Dalle statuine ai fumetti, così il filosofo Michelstaedter diventa icona pop

Michelstaedter, protagonista di due mostre allestite in contemporanea, vive una fase di eccezionale interesse. E in arrivo c’è anche un’opera lirica

Alex Pessotto

Dalle statuine agli shopper, dai poster ai fumetti: Michelstaedter lo si trova dappertutto. O quasi. È diventato un fenomeno pop, altro che un polveroso autore di cui a malapena si leggono i libri: ormai è una vera e propria icona.

E il docufilm di Massimiliano Finazzer Flory “Nel tuo occhio”, la mostra “L’anima ignuda nell’isola dei beati” alla Galleria comunale d’arte contemporanea di Monfalcone e quella della Biblioteca Statale Isontina “Disegnare un artista” ne aumentano la popolarità.

Anche perché vanno ad aggiungersi ad altre iniziative come l’esposizione, alla Sinagoga, dei libri della sua famiglia e a un recente incontro a Trieste basato sul suo rapporto con il cinema.

Marcello Veneziani
Marcello Veneziani

«Per Michelstaedter c’è stato un interesse a ondate – afferma Marcello Veneziani –. Nel 2010, per il centenario della morte, ad esempio c’era stata un’attenzione notevole nei suoi confronti grazie a pubblicazioni e convegni, ma questa volta la sua figura sta suscitando un interesse diverso, anche massmediatico (basti pensare ai fumetti e ad altre forme di comunicazione), combinandosi con la Capitale europea della cultura».

Sui motivi di questa Michelstaedter mania, Veneziani non ha dubbi: «Il suo suicidio prematuro, la condizione disperata della sua vita, lo rendono un coetaneo di ogni gioventù. Credo che per lui possa valere la stessa considerazione che faccio di solito per Leopardi: Foscolo e Manzoni sono stati un po’ dimenticati, Leopardi rimane. Perché ha rappresentato nell’800 una visione del mondo che in Michelstaedter si trova a inizio ’900. Quindi in lui si identifica una gioventù che ha perso riferimenti».

«Carlo suscita interesse nei giovani (e in chi ricorda come eravamo da giovani) perché è morto a 23 anni, eternamente giovane – racconta poi Antonella Gallarotti –. Ha avuto momenti di crisi e si è costruito un percorso filosofico che gli permettesse di affrontare la vita senza tradire i suoi ideali. Il suo fascino sta nello sfidare la vita e sfidare la morte, non nel suicidio finale. Ha vissuto la sua filosofia, non l’ ha solo scritta».

La curatrice, con Simone Volpato, della mostra alla Sinagoga (e già curatrice del Fondo Michelstaedter) prosegue: «Direi che negli ultimi anni Carlo è stato al centro di un interesse sempre crescente che ne ha aumentato la popolarità. Non è considerato solo un filosofo da studiare, ma un personaggio da conoscere. I suoi versi sono stati messi in musica e sono diventati canzoni, gli sono stati dedicati romanzi e pièces teatrali. E su di lui è in programma anche un’opera musicale».

Può essere definito una figura pop? «Probabilmente sì – risponde la signora Gallarotti –. Anche il fatto che le recenti iniziative di Monfalcone e Trieste abbiano entrambe scelto come immagine la sua autocaricatura pubblicata nel 1907 sul giornaletto goliardico "Gaudeamus igitur" è significativo. Quindi, non mi meraviglierei di vederlo in futuro protagonista di una intera storia a fumetti o di una graphic novel di più immediata fruizione da parte dei lettori più giovani».

Massimo Cacciari
Massimo Cacciari

Poi, certo, c’è chi la pensa in maniera diversa. «Michelstaedter non è diventato affatto un fenomeno pop – secondo Massimo Cacciari –. Di lui ci siamo sempre interessati e su di lui in Italia ci sono un sacco di libri, ma è noto anche in ambito mitteleuropeo. Ed è giusto che sia così: una Capitale europea della Cultura fa allora benissimo a ricordarlo, anche se non è mai stato dimenticato ed è sempre stato studiato».

Aggiunge Cacciari: «Michelstaedter è morto giovanissimo e l’unica sua opera è praticamente una tesi di laurea. Quindi, andiamoci piano. Non è Hegel, Kant, Spinoza o Cartesio. È certo un importante filosofo appartenente a un determinato ambiente, con temi che ricorrono anche in altri autori di quel momento, di quel periodo, caratterizzati dalla corrente schopenhaueriana. Ecco, Michelstaedter riprende quegli argomenti con originalità, reagendo in qualche modo al pessimismo: non dimentichiamoci che ben conosce Platone e che possiede quindi una dimensione classica, per quanto nemmeno questa sia una novità: basti pensare a Nietzsche».

Intanto, già si possono citare altri eventi dedicati al filosofo. Sabato alle 17.30 all’hangar dell’aeroporto “Amedeo Duca d’Aosta” debutta in forma scenica l’opera di Giorgio Battistelli “Fedeli d’Amore” con libretto di Arnaldo Colasanti ispirato ai testi di Claudio Magris a partire dal romanzo “Un altro mare”.

Si tratta di una produzione del Verdi di Trieste, dove domenica, alle 18, la si potrà applaudire in forma di concerto. Quindi, per metà novembre è previsto un incontro con Sergio Campailla, che ha riscoperto Michelstaedter in epoca moderna e che, dopo diversi, anni tornerà a Gorizia dalla Florida, dove risiede da tempo, per tributare un altro omaggio all’amato autore. Infine, si può poi ricordare la coproduzione Bratuž-Sng Nova Gorica: il musical “La furia del mare” del compositore triestino Stefano Sacher con testi di Mauro Rossi. Al Bratuž è in cartellone il 6 febbraio. Perché la Michelstaedter mania è destinata a proseguire ben oltre Go!2025. —

 

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