XX secolo. La guerra modifica le regole dell’esistenza, a volte i principi vengono cambiati radicalmente, soprattutto quando persone umane smettono di esserlo».

C’è, forse, dell’ambiguità nel protagonista del suo romanzo? Atleta e agente segreto.

«In effetti è una biografia inusuale perché abbiamo un’immagine ben chiara di come debba comportarsi un protagonista. Lui altresì è un ebreo che partecipa alla guerra e rimane a difendere le zone occupate, ma quando si rende conto di non poter combattere, allora diventa uno 007. Lavorare per i servizi segreti è come essere al soldo del diavolo: prima o poi ti ingannano. Io non giudico le sue decisioni: le riporto e le rispetto. Il lettore sarà giudice».

Ora mi rivolgo al Nikitin fisico, un ruolo d’importanza scientifica il suo quando collaborò alla messa in sicurezza della centrale di Chernobyl. C’è oggi il rischio di una catastrofe nucleare?

«Quando nel 2022 i russi occuparono quei luoghi altamente contaminati, se non altro per le polveri che trasmettono radiazioni, noi tutti ci meravigliammo. Quando avvengono gli scambi dei prigionieri capita che non siano militari, no, ma persone addette al controllo della centrale. Pare assurdo, ma sembra che non sappiano dove si trovino. A un generale russo fu consigliato di non scavare le trincee proprio a Chernobyl e lui rispose: le abbiamo fatte durante la seconda guerra e le rifaremo oggi. L’ultimo rinforzo del sarcofago è stato eseguito una decina d’anni fa con gli aiuti dell’Unione Europea, ma continua a essere bombardato. Questi sono dei pazzi».

Come viene percepita in Ucraina l’invasione di droni sui cieli della Nato dall’Estonia alla Polonia?

«Agisco e guardo la reazione. Così ragionano i russi. Non riesco a entrare nelle teste di chi prende decisioni, ahimè, ma il loro è un tentativo di minaccia. Per ora».

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