Ecco Pordenonelegge 2025: 650 voci internazionali per 350 eventi in 50 sedi
La presentazione a Milano della nuova edizione dal 17 al 21 settembre. Sono 350 gli eventi. Ad aprire sarà il Premio Nobel per la pace Shirin Ebadi

Un festival di parole sceglie sempre le migliori per confrontarsi col mondo che indisturbato gira, provando ogni anno a celebrarlo il più fedelmente possibile. Pordenonelegge segue con costanza un percorso letterario, culturale e sociale da un quarto di secolo e lo farà con la stessa armonia e determinazione anche quest’anno dal 17 al 21 settembre poggiando su perni necessariamente contemporanei.
Il presidente Michelangelo Agrusti, durante la conferenza stampa milanese con la scenografica sagoma del “Dòmm de Milan” ad altezza di sguardo — non a caso ha scelto Europa come insegna che illuminerà le cinque giornate di barricate librarie nel nome della libertà, che già la scorsa edizione sancì questo principio come irrinunciabile.
«Ascolteremo autori ucraini, russi, ma non putiniani — precisa Agrusti — palestinesi, arabi e israeliani, chiunque voglia condividere un’idea e un pensiero».

Non per insistere, ma l’Unione dei Paesi del vecchio continente va al di là di ogni priorità. È sempre Agrusti, affiancato dal direttore artistico Gian Mario Villalta e sostenuto in quest’incontro lombardo dalla direttrice della Fondazione Michela Zin e dai curatori Alberto Garlini e Valentina Gasparet — a rispolverare un suo sogno giovanile dell’unità europea e «non soltanto geografica. C’è un motivo che giustifica la presentazione al fianco del Duomo ed è l’idea di cattedrale capace di descrivere la forza di un continente.
Milano cuore dell’Europa e Bruxelles scelta non a caso per una recente preview festivaliera in quanto immagine del parlamento europeo. E tutto conduce inevitabilmente alla bandiera blu con le dodici stelle dorate».
Diamo i numeri? 650 voci internazionali per 350 eventi in 50 sedi, fra cui la nuovissima “Arena Europa” sulle rive del Noncello.
La parola d’ordine individuata per il 2025 è: amo leggere. Il gioco grafico è uno dei marchi indissolubili di pnlegge. Ricordate i cartelloni gialli e geniali in giro per la città? Un amo da pesca, per l’appunto, trascina la pagina del libro verso l’alto scoprendo, e rieccola, la bandiera dell’Europa.
E sarà una delle voci più potenti di questi Anni Venti del terzo millennio, Shirin Ebadi, avvocato iraniano e premio Nobel per la pace, ad avviare un percorso fitto di concetti ben armonizzati nelle varie sezioni a tema quali il Pianeta, la Narrativa italiana, parole in scena, pordenonelegge poesia — il festival nel festival più imponente d’Italia — e la letteratura è roba da ragazzi, perché con molta cura le giovanissime generazioni godono di un’attenzione massima.
«Tre anni fa siamo partiti dalla Praga di Havel — ha ricordato Agrusti — che richiama la Kiev di oggi». Simbolismi, storia, rievocazioni, anticipazioni, ogni elemento di pordenonelegge trova la sua collocazione e la sua risonanza. Villalta richiama una mansione primaria: «Tenere assieme una città festival, che ingloba un centro urbano e quindici comuni, nonché cucire assieme le associazioni culturali del territorio e i libri in uscita in un serrato dialogo fra personalità contemporanee in grado di aggiungere nuove stimolazioni a quelle già usurate».
Firme internazionali renderanno onore alla ventiseiesima volta di questo fantastico viavai di facce e di copertine, sì perché il libro è ancora meglio se sfogliato. Non ci piacciono gli elenchi, vade retro, ma giusto un paio di personalità in arrivo vanno ricordate: il premio la Storia in un romanzo Ildefonso Falcones, l’olandese Jan Brokken, l’italo-palestinese Alae Al Said, il gallese William Wall, l’ucraino Yaroslav Trofimov, oltre a un interessante gruppo di autori francesi, da Julia Deck a Carole Martinez, e di un agguerrito esercito di scrittori italiani.
«Leggere buoni libri — ha detto il presidente della Fondazione Assolombarda Antonio Calabrò — aiuta a tenere lontani gli incubi». E se noi italiani non ci prendiamo molta cura di ciò, a Pordenone le librerie non falliscono, ma lievitano. Effetto pnlegge? Un evento da 120 mila presenze, okay? Può bastare?
Il New York Time dava la stampa per morta. Non soltanto non lo è — tiè — ma i lettori alla fredda tecnologia preferiscono nuovamente girare le pagine. Riti eterni, poche storie.
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