A pordenonelegge il mondo in dialogo: incontri e ospiti, ecco il programma
La rassegna in programma dal 17 al 21 settembre con circa 400 appuntamenti. Sono 56 le anteprime. Il presidente Agrusti: l’obiettivo è garantire una pluralità di ascolto collettivo

Gli indizi certificano un’edizione di pordenonelegge (17-21 settembre) che cerca il confronto con i tormenti odierni, politici, sociali, etnici, e quant’altro riguardi il senso di un’umanità di passaggio e inquieta come la nostra.
«È un tempo complicato — chiarisce il presidente Michelangelo Agrusti — e noi cerchiamo di attraversarlo rispettando tutte le coscienze libere. Ci troverete nelle carceri, nelle case per gli anziani, nelle piazze, ovunque, nessuno deve sentirsi escluso. Ospiteremo scrittori palestinesi, israeliani, ucraini e russi per una pluralità di ascolto collettivo, un’azione rara l’ascolto in un’era dove nessuno presta attenzione a nessuno».
L’applauso a Gian Mario Villalta sale fino agli alti soffitti di palazzo Montereale Mantica sul corso pordenonese, abituale ritrovo per chi il festival lo vive dalla pancia. Il direttore artistico sta già sul pezzo nonostante la convalescenza per un malore che l’ha costretto a un pit stop, fortunatamente breve. «Per anni — ricorda — ci siamo intestarditi a voler comprendere l’oggi per meglio affrontare ciò che stavamo facendo, adesso ci ritroviamo a dialogare con l’incapacità quasi totale d’interpretazione».
E sull’intelligenza artificiale, pericolo più o meno incombente, Villalta auspica che sia riservato al “mezzo” un «trattamento da maggiordomo e non da comandante».
Pordenonelegge — e sarà la prima “volta” del sindaco Alessandro Basso — è uno tsunami letterario con magnifiche conseguenze culturali, ormai è un approdo sicuro dove il cervello si ricarica per l’inverno. “Amoleggere” è il claim dell’edizione ventisei con il solito carico quasi fantascientifico di quattrocento incontri e di ben seicento e sessantasette personaggi che occuperanno i palchi delle cinquantuno sedi previste per accogliere le novità librarie con cinquantasei anteprime. Tutto questo per ricordarci di onorare la letteratura che mai come ora potrebbe evitarci l’oblio se seguita con amore e ardore. Il sapere contrasta la violenza, diamo una chance a chi scrive e fatica per noi. Autori avvolti da svariate bandiere condivideranno in pace il luogo dove la libertà, qui a Pordenone, ha un suo valore, visto che location scelta è “sull’uscio della storia”.
Non scherza nemmeno l’economia: ogni euro speso ne vale 10,24. Lontano dall’essere un appunto venale, il festival ha ben altre priorità.
E non a caso l’avvocato iraniano Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace 2003, che si batte con determinazione per i diritti civili delle martoriate donne del suo Paese, siederà sul proscenio del Verdi, alle 18 di mercoledì 17, quale prima voce di queste cinque giornate di barricate a fin di bene. Altre centinaia di virtuosi della parola condivideranno la festa col pubblico. Qualche nome? Detto, fatto. Lo scrittore egiziano Ala Al-Aswani, l’ucraino Oleksii Nikitin, il croato Robert Perišic, gli spagnoli Clara Sanchez e Ilderfonso Falcones, i dissidenti russi Boris Akunin, Alexander Baunov, Alerxander Etkind, i francesi Olivier Guez e Julia Deck. Oltre ai connazionali Viola Ardone, Michela Marzano, Stefano Nazzi, Giacomo Poretti e Vittorino Andreoli. Ne seguono altri 663, per dire.
A questo punto raggiungiamo idealmente domenica 21, ultimo giorno di sventolio di carta, con il grande concerto in piazza XX Settembre dedicato all’Europa. Agrusti, in un’ideale scaletta dei sentimenti, abbraccia chi ci mette sempre l’anima ogni anno per oliare una straordinaria macchina da guerra (anzi di pace) a cominciare dalle imprese, dalle banche, dalla Regione Fvg, ma l’ordine è solamente una necessità: nella realtà è un primo posto per chiunque, dai curatori Alberto Garlini e Valentina Gasparet, ai pazienti Angeli, alla direttrice della Fondazione Michela Zin, «che mi sopporta».
D’altronde la grandezza di un festival dipende da chi schiaccia i bottoni e regola il traffico. «La nostra priorità è contribuire a creare un luogo dove sia bello vivere — puntualizza il vice presidente e assessore Mario Anzil — e affinché ciò avvenga è necessario saper trasformare le idee in azione. E siamo lieti di scrivere assieme a voi un nuovo capitolo di questa magnifica storia».
Ventiseiesima avventura che la Rai, nazionale e regionale, come ha raccontato il direttore della sede di Trieste Guido Corso, «accompagnerà seguendo il flusso delle mille voci della letteratura mondiale».
Due saranno gli anniversari, e un cenno è doveroso: “Supertondelli” di Enrico Brizzi per i 70 anni dalla nascita di Pier Vittorio Tondelli e “Romanzo di famiglia”, una saga dei Pasolini a 50 anni dalla morte del poeta. Fatevi prendere all’amo. —
Riproduzione riservata © il Nord Est